Ytali ha posto una serie di domande, le stesse, ai quattro principali candidati presidente della Regione Veneto, sui temi più rilevanti in discussione. Abbiamo iniziato con Jacopo Berti, Movimento Cinque Stelle. Ecco quanto ci ha detto Alessandra Moretti. candidata del centrosinistra.
Il Veneto di domani lo immagina molto diverso da quello in cui è cresciuta?
I valori che hanno fatto forte il Veneto nel mondo saranno sempre gli stessi: una grande etica del lavoro e capacità di innovazione. Ogni giorno ci vengono riconosciuti da più parti. Vogliamo tenere alti tali principi. Solo così potremo continuare a crescere in tutti gli ambiti: imprese, sociale, trasporti, sanità, turismo, agricoltura.
Da governatore cosa si aspetterebbe da chi sarà all’opposizione?
In primo luogo che sia costruttiva e capace di proporre soluzioni concrete a favore dei cittadini. Mi auguro anche non prevalga la demagogia. L’obiettivo di fondo deve essere il bene della Regione e non gli interessi elettorali dei partiti. Si tratta di giochi che hanno stancato gli elettori. In queste settimane di tour i cittadini mi stanno chiedendo un cambiamento reale.
Scompaiono le Province, che rapporto immagina tra la Città metropolitana di Venezia e la Regione Veneto?
La città metropolitana di Venezia, con il superamento delle vecchie pastoie burocratiche, può diventare un tramite tra le esigenze di sviluppo del Veneto e la proiezione di un’immagine formidabile nel mondo qual è la città di Venezia. In relazione alla Regione darà l’opportunità di gestire un nuovo modello di governo del territorio. I punti chiave sono il rilancio dello sviluppo e nuove occasioni di lavoro grazie a modelli di efficienza, innovazione e attrattività economica.
I problemi del prossimo quinquennio saranno soprattutto sicurezza, lavoro o cosa?
Sul lavoro stiamo già assistendo ad un’inversione di tendenza: merito del Jobs Act. Tuttavia, da ora in avanti occorre una fase di crescita robusta, possibile oggi grazie all’euro debole e al prezzo del petrolio. E’ chiaro che servono innovazione tecnologica e capacità di programmazione e di coordinamento da parte della Regione. E, soprattutto, meno burocrazia. Rappresenta un freno per i nostri imprenditori.
Quale rapporto deve avere il Veneto con Roma, quale con l’Europa, quale con Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Carinzia?
La vera sfida è trovare il modo per integrarci con il Friuli Venezia Giulia, la Slovenia, la Carinzia e la Croazia. A questo proposito i temi centrali sono le grandi infrastrutture, la pesca e – in generale – lo sviluppo economico. In altri termini, meno competizione e più sinergie.
Referendum indipendentisti si sono svolti in Scozia e Catalogna, ce ne sarà mai uno in Veneto? Favorevole o contraria?
Sono fermamente contraria all’indipendenza. È una follia economica. Pensiamo solo cosa significherebbe avere un esercito autonomo, le dogane… Altro che i 21 miliardi tanto sbandierati dal presidente Luca Zaia, peraltro tutti da dimostrare. Non solo. Saremmo destinati a uscire dall’Unione Europea; torneremmo indietro nell’epoca del Medioevo in un colpo solo. Viviamo in una società globalizzata. Per proteggere il nostro livello di benessere non possiamo nemmeno immaginare di andare da soli: non conteremmo nulla.
Il futuro economico della Regione è legato più al turismo, all’agricoltura, o all’industria? e quando dipenderà dal potenziamento delle infrastrutture?
Turismo, agricoltura e industria sono tre aspetti imprescindibili, legati l’uno all’altro. Lo sviluppo economico della Regione deve avvenire in maniera omogenea e seguire un piano di sviluppo ben concertato. Il potenziamento delle infrastrutture è uno snodo cruciale. Tutti i cittadini interessati alle diverse opere devono essere chiamati in causa in fase di progettazione delle stesse.
Il Veneto è una regione policentrica: come mettere insieme le esigenze e le richieste di una Verona con quelle di Rovigo? quelle di Vicenza con quelle di Belluno? mentre è forse possibile pensare ad un unicum per Venezia, Padova e Treviso?
La nostra Regione, escluso il territorio di montagna, è grande area metropolitana. Dobbiamo ragionare su un modello di area metropolitana come quella di Rotterdam o della Ruhr tedesca. È necessario integrare i servizi – trasporto, infrastrutture – e le funzioni. Una buona prassi è il cosiddetto sistema aperto ideato da Confindustria Padova, Vicenza e Treviso. Per le aree montane esiste la legge speciale numero 25 del 2014: va applicata mettendo a disposizione appropriati finanziamenti. Infine, un ipotetico governo coordinato tra Venezia, Padova e Treviso risponde alla necessità di affrontare le nuove sfide della competizione internazionale. In questo senso il territorio va attrezzato con infrastrutture, servizi e beni comuni di qualità.
L’Expo di Milano quali opportunità ritiene possa offrire al Veneto, alle sue aziende, ai suoi cittadini?
È di certo un grande possibilità che il nostro Paese deve essere in grado di sfruttare al meglio, nel pieno rispetto della trasparenza e qualità. Il Veneto è l’unica Regione che ospiterà un padiglione, contingente a Milano. Per sei mesi Venezia, intesa come area metropolitana, sarà una protagonista attiva. Una sorta di vetrina mondiale per far conoscere il nostro territorio.
L’economia, e non solo, passa sempre di più attraverso l’informatizzazione: se parliamo di internet, web, banda larga, pensando al Veneto nel prossimo quinquennio Lei cosa risponde?
Il processo di digitalizzazione della Regione è stato per troppo tempo accantonato e considerato come tema marginale. Solo un processo di informatizzazione uniforme e omogeneo, con accessi alla banda larga e alle telecomunicazioni su tutto il territorio, può essere la base da cui partire per incentivare uno sviluppo economico sostenibile e a lungo termine. Da ultimo, occorre portare a termine il progetto della digitalizzazione della Pubblica amministrazione.
Intervista con Jacopo Berti
Intervista con Flavio Tosi
Intervista con Luca Zaia

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