Destinazione Venezia. Il percorso per cambiare la città comincia sabato

CLAUDIO MADRICARDO
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Appuntamento, 7 marzo. Il Comitato promotore di “Candidiamo un programma” organizza il suo primo evento pubblico. Sarà un’intera giornata seminariale che si terrà presso l’ex Centrale Plip a Mestre, luogo storico della terraferma e sede di molteplici attività di carattere sociale e politico.

PALA PLIP UNO

VENEZIA. Dopo aver raccolto con il passa parola l’adesione di più di sessanta cittadini veneziani al documento sui venti punti programmatici per il prossimo governo del comune e incassato l’appoggio organizzativo della rivista online Luminosi giorni e di Reset Venezia 2015, si passa finalmente al confronto a tutto tondo con la città e con i candidati sindaci del centro sinistra.

Sei tavoli tematici

L’occasione sarà un’intera giornata seminariale che si terrà presso l’ex Centrale Plip a Mestre, luogo storico della terraferma e sede di molteplici attività di carattere sociale e politico. La giornata prevede la costituzione di sei tavoli tematici pensati sulla scorta del documento Venezia 20-20 che indica un metodo per uscire dalle generiche dichiarazioni di intenti tipiche dei programmi elettorali, a favore di un impegno in azioni di governo definite e misurabili in termini di obiettivi e di risorse, e quindi verificabili. Capaci di condurre a una revoca della fiducia all’Amministrazione qualora non vengano realizzate.

Altro punto considerato sostanziale dagli organizzatori della giornata seminariale, alla luce dello tsunami del 4 giugno e dello scandalo Mose, è che i candidati alla carica di sindaco rendano noti i principali nomi dei futuri responsabili di governo, precludendo quindi i soliti accordi al ribasso a elezioni avvenute. Dichiarando fin da subito i motivi, ovvero il programma vincolante, in base ai quali vogliono governare e i curricula di ciascuno dei futuri governanti. Impegnandosi a sottoporre a verifica pubblica semestrale l’attività di governo e a dimettersi nel caso i tempi e i contenuti del programma non fossero rispettati.

Il documento Venezia 20-20

Un proposito per certi aspetti un po’ grillino, se si pensa. E non a caso il movimento Cinque Stelle veneziano ha diramato mercoledì scorso un comunicato nel quale dichiara di condividere appieno la filosofia che ispira il documento Venezia 20-20 assicurando la sua partecipazione ai lavori e al confronto. Ma senza dubbio anche una metodologia imposta dalla situazione drammatica in cui versa la città, dopo la Retata Storica del giugno 2014 e la crisi verticale dei partiti e della vecchia politica.

Con un Comune allo sbando finanziario e probabilmente impossibilitato a fare un bilancio per l’anno corrente per un quanto mai penalizzante patto di stabilità, e che dovrà cercare risorse, come sempre da più parti viene indicato, nel far rendere la miniera turistica, essendogli già fin d’ora precluso il ricorso all’inasprimento della leva fiscale che ha già raggiunto i tetti massimi consentiti.

E forse non a caso, invece, un progetto accolto più tiepidamente proprio dai tre candidati sindaci del Pd, magari perché vincolati al general generico programma del partito, ma anche perché in questa campagna delle primarie, il cui livello qualche volta è pure sceso allo scambio di ineleganti accuse personali, chi più chi meno ha evitato di entrare nel merito delle problematiche lavorando piuttosto ciascuno alla propria immagine, come unico motivo che dovrebbe spingere l’elettorato a sceglierli. Tutto ciò mentre sullo sfondo, a parte la drammaticità della situazione finanziaria (quest’anno Venezia non percepirà un euro dallo Stato per le penalizzazioni dovute allo sforamento del patto di stabilità), si profilano problematiche grosse come macigni.

La Città Metropolitana

Una per tutte la Città Metropolitana su cui il nuovo sindaco dovrà varare lo statuto entro due mesi, e su cui nessuno ha detto quasi nulla, con ciò forse schierandosi tacitamente per un modello di città metropolitana come riedizione della Provincia, in cui il sindaco eletto dal capoluogo sia tout court anche il sindaco della nuova area metropolitana invece di essere scelto da tutti gli elettori che vi abitano.
Problemi di non poco conto, in una città come Venezia in cui serpeggiano da decenni aneliti separatisti tra centro storico e terraferma con all’orizzonte l’ennesimo referendum, e in cui il rapporto tra cittadine della provincia e la “capitale” non sempre è stato dei più idilliaci.

I tre candidati-sindaco del Pd

Non che i singoli candidati sindaci del Pd (Felice Casson, Jacopo Molina, Nicola Pellicani) non si siano espressi nei confronti del documento Venezia 20.20, anzi. Tutti hanno accettato il confronto, qualcuno perfino si è spinto a condividerne alcuni punti o comunque l’ispirazione generale, ma per lo più tutto ciò potrebbe ancora rientrare nella tattica delle promesse della campagna elettorale. Ecco quindi l’importanza della giornata del 7 marzo in cui un gruppo di cittadini vuole “mettere alle strette” i tre candidati, costringendoli a uscire dalle frasi fatte, dal sarebbe bello fare. Confrontandosi sui risultati che emergeranno dai tavoli di lavoro.

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Se ne prevedono sei, dicevamo. Ovvero un tavolo sulle politiche culturali e sui luoghi della produzione culturale (il recupero dei materiali e delle competenze che hanno fatto grande la storia di Venezia per trasformarli e riproporli in un confronto internazionale e contemporaneo di qualità, e la produzione culturale dal basso. E il ruolo di due luoghi straordinari come l’Arsenale e Forte Marghera. Uno su Porto Marghera (l’accordo di programma che destina 158 milioni di euro all’area industriale.

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E soprattutto, innanzitutto, l’ambiente

I cento ettari ceduti da ENI al Comune dove realizzare un insediamento di attività esclusivamente legate alla produzione green; la collocazione del Porto Passeggeri lungo il canale industriale nord). Un altro sul turismo (con la discussione di progetti legati al controllo dei flussi); sulla sostenibilità, il Lido e le Isole (Venezia può diventare capitale delle politiche ambientali e porsi al centro di grandi progetti europei ed internazionali.

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Nello stesso tempo un progetto organico di difesa dell’ambiente può diventare il motore nuovo delle politiche urbane. Rendere il Lido la prima parte della città integralmente sostenibile e a impatto zero dal punto di vista energetico). Indi Mestre (la riqualificazione delle aree centrali, Piazza Barche e le aree dietro Coin. La qualità diffusa, il social housing a Mestre, lo Stadio, i Terminal di Tessera e di Fusina). Il social housing (una politica di social housing è una politica di alloggi realizzati da un soggetto pubblico, che ne conserva la proprietà, e li dà in affitto a costi calmierati. La realizzazione di abitazioni in affitto a canone accessibile da parte dei Comune è in grado di produrre importanti ricadute positive sulle famiglie e sull’economia cittadina).

20 ottobre 2000, l'allora ministro della difesa, Sergio Mattarella, visita Forte Marghera

20 ottobre 2000, l’allora ministro della difesa, Sergio Mattarella, visita Forte Marghera

Una giornata che si prospetta densa sul piano delle proposte. Che si concluderà nel pomeriggio con una discussione generale sulle prospettive politiche e le modalità di governo alla quale sono stati invitati i tre candidati sindaci del Pd impegnati a mettere in luce e analizzare le immense difficoltà che attendono il prossimo governo cittadino.

Destinazione Venezia. Il percorso per cambiare la città comincia sabato ultima modifica: 2015-03-05T17:38:17+01:00 da CLAUDIO MADRICARDO
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1 commento

semi 5 Marzo 2015 a 18:09

In linea di massima tutto interessante;ottima l”idea di rendere pubblici i nomi dei futuri assessori con i relativi curricula. Quello che manca – e manca a tutti – è un programma concreto sulla quotidianità della vita dei veneziani ;non solo la casa e le relative spese,non solo il turismo,ma molto altro….

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