Il drammatico reportage-denuncia da Kathmandu di un giornalista nepalese. ENGLISH VERSION.
KATHMANDU. Secondo il Ministro degli Interni nepalese, il numero di morti causati dal tremendo terremoto e dalle scosse che si sono susseguite ha toccato, su scala nazionale, il numero di 5493 vittime. La Protezione Civile, che dipende dal Ministero degli Interni, ha fatto sapere che la popolazione rimasta ferita dal sisma del 25 aprile scorso ha raggiunto il numero di 10965 persone. Ci sono cinque distretti che sono stati particolarmente colpiti. Sindhpalchowk è il distretto che ha sofferto di più con 1587 morti, mentre la capitale della nostra nazione, Kathmandu, ha registrato 1039 decessi, Nuwakot 707, Gorkha 405, Dhading 527, Bhaktapur 252 e Lalitpur 168.
Secondo la Protezione Civile, il numero dei morti è destinato a salire. Il terremoto del 25 aprile è stato pari a gradi 7.6 della scala Richter e ha toccato anche la catena Himalayana, dopo un lungo periodo durato 82 anni. I sismologi da lungo tempo avevano messo in guardia che la valle di Kathmandu è l’undicesimo posto più vulnerabile per il pericolo terremoti.
Dove è il nostro governo?
Il paese sta vivendo ora una calamità naturale mortale, ma il nostro governo non sembra avere così chiaro un piano d’azione per salvare e soccorrere gli abitanti colpiti, nonostante abbia ricevuto aiuti nazionali e internazionali. Una delle cose che sono diventate chiare in cinque giorni dal terremoto micidiale, è che il governo non sembra avere un piano d’azione su come gestire i giganteschi problemi suscitati dalla calamità nel modo più efficace ed efficiente.
I più letti quotidiani del paese, nei loro editoriali, prendono posizione contro l’azione del governo. Il più importante quotidiano in lingua inglese, l’Himalayan Times ha intitolato il suo editoriale “Dov’è il piano[d’emergenza]?”.
Una vasta politica in materia di gestione delle catastrofi è necessaria, anche come riferimento per l’azione in situazioni analoghe nel futuro. Il governo deve fare passi avanti in questo settore critico. Il nostro governo ha annunciato un miliardo di rupie per prestare soccorso alle vittime del terremoto. Non possiano non preoccuparci che i soldi stanziati dal governo del Nepal e dai fondi internazionali siano dati solo a coloro che sono stati colpiti direttamente. C’è diffuso malessere tra gente nei confronti del governo, accusato di non aver ancora provveduto a fornire i primi sostegni nelle zone colpite dalla calamità.
Le vittime attendono beni essenziali quotidiani
Anche se i titoli dei media sono ancora dominati dalle varie forme di assistenza internazionale che si riversano in Nepal per le vittime del terremoto, la realtà sul terreno è molto diversa. Le vittime del sisma in tutto il paese sono ancora prive di cose fondamentali come cibo e tende, anche a cinque giorni dopo la catastrofe. Sono personalmente testimone della rabbia delle vittime del terremoto che non smettono di lanciare slogan contro il governo e in particolar modo contro il Primo Ministro e Vice Primo Ministro e Ministro degli Affari interni.
Le manifestazioni delle vittime contro il capo del governo
Le vittime si lamentano che il primo ministro Sushil Koirala, come capo della nazione, non sia riuscito a dare la dovuta attenzione ai problemi di coloro che sono senza casa e gravemente feriti dal terremoto.
Il fallimento del governo, per non aver saputo raggiungere e soccorrere le vittime nella capitale, ha generato anche molte domande sulla sorte delle vittime al di fuori della valle di Kathmandu comprese le numerose vittime di Sindhupalchowk , Dhading , Nuwakot , Gorkha e così via.
Non c’è dubbio che il governo sia lento nella distribuzione dei soccorsi. Anche le Nazioni Unite e i partner umanitari hanno lanciato un appello teso a trovare con urgenza 415 milioni di dollari, necessari ad assicurare un aiuto di vitale importanza per le persone colpite. È quanto ha detto il coordinatore in loco delle Nazioni Unite in Nepal Jamie McGoldrik nel corso di una conferenza stampa. In questo momento, numerose organizzazioni non governative e imprese, di tutto il mondo, si sono impegnate a istituire un fondo per coloro che sono ancora costretti a vivere sotto il cielo aperto perché hanno perduto la casa e, peraltro, sono a corto di cibo. Il nostro paese sta ora vivendo una tragedia nazionale, ma abbiamo avuto un grande sostegno dai paesi vicini e al livello internazionale. La bellezza del mondo d’oggi, è che viviamo in un mondo di amore, solidarietà e armonia. Grazie amici donatori. Grazie per il grande aiuto internazionale.
(traduzione di claudio madricardo)
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