Dopo l’esperienza della Biennale d’Arte di Venezia, il 25 maggio Iris Brosch proietta un video a l’Expo di Milano e, dal 26 giugno al 1 novembre 2015, presenterà una mostra dal titolo “Cranach il Giovane 2015” in Germania. Si tratta della prima mostra dedicata alla vita e alle opere del maestro nella cornice dei luoghi originali, come Wittenberg, la città di Lutero, Dessau e Wörlitz. ENGLISH VERSION
Iris Brosch, fotografa d’arte e di moda, video-artista e performance-artist tedesca che vive e lavora principalmente a Parigi, ha scelto il palcoscenico internazionale della 56ma Biennale d’Arte di Venezia per farci pregustare, con una performance live, dal titolo “Vita”, la mostra che la Germania dedicherà a Lucas Cranach il Giovane, pittore e incisore tedesco del XVI secolo, del quale si festeggia quest’anno il cinquecentesimo anniversario della nascita. La sua opera itinerante ha coinvolto una cinquantina di modelli professionisti e non, artisti angolani, musicisti e astanti.
Certe esperienze di vita d’artista o di appassionato d’arte, mecenate o collezionista sembra che siano andate perdute. È raro, infatti, vedere un pittore che cerca per strada o nei caffè i modelli per le proprie opere e sembra stia scomparendo la passione per l’arte tout court, senza finalità di lucro o di marketing pubblicitario.
Forse, però, non è così improbabile incontrare l’arte per strada come nei caffè di Parigi del 1800. Ero a Venezia per l’inaugurazione della 56ma Biennale d’Arte e mi sono imbattuto, casualmente in un bar, in alcuni membri dello staff di Iris Brosch.
Ed è così che io stesso, come un passante qualunque, sono stato risucchiato, per caso, da un susseguirsi di esperienze artistiche. Scelto per la mia barba rossiccia a partecipare ai casting, mi sono ritrovato a tu per tu con l’artista. In tasca avevo solo l’indirizzo scarabocchiato su un volantino della performance prevista per l’8 maggio scorso in Campo dell’Arsenale.
Alla Biennale d’Arte di Venezia l’artista tedesca ha scelto di creare una performance in cui una carovana colorata di personaggi, vestiti dall’abile mano di Britta Uschkamp, truccati dal tocco gentile di Regina Harris e acconciati da Giovanni Di Stefano, passeggia tra le calli della città lagunare e si ferma a ricreare il quadro “Gesù benedice i bambini” (1540 circa, Dresda, Gemäldegalerie Alte Meister Staatliche Kunstsammlungen).
In occasione dell’anniversario della nascita di Lucas Cranach il Giovane, l’artista è stata incaricata dal Land tedesco Sachsen-Anhalt, di realizzare le restituzioni fotografiche e video di alcuni quadri del pittore rinascimentale, nell’ambito di una mostra che dal 26 giugno al 1 novembre 2015 p.v. presenterà, nella cornice dei luoghi originali della Riforma, a Wittenberg, la città di Lutero e di Cranach il Giovane, Dessau e Wörlitz, le opere artistiche più importanti e preziose del Rinascimento tedesco. Il video, girato a Venezia, sarà proiettato, presso il padiglione Germania dell’Expo 2015 a Milano, a partire dal 25 maggio p.v.
Brosch ci tiene a sottolineare come il dipinto “ben rappresenti, sotto un primo livello di lettura di racconto meramente biblico, il superamento del white male western system (Gesù lascia i suoi discepoli in disparte per incontrare le donne e benedirne i figli, ndr) in una tensione conflittuale tra uomini e donne in cui c’è ancora spazio per il confronto e per la concordia”.
Sempre secondo la sua idea, solo il contatto umano, l’interazione diretta, non più mediata dal computer e dagli smartphone, può salvarci da un’epoca, come quella in cui viviamo oggi, in cui un ambiente freddo e anaffettivo ci sta portando a perdere il contatto con noi stessi e con le nostre origini. Comprendere il passato, trovare nuovamente rifugio nel calore dei rapporti umani diretti, sono la chiave per creare un nuovo “Rinascimento culturale e emotivo”. Il filo rosso è l’espressione “Cool is not the future”. Non è un caso che la parola cool – è sempre la Brosch a sottolinearlo – derivi , ed è spesso un sinonimo, di cold.
Negli scatti fotografici dell’artista, la figura di Cristo è interpretata, indifferentemente, da un uomo o da una donna, da un nero o da un bianco, come a sottolineare che ognuno di noi può fare la differenza, diventare quel “cambiamento che vogliamo vedere nel mondo”, per usare le parole di Mahatma Gandhi.
Dunque la Biennale di Venezia, come altri eventi artistici, può essere colta anche come un’occasione per “vivere come si fa un’opera d’arte”, come un novello Andrea Sperelli, il protagonista decadente de “Il Piacere” di Gabriele D’Annunzio, entrare a far parte di un quadro, di un tableau vivant che trasmetta dei messaggi sull’esistente, di protesta e non, e che entri in comunicazione con l’altro, con il prossimo. O meglio: l’esperienza del tableau vivant può diventare anche un mezzo di comunicazione, lasciando per qualche ora da parte tutta la tecnologia che ci portiamo dietro ogni giorno.

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