Salvini e i due “cavalli di razza” veneti. Tutti i nodi della Lega vengono al pettine

BEPI COVRE
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L’incapacità al confronto, che andava pure bene ai tempi della leadership di Bossi, oggi genera conflitti difficili da sciogliere, sulle questioni politiche e, soprattutto, nelle relazioni tra i dirigenti, tra il Veneto e la Lombardia.

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Si sa che “tutti i nodi arrivano al pettine”. Per la Lega sono nodi di antica data, sono la storia del Movimento. Mi riferisco all’incapacità al confronto, al rispetto delle altrui idee e opinioni. All’inizio andava bene così perché l’obbiettivo che Bossi aveva scelto e imposto era di un movimento coeso e compatto, sotto la sua guida, per raggiungere quanto prima la riforma dello stato da centralista a federale. “..una volta raggiunto l’obbiettivo, torneremo a casa, nelle officine, nei campi; ognuno si riprenderà il proprio lavoro”. Esattamente ciò che non è accaduto.

D’altronde un movimento non è un partito, è altro, è qualcosa che si muove, che rimane in sintonia con il Paese, la sua gente, i suoi problemi. Un movimento politico deve avere un progetto chiaro e una guida certa che finalizzi lo scopo. Un partito invece rappresenta “una parte” che si riconosce in una ideologia. Va da sé che le ideologie sono scuole di pensiero, spesso confuse, sempre conflittuali. Nei partiti il confronto e lo scontro delle idee è pane quotidiano.

La lega a trazione bossiana prevedeva un uomo solo al comando, così fu.
Il dopo Bossi, iniziato un paio di anni fa a seguito della gravissima crisi interna, è storia tutta da scoprire e da vivere. Non ci sarà più un uomo solo al comando e non ci sarà più il centralismo lombardo; almeno lo spero. Mancando di esperienza e abitudine al confronto di idee, i conflitti per il potere, deflagrano dirompenti.

Due parole su Salvini, prima di una riflessione sui fatti attali della Liga Veneta.
Il segretario è sveglio è svelto è giovane. È un quarantenne della generazione tweet, come l’altro Matteo di Palazzo Chigi. Sanno comunicare e lo fanno in maniera efficace.

Salvini si è intrufolato negli interstizi politici lasciati liberi dalla sinistra (sicurezza sociale, invasione extracomunitaria, prima gli italiani, critiche all’Europa, ecc) trovando praterie enormi di consenso. Su questa direttiva politica sta catalizzando molti consensi in uscita dagli altri partiti del centro destra, in crisi di leadership e soprattutto di ricambio (Berlusconi).

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In Veneto abbiamo due autentici “cavalli di razza”: Tosi e Zaia. Giovani, capaci, ambiziosi con specificità differenti. Fossero anche capaci di sopportarsi, non ce ne sarebbe per nessun altro.
Sono entrambi ottimi amministratori, e l’han dimostrato, sono eccellenti comunicatori e sanno gestire e fidelizzare i collaboratori. Dei due, Tosi è più politico e ha fatto capire che il Veneto è per lui, troppo piccolo. Il suo progetto di guida del centro destra nazionale non sarà né facile, né sicuro, anzi…
Zaia è un amministratore eccellente, non a caso è sempre stato in testa alla classifica dei governatori più amati d’Italia. Non ha ambizioni di leadership nazionali, non ha mai dimostrato velleità in questo senso. Il Veneto gli basta e avanza, per ora.

Il conflitto tra i due, di antica data, ora è esploso perché se Zaia prende la regione con i suoi uomini (cosa molto probabile), Tosi si è visto sbarrare la strada sull’eventuale guida del centro destra nazionale, da Salvini…

Praticamente Tosi, dalla sua Verona non avrà più vie di uscita…
Se la deve giocare ora, a rischio però di infrangersi contro l’Arena scaligera.
Consiglierei a Tosi che una ritirata strategica è sempre meglio di una piccola vittoria di Pirro… in Consiglio regionale con quattro gatti e perdenti, conterà niente.

 

 

Salvini e i due “cavalli di razza” veneti. Tutti i nodi della Lega vengono al pettine ultima modifica: 2015-02-25T16:39:57+01:00 da BEPI COVRE
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