Archiviate le regionali in città emerge un fatto nuovo e, per chi non sentiva gli umori, choccante il Pd è il terzo partito perde la metà dei suoi elettori mentre Felice Casson non solo non raggiunge la vittoria al primo turno, ma si ferma nel consenso sotto il quaranta per cento.
Per esorcizzare i risultati, una parte della classe dirigente sconfitta abbozza e sussurra analisi improbabili su un insuccesso connesso al profilo troppo radicale e persino estremo del candidato Sindaco. Omettendo il fatto che senza Felice Casson il centro-sinistra e, il PD, a Venezia avrebbero perso al primo turno.
Felice Casson infatti ha una storia a suo modo semplice: è stato un magistrato molto preparato e pignolo nello svolgere indagini, e nel seguire quelle da lui delegate, poi un parlamentare meticoloso in commissione giustizia e sempre attivo sulle vicende veneziane.
Non ha mai avuto simpatie per la sinistra rivoluzionaria, comunista o revisionista, se qualche simpatia politica in gioventù ha avuto è stata per la sinistra moderata, quella socialista italiana.
Se Casson non ha mai frequentato la sinistra comunista, a differenza di Brugnaro – figlio di Ferruccio, poeta-operaio, dirigente di Democrazia Proletaria e fondatore di Rifondazione Comunista – non ha nemmeno consuetudini con i salotti buoni, i sodalizi culturali e i circoli nautici della città. E forse è un po’ antipatico per questo.
Si è candidato alle primarie prima e poi a governare la città con queste caratteristiche personali e con un programma per nulla velleitario. Un programma attento alla trasparenza amministrativa e alla legalità, dunque un programma incompatibile col personale politico, tecnico e amministrativo che ha per molto tempo alimentato l’opacità e il malcostume che i cittadini hanno sonoramente punito domenica.
Per dare un contributo sulla serietà dell’uomo e sulla serietà della candidatura vorrei riportare un segmento di campagna elettorale che ho seguito con lui.
Il candidato che farebbe paura all’elettore moderato per il suo ambientalismo, e per il suo giusto NO alle grandi navi in laguna, ha svolto un ragionamento approfondito sul futuro industriale della città.
La campagna elettorale di Felice Casson ha visto una tappa importante, davanti ai cancelli della fabbrica Fincantieri ex Breda ove ha svolto un incontro con i delegati Fiom dell’area industriale di Porto Marghera. L’organizzatore dell’incontro è l’operaio in mobilità Stefano Castigliego per anni storico delegato Rsu Fiom che è stato candidato da Rifondazione Comunista con Suasanna Kuby alle comunali nella lista civica Felice Casson Sindaco.
E Casson alla Fincantieri ha spiegato con chiarezza qual è la sua idea di sviluppo per Venezia, un’idea non esclude il ruolo dell’industria in terraferma: non per caso la FIOM, che non ha votato Alessandra Moretti, ha sostenuto e sosterrà Casson Fincantieri infatti continua a dare lavoro a oltre 2500 addetti tra dipendenti diretti e degli appalti, produce navi di altissima qualità e, dal punto di vista politico, e un bastione di consenso per la Fiom. Casson ha preso atto del fatto che, dopo anni di ridimensionamenti, Porto Marghera vede un piccolo aumento produttivo, non più nella chimica di base, ma nelle manutenzioni.
Casson, se sarà Sindaco, svolgerà un ruolo amministrativo attivo: si troverà la fine della realizzazione del nuovo impianto per la produzione di bio-carburanti di ENI, dovrà farsi carico dell’eterno problema delle bonifiche industriali e del rilancio della metalmeccanica e della navalmeccanica che a Venezia (anche in centro storico) ha una storia lunga.
E Felice Casson avrebbe la competenza e la volontà politica per applicare l’accordo di programma per Porto Marghera, siglato nel gennaio scorso, che dovrebbe portare nuovi denari pubblici per lo sviluppo industriale e infrastrutturale.
Tutti temi apparentemente fuori dalla discussione politica, ma che rappresentano ancora il presente e il futuro di tante persone e danno la dimensione metropolitana di Venezia e del suo Sindaco.
*Direzione nazionale di Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

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