Voi vi ricordavate che i familiari delle vittime di Ustica non erano mai stati risarciti? Che quella orribile strage ballava ancora tra processi e ricorsi, tra prescrizioni e Avvocatura dello Stato? Se non avete almeno cinquant’anni non potete ricordare, perché parliamo di 35 anni fa.
E parliamo di 81 morti, un numero che faccio fatica a immaginare, un numero tragicamente simile a quello delle 85 vittime della stazione di Bologna, solo 36 giorni dopo. Basterebbe questo a suscitare tutta l’indignazione del mondo. Con le Istituzioni che hanno provato ancora a negare che fu un missile ad abbattere il Dc9 partito da Bologna il 27 giugno 1980, calando le truccatissime carte della bomba a bordo o del “cedimento strutturale”.
Mercoledì scorso, la Corte d’Appello di Palermo ha condannato i ministeri dei Trasporti e della Difesa a pagare gli indennizzi. Un po’ di giustizia, dunque? Sì, ma proprio solo un po’. Perché si può parlare di risarcimento se sono passati 35 anni? E se è morto qualcuno? Come si risarcirà la perdita di un figlio, di una madre, di un fratello? E allora, almeno lo si faccia con pudore, e subito. Non con i ricorsi. E prima che i parenti muoiano di vecchiaia.
Uno che ne sa molto più di me, il giudice Rosario Priore, ha ricordato ieri che abbiamo a che fare “con resistenze che sicuramente hanno dietro le spalle interessi ancora forti, poteri che sono contrari a una ricostruzione che implichi la responsabilità di stati”.
La giustizia, quella vera, mi sembra così lontana. Stragi come questa si possono commentare forse solo con la satira. Magari ad abbattere il Dc9 è stato uno starnuto.
la Repubblica/Bologna, 10 aprile 2015, pagina I

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