La natura allusiva, talvolta scherzosa, difficilmente documentabile della discriminazione rende spesso difficile combatterla. Ma oggi una cosa è certa. A Venezia, il sindaco Luigi Brugnaro ha disposto il ritiro di 49 albi illustrati dagli scaffali delle biblioteche di tutti gli asili nido e scuole dell’infanzia del Comune.
Qualche breve considerazione per meglio comprendere l’accaduto. Le nostre città sono un crocevia di popolazioni che raccontano mille storie diverse, realtà famigliari dalle forme più note a quelle meno diffuse. Storie di Paesi vicini e lontani che abitano centri urbani a sempre maggiore densità abitativa. Fedi diverse, diverse abitudini alimentari. Il fenomeno si rileva a colpo d’occhio appena si infila la testa in un aula scolastica.
È qui che i giovani abitanti del nostro Paese confrontano le esperienze del presente con l’eredità culturale, non sempre altrettanto generosa, venuta loro in sorte attraverso la famiglia d’origine e il mondo che li circonda. Contraddizioni non sempre facili da sciogliere. Il fenomeno del bullismo si accanisce con rara pervicacia proprio laddove lo sguardo verso la diversità si traduce in offesa.
La ricerca scientifica più autorevole attesta la formazione dello stereotipo negativo già a partire dal terzo anno di età. Forte di questa consapevolezza nel 2014 come delegata ai diritti civili e per dare seguito ad un corso di aggiornamento per 78 educatori, decido di acquistare 49 favole contro ogni tipo di discriminazione da donare alle biblioteche di ogni scuola comunale di Venezia.
La lista viene composta da psicopedagisti, professori di diverse università italiane, rappresentanti del mondo associazionistico e bibliotecari della nostra città. Sarà compito dell’educatore scegliere o meno se usare o meno quello strumento, l’irrinunciabile libertà di scelta riconosciuta dalla nostra costituzione.
La risposta non tarda a venire e insegue per violenza ed intensità lo stesso registro stilistico destinato a un’altra mia iniziativa erroneamente nota come “genitore 1 e 2″. Tra i mille tentativi di ostacolare la distribuzione dei libri metà dei volumi vengono imprigionati negli armadi comunali per due anni. L’altra metà è quella che il sindaco pochi giorni or sono ha deciso di ritirare con una circolare dai toni grotteschi su un’apocalittica teoria gender.
Ogni regime ha il suo imperativo sempre infondato, scientificamente imbarazzante e culturalmente vacuo, obbedisce al principio per cui la maggioranza detta legge. La stessa maggioranza invocata dal sindaco che persegue unicamente la tutela delle famiglie con mamma e papà, Il gioco della sempiterna contrapposizione, quel principio che se oggi accettiamo valga per un tratto della personalità quale l’orientamento affettivo e sessuale, domani potrebbe valere anche per altri aspetti come l’orientamento religioso o qualche forma di disabilità.
La maggior parte delle famiglie è cattolica, cosa farà il sindaco Venezia con quelle di fede ebraica e musulmana? Il signor Brugnaro inizierà presto la sua retromarcia, posto con vergogna sotto i riflettori dalla stampa nazionale e internazionale. Inizierà a restringere il numero di volumi proibiti. Proprio allora la sinistra sarà chiamata a dar prova di sé, a ricordare bene le sue origini e ad aver chiaro i suoi orizzonti futuri. Senza lasciare nessuno indietro, tanto più un bambino. Se in questo Paese accettiamo che anche solo uno dei 49 titoli di favole venga censurato, la battaglia è già persa e la democrazia è venuta meno, perché la scuola pubblica ha il dovere di rappresentare e tutelare tutti i bambini. Non uno di meno”
L’incontro pubblico di venerdì 3 luglio per leggere e spiegare le fiabe ritirate dalle scuole su ordine del sindaco Brugnaro nel resoconto della Nuova Venezia

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