Vi racconto le mie reazioni alle quattro interviste di Fabio Fioravanzi con Jacopo Berti, Alessandra Moretti, Flavio Tosi e Luca Zaia, apparse su ytali.com.
Il più scontato è Luca Zaia. Nessuna sorpresa. Compare il suo leitmotiv di sempre: è colpa degli altri; qui il colpevole è il centralismo, ma lui si è ben guardato dall’utilizzare le sue competenze.
La priorità è sempre la sicurezza, anche per il prossimo quinquennio, e invoca l’esercito. Vuole il referendum indipendentista, o almeno dice di essere favorevole. Respinge con forza la prospettiva della città metropolitana, alla quale dunque farebbe la guerra se fosse eletto, con grande danno per l’intera regione. Dice le bugie, come sempre, basta guardare alla sua risposta sulla banda larga (secondo lui il Veneto sarebbe coperto dalla banda larga già per il 92 per cento, leggere il rapporto Confindustria Veneto sulla banda larga per sapere che non è così).
Dice una cosa che sottoscrivo subito (domanda n. 6): il futuro della Regione non dipende da un singolo aspetto, ma dalla capacità di fare sistema. Solo che dimostra di non essere consapevole che proprio questo è uno degli handicap del Veneto, che non sa fare sistema (troppe micro iniziative), per cui serve l’aiuto della politica, che lui non fa per non pestare i piedi a qualcuno. Da cui l’immobilismo.
Flavio Tosi fa comprendere in modo trasparente le sue caratteristiche: è consapevole che il punto per il Veneto è la competizione globale, per la quale deve attrezzarsi. Con la città metropolitana di Venezia deve esserci collaborazione. Mette al primo posto non la sicurezza ma l’ingente perdita di posti di lavoro (96.000).
Per rilanciare lo sviluppo economico pensa che si debba sburocratizzare la macchina amministrativa regionale. E rafforzare il sistema infrastrutturale. Si ricorda del dissesto idrogeologico del Veneto. E’ contrario ai referendum indipendentisti, ma non fino al punto di impedire ai veneti di votare sul tema. Sulla competizione che proviene da FVG, Carinzia, Slovenia, fa un ragionevole discorso di riequilibrare le legislazioni in materia di facilitazioni alle imprese.
Il punto debole – ad avviso di chi scrive – è il suo modo di affrontare il tema sicurezza. Vorrebbe rivedere Schengen per impedire il libero ingresso di alcuni cittadini dell’est europeo. Percorso quanto mai pericoloso. E vorrebbe cambiare la legislazione, cui attribuisce l’impossibilità dell’espulsione degli stranieri che delinquono. Che più che nella legislazione, sta nei soldi e nelle procedure. Governerebbe meglio di Zaia, ma con chi?
Jacopo Berti, Cinque stelle. Direi che il suo tratto distintivo è l’ingenuità. Vuole cablare tutta la regione, anzi la sua regione. Il suo Veneto è al top. Alla quarta domanda (rapporti con Roma, Europa, ecc.) risponde che noi non siamo secondi a nessuno. Ora, altro è la competizione, altro la supremazia, francamente ridicola.
Punta su lavoro, infrastrutture, istruzione, ed impedire la fuga di cervelli, ma senza alcuna indicazione più concreta. Contrappone una rete capillare di trasporti su rotaia (su cui conveniamo, è la metro di superficie che il Veneto ha completamente trascurato), alla TAV, per bocciare quest’ultima: sono due dimensioni diverse. Non c’è contrapposizione. Vuole cablare tutta la regione entro il 2020, quella regione che Zaia ha già cablato oggi al 92 per cento!
Ci piace l’idea della Camargue veneta per il Delta del Po. Ma ci colpisce di più che nei rapporti con Expo si preoccupi di non vivere di luce riflessa da Milano, ma lo sa che tra cinque mesi Expo finisce? Per lui la città metropolitana è un’aberrazione incostituzionale, mentre la corte costituzionale l’ha appena promossa; qualche dubbio dovrebbe sfiorarlo. Deve maturare.

Centro congressi “A. Luciani”, Padova. Presentazione della campagna elettorale di Alessandra Moretti.
Alessandra Moretti valorizza la città metropolitana come tramite per le esigenze di sviluppo del Veneto e proiezione di un’immagine forte nel mondo. Vede l’Expo come una vetrina mondiale per far conoscere il nostro territorio. Così funzionano infatti i tempi moderni. Punta sulla crescita, e per questo vuole giocare su due piani: innovazione tecnologica da un lato, capacità di programmazione e meno burocrazia da parte della regione (sintonie con Tosi). Boccia senza appello e senza compromessi populisti (su cui anche Berti) il referendum indipendentista. Occorre stare dentro la globalizzazione, come ben sanno le industrie venete.
Vede il futuro economico del Veneto legato al potenziamento delle infrastrutture, l’informatizzazione uniforme e omogenea, la digitalizzazione della pubblica amministrazione. Mostra di aver capito il Veneto, che percorso in lungo e in largo: grande etica del lavoro e capacità di innovazione. Non si chiude entro i confini provinciali di Venezia città metropolitana: ragiona su una maglia metropolitana larga, citando Rotterdam e la Ruhr, e mostra di conoscere il “sistema aperto” ideato da Confindustria Padova, Vicenza e Treviso. Non è contraria neppure ad un ipotetico governo coordinato tra Venezia, Padova e Treviso. Appunto, ipotetico. Non teme i temi della sicurezza, punta ai presupposti per la crescita. Sembra il candidato più preciso nei riferimenti e più aperto, all’innovazione, ad Veneto inserito in una visione globale.
LE PAGELLE DEI CANDIDATI A SINDACO DI VENEZIA

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