ytali intervista Angelo Bolaffi filosofo della politica e germanista, profondo conoscitore della realtà tedesca di ieri e di oggi, dal 2007 al 2011 è stato direttore dell’Istituto di Cultura italiana di Berlino. È autore di numerosi saggi tra i quali ricordiamo: Il sogno tedesco. La nuova Germania e la coerenza europea (Donzelli, 1993) e Cuore tedesco. Il modello Germania, l’Italia e la crisi europea (Donzelli, 2013).
Un quarto di secolo dopo la caduta del Muro di Berlino e la sua ritrovata unità nazionale, la Germania che si era illusa di aver finalmente fatto pace con sé e col mondo, è tornata sul “banco degli imputati”, accusata di voler imporre all’Europa la sua idea di economia e il suo modello di società. Che ne pensa?
La Germania appare oggi il centro di stabilità democratica dell’Europa, l’antemurale degli antieuropeisti e quindi per questo si cumulano contro di essa l’odio contro l’Europa e la nostalgia per un mondo che non c’è più.
Ovviamente la Germania non è il paradiso in terra ma è meno peggio degli altri sistemi sociali. Quando parlo di egemonia tedesca parlo di egemonia del modello tedesco e, con questo, intendo il federalismo solidale tra le regioni, la divisione dei poteri, il ruolo dei partiti e, soprattutto l’economia sociale di mercato e il ruolo dei sindacati nella cogestione. Detto ciò, ovviamente, anche i tedeschi hanno i loro problemi e avranno modo, spero, di affrontarli altrimenti cambieranno governo.
Ora sto scrivendo un articolo perché proprio stamane ho letto che c’è un’inchiesta della Bbc che ha indicato, nel 2014, la Germania il paese più appetibile che tutti i migranti vorrebbero raggiungere.
Nel mondo, salvo pochi, nessuno sa il tedesco ed è questo il vero problema. Questo significa che tutto quello che viene detto sulla Germania, viene detto a prescindere da quello che in Germania si dice, si pensa, si fa. Tutti i commentatori si informano attraverso i media anglosassoni e questa è una distorsione terribile. Quindi il racconto che viene fatto sulla Germania, è un racconto “drogato” e di questo i tedeschi tengono conto. Infatti non è un caso che è il paese che investe di più nel proselitismo linguistico: si pensi al Goethe Institut che è in tutto il mondo e alle diverse borse di studio che vengono elargite. La Germania deve promuovere la sua lingua altrimenti nessuno li capisce. E, su questo fatto, bisogna riflettere molto perché si crea un’asimmetria semantica: loro dicono una parola e noi ne capiamo un’altra. La parola austerity, ad esempio, in tedesco, non esiste. Non ho mai sentito la parola austerity uscire dalla bocca della Merkel.
Hai ragione c’è un problema linguistico evidente. Però, poi, l’austerity, anche se non viene pronunciata, non credi che venga comunque applicata?
È un altro piano e comunque la cosiddetta austerity viene applicata dagli stati che non fanno le riforme ma i tagli lineari. La Germania, semmai, ha sbagliato perché non si è resa conto che facendosi paladina dell’equilibrio finanziario ma, al contempo, non potendo intervenire o non volendo intervenire nel merito della politica interna dei paesi, di fatto è stata vista come la paladina dei tagli che in realtà, poi hanno fatto i governi senza portare avanti le riforme. E ora la Merkel paga questo errore. Invece dei tagli vanno fatte le riforme. I tedeschi, al contrario di quello che si pensa, hanno il terrore di un ruolo egemonico.
Cosa pensa della figura di Schäuble?
È la persona più europeista che ci sia. Bisogna leggersi i suoi discorsi sulla responsabilità del politico o il discorso sull’Europa quando prese il premio Carlo Magno. Schäuble è l’ultimo testimone della continuità tra la Germania di Bonn e quella di Berlino, era braccio destro di Kohl, ha trattato per la riunificazione tedesca, ha aperto la conferenza islamica quando era ministro degli Interni. Quest’idea di demonizzare un uomo sulla sedia a rotelle mettendolo sulla copertina de l’Espresso è di una volgarità senza fine. Lui fu vittima di un attentato politico e ha un’idea luterana del proprio dovere.
Il video, ormai virale, di Angela Merkel con la bambina palestinese credi che sia un boomerang per la Germania?
Noi che parliamo tanto e a vanvera, le chiedo ma che avrebbe fatto Berlusconi? Avrebbe messo Dudù in braccio alla bambina e le avrebbe detto “non ti preoccupare, ci penso io” e poi non avrebbe fatto nulla. La Merkel non fa questo. Ha detto una cosa, una cosa vera. Ha detto che non tutti possono venire in Europa ed è la verità. Invece di capire che la Merkel è uno dei pochi politici che dice la verità, dicono che è cattiva.
Se i media continuano a fare questa comunicazione distorta non tenendo conto, poi, dei social network che sono una fogna, non so dove si arriverà.
Fino a sei mesi fa tutti dicevano che la Germania era il paese modello e il British Museum ha anche fatto una mostra indicandola come esemplare. Poi all’improvviso è cambiato tutto, è finita tutta la mitizzazione. Molti giovani, per fortuna, nonostante tutti questi stereotipi, vanno a vivere lì. E infatti se uno parla con le persone che conoscono la Germania, capisce che, fortunatamente, hanno un’idea diversa. La verità è che contro la globalizzazione e contro il processo di costruzione europea c’è tutto un risentimento neo-nazionalista.
Come quando parlano del piano Marshall facendo i parallelismi. Il piano Marshall lo hanno fatto gli americani. Noi dobbiamo costruire, con la Germania, un’Europa unita ma come facciamo se ci sono ancora questi pensieri ignoranti? Il piano Marshall era fatto contro l’Unione Sovietica e contro le opposizioni interne. Io non ho parole, ci siamo dimenticati tutto. Ma di che parliamo?!
Margarethe von Trotta, in un’intervista di domenica scorsa a la Repubblica, ha affermato che molti tedeschi si vergognano di essere tedeschi. Condividi questo pensiero?
Come Grass, Habermas etc sono intellettuali con idee nobilissime ma, al contempo, residui di un mondo che non esiste più. Ogni critica è legittima e meno male che ci sono le critiche però la posizione di queste persone è che la storia sia andata in modo diverso e dunque tanto peggio per la storia. Persone nobilissime, sia chiaro.
Poi vorrei aggiungere che ci sono ancora gli orfani di Marx, gli orfani della guerra fredda e teniamo conto che nessuno ha perdonato alla Germania la riunificazione quindi è ricorrente questa polemica. Purtroppo.
Oggi si parla poco dell’idea di Europa di Altiero Spinelli e si è concentrati sulla finanza e sulla politica basata, appunto, sull’austerity. Si può invertire la rotta?
Innanzitutto voglio dire che Draghi senza la Merkel non va da nessuna parte. Da nessuna parte. Punto e a capo. Detto questo bisognerà fare un passo in avanti nella governance europea non dimenticandosi che a bocciare la costituzione europea furono gli olandesi e i francesi non i tedeschi. Helmut Kohl disse a François Mitterrand che la moneta unica senza una moneta politica non era possibile. E la Francia disse “no”. Secondo me stiamo costruendo adesso l’Europa veramente. E, quando si costruisce qualcosa insieme, si litiga molto. Fa parte del gioco.
Per concludere vorrei dire due cose. Bisogna evitare l’ornitologia politica: falchi, colombe, gufi. La lettura del “falco” Schäuble è insopportabile.
La seconda cosa da evitare è dire “vogliamo un’altra Europa”. Ma che significa? Io pure voglio un’altra moglie. Come, che cosa, chi? Non si può più dire. Cerchiamo di capire e cambiare le cose esistenti. Si possono fare tutte le critiche del mondo però è necessario capire bene i fatti.
Pascal faceva una scommessa e affermava “non so se Dio esista o meno però provo a pensare che esista, vai a vedere che esiste veramente”. Se pensiamo che l’Europa non esiste, allora dedichiamoci alla pesca subacquea. Se invece pensiamo che esista, cerchiamo di non dare un’idea caricaturale della Germania che non serve a nulla.

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