“Plastica”. Sinonimo di leggerezza. Di versatilità e robustezza. Proprio per queste virtù, è stato il materiale che ha segnato tutto il Novecento. A partire dal 1907, quando il chimico Leo Hendrik Baekeland creò la bachelite. La storia della plastica che, in un certo senso e in tanti sensi, ha anche ridisegnato la nostra vita quotidiana, sarà ripercorsa dal 21 febbraio, al Museo Ettore Fico di Torino www.museofico.it.
La mostra s’intitola “Plastic days” e sarà suddivisa in alcune aree tematiche: a partire dalle plastiche pre-sintetiche, realizzate nell’Ottocento, a quelle più contemporanee che vedono sempre meno la dipendenza dal petrolio, gli oggetti della quotidianità domestica posseduti dalla maggior parte delle famiglie, passando per le plastiche del Made in Italy, il Moplen (il polipropilene scoperto da Giulio Natta e prodotto da Montecatini, poi Montedison), le icone del design.
«Voglio dirti solo una parola, ragazzo. Solo una parola». «Sì, signore». «Mi ascolti?». «Sì, signore». «Plastica». Pausa. «Credo di non avere capito, signore». «Plastica, Ben. Il futuro è nella plastica». Il ragazzo in questione è Dustin Hoffman e il dialogo viene dal film Il laureato, di Mike Nichols.
Come ricordava Sandro Veronesi sul Corriere della Sera, in occasione dei quarant’anni del Nobel a Natta (http://archiviostorico.corriere.it/2003/agosto/09/futuro_per_noi_suo_nome_co_0_030809078.shtml) “La scena risulta molto comica, soprattutto per l’ espressione inebetita con cui Dustin Hoffman incassa la dritta dell’ amico del padre ma, col senno di poi, è da considerarsi molto significativa. Era il 1967. Quattro anni prima, il 12 dicembre del 1963, Giulio Natta aveva ricevuto dalle mani del re di Svezia il Premio Nobel per la chimica, insieme con Ziegler, per le scoperte importantissime fatte nel campo dei materiali plastici, segnatamente l’ invenzione del polipropilene”, scriveva ancora Veronesi. E continuava: “Verrebbe da pensare, dunque, che il personaggio che pronuncia quelle parole a Dustin Hoffman fosse un uomo illuminato, un antesignano, mentre invece così non è: si tratta di un vero farlocco e questo suona strano. In questa stranezza è contenuto il paradosso della plastica compiutosi negli ultimi quarant’ anni”.
E forse vale la pena cercare di spiegarsela.
Altro che materiale vile. Effimero. La plastica, che pure è considerato materiale recente e moderno, ha per molti versi invece una storia che può essere fatta partire dai tempi più remoti. Sin dall’antichità infatti l’uomo ha utilizzato dei veri e propri polimeri naturali come il guscio di tartaruga, l’ambra, il corno (per approfondire la storia della plastica si veda www.corepla.it/la-storia-della-plastica )
Saranno circa 600 gli oggetti esposti, provenienti dalla Fondazione Plart www.fondazioneplart.it, e l’itinerario espositivo è curato da Cecilia Cecchini e Marco Petroni. Tra passato e futuro, la mostra sarà una rassegna accurata di artefatti provenienti da tutte le parti del mondo: prime serie di produzione e pezzi di famosi designer.
L’esposizione sarà una narrazione, un racconto delle trasformazioni che si sono susseguite nel ‘900, dei cambiamenti sociali ed economici visti attraverso il design della plastica. Gli oggetti e le opere in mostra costituiranno una sorta di atlante del contemporaneo, un percorso multidisciplinare tra costume, design e arte.

Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!