E protestavano con veemenza, questa quarantina di albergatori-truffatori di Firenze: “Questa tassa di soggiorno è una gabella… Turismo addio… Noi si impoverisce e il Comune si arricchisce!”. E ad una tassa “iniqua” come si reagisce? Inutile rischiare denunce. Meglio incassarla salvo poi non riversarla all’erario municipale. Loro, tutti, hanno scelto la strada più redditizia: hanno incassato (da uno a cinque euro per notte e per tipologia di alloggio) e si sono arricchiti alle spalle tanto dei turisti quanto del Comune.
Risultato: trentasette tra titolari di alberghi (quasi tutti di buono o ottimo livello), b & b, agriturismi, campeggi e persino di un castello vanno sotto procedimento penale per appropriazione indebita aggravata di un milione e 625mila euro sottratti alla pertinenza comunale tra il 2012 e ieri l’altro. E ora, hanno abbassato la cresta, questi signori?
Macché, si sono ridotti alle bugìe infantili: “Me ne sono dimenticato”, “Non avevo liquidità”, “Ma io avevo già cominciato a pagare!” (sì, esattamente 126 euro su un debito molto alto certificato da un mazzo così di cartelle esattoriali).
Perché cito questo caso, peraltro oggetto in queste settimane delle discussioni che più tipicamente fiorentine non si può? Per almeno due motivi. Intanto per porre un inquietante interrogativo: in quante altre città, in quanti altri luoghi di vacanza al mare e ai monti, in quanti altri agriturismi c’è chi incassa e non riversa la tassa di soggiorno al proprio comune? Non è solo questione di moralità nella gestione di un settore essenziale, decisivo, della nostra economia, né solo di corrette relazioni aziendali soprattutto in una stagione, com’è stata questa, in cui alberghi e servizi hanno registrato un vero e proprio boom di affari.
Sarei curioso di conoscere se e in quanti altri luoghi magistratura e polizie, amministrazioni locali e, perché no?, sindacati, si siano dati da fare per un controllo come quello che a Firenze ha portato alla resa dei conti una truffa da tre miliardi di vecchie lire.
Il secondo motivo è più generale, più politico certo ma che chiama in causa anche un principio – la solidarietà – assai in disuso in questo paese dei Salvini. Ed è quello delle condizioni di vita o di sopravvivenza del potere democratico più vicino ai cittadini: il comune. Taglieggiato dallo Stato, oppresso dalle scadenze, costretto a campare tirchieggiando qua e là, il comune ha oramai poche fonti autonome di reddito.
La reintroduzione della tassa di soggiorno, per sgradevole che possa essere considerata, è un salvagente, piccolo magari ma comunque prezioso. Che fa, mandiamo alla malora il comune? Ecco la responsabilità scandalosa (ed emblematica, al di là del caso di Firenze) di quella cricca di albergatori che hanno fatto affari persino privando il municipio dei quattrini per il rifacimento di una strada, sulla pulizia di un quartiere, insomma sul buon vivere (o il vivere almeno decente) di chi non può affittare la suite in un castello….

Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!