Se sventola la bandiera dell’uomo bianco

ARNALDO TESTI
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La bandiera che oggi conosciamo come la bandiera sudista confederata (la Southern Cross: una croce di Sant’Andrea blu con stelle bianche, su fondo rosso) è nata come simbolo di difesa della schiavitù durante la Guerra civile. Ed è rinata come simbolo di segregazione e di difesa della segregazione durante il movimento per i diritti civili. È the White man’s flag, la bandiera dell’uomo bianco.

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Durante la Guerra civile la Southern Cross era usata, in formato sia quadrato che rettangolare, come insegna di combattimento da molte armate confederate. Nel 1863 entrò a far parte della bandiera nazionale del Sud, la cosiddetta stainless banner o bandiera senza macchia. Vi occupava il cantone quadrato in alto a sinistra, a indicare la battaglia. Il resto del drappo era di un bianco immacolato, a indicare la causa della battaglia, la supremazia bianca.

Il suo disegnatore, il giornalista della Georgia, W.T. Thompson, non ne faceva mistero: “Come popolo stiamo combattendo per mantenere la supremazia voluta dal cielo dell’uomo bianco sulla razza inferiore o colorata; questa bandiera è emblematica della nostra causa”.

La Southern Cross è riemersa un secolo dopo ancora una volta per rappresentare gli interessi dei bianchi in opposizione, questa volta, al civil rights movement. Nel 1956 fu incorporata nella bandiera statale della Georgia in protesta contro la desegregazione scolastica (è stata eliminata solo nel 2000; quella del Mississippi ce l’ha ancora). Comparve in tutte le controdimostrazioni che accompagnarono i tentativi di integrazione, i Freedom Rides, le marce di Martin Luther King. George Wallace la usò come simbolo delle sue campagne politiche, compresa quella presidenziale del 1968. Lo sceriffo di Birmingham, Bull Connor, invitò i concittadini a “innalzare la bandiera confederata come fecero i nostri avi e a dire ai Negri, ‘Non passerete’”.

La sfida non era solo ai neri e ai militanti dei diritti civili. Era anche all’autorità federale, a Washington, alla Corte suprema, al presidente. Proprio come cent’anni prima. Si parlò infatti di una “seconda Guerra civile”.

La bandiera confederata che ora sventola accanto al campidoglio statale della South Carolina, e che fa tanto parlare di sé, è figlia di quel periodo. Non sventola là dai tempi della secessione, ma dal 1961 – dall’aprile 1961 per essere precisi, il centesimo anniversario dell’inizio della guerra guerreggiata, cioè del bombardamento di Fort Sumter, che sorge nei pressi del porto di Charleston. E anche intorno all’evento centenario e alle sue celebrazioni ci fu un gran brutto pasticcio, intrecciato ai conflitti razziali del tempo. Ci fu una metaforica “seconda battaglia di Fort Sumter”.

Le celebrazioni prevedevano la partecipazione di delegazioni nazionali che includevano, ahimé, delegati afro-americani. Che non furono accettati nell’albergo segregato di Charleston dove il meeting doveva aver luogo. Il presidente Kennedy lo spostò allora a una vicina base navale federale, l’unica struttura integrata dell’area. Ma le autorità locali rifiutarono di andare, e tennero il loro meeting segregato in città. E fu una gran festa di bei ricordi: di quando il Ku Klux Klan aveva ristabilito l’ordine razziale dopo la Guerra civile. E di buoni propositi: di quanto fosse necessario mantenere quell’ordine nel tempestoso presente (secondo il senatore Strom Thurmond, si era di fronte a un complotto comunista). Naturalmente fu una gran festa di bandiere confederate.

La Southern Cross alzata allora sulla cupola del campidoglio non fu più ammainata. Dopo quarant’anni, nel 2000, è stata trasferita un poco più in là, dove continua a sventolare ancora oggi (domani chissà).

Se sventola la bandiera dell’uomo bianco ultima modifica: 2015-06-22T16:48:54+02:00 da ARNALDO TESTI
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