Partigiano, dirigente politico, giornalista. E poeta. A cento anni, è morto Pietro Ingrao. Fu leader storico e punto di riferimento della sinistra del Partito Comunista Italiano. Da quella costola nacque il gruppo de il manifesto di cui faceva parte Valentino Parlato che ytali. intervista.
Un secolo di storia. Cosa ci lascia in eredità Pietro Ingrao?
Lascia una grande testimonianza di generosità e intelligenza. Lascia l’esempio di una persona piena e generosa. È più un’eredità personale, un esempio di uomo, di combattente più che di teoria politica.
La concezione del comunismo di Ingrao è ancora attuale o desueta?
Lui non aveva una concezione del comunismo bensì una pratica del comunismo. Era un uomo generoso, democratico e molto attento agli altri. L’aspetto più forte di Ingrao è il suo lato umano: era molto curioso e ascoltava l’interlocutore. Sono entrambe virtù abbastanza rare.
Ingrao era anche un poeta e un grande intellettuale. Non credi che siano doti che mancano ai politici di oggi?
Sì, Pietro era anche un poeta. Oggi non è la stagione dei politici letterati. La generazione in cui si è formato Ingrao era quella del fascismo e della caduta del fascismo. Quando c’erano i grandi ideali di libertà, di democrazia, di pensiero dell’uomo. Quando i grandi patrioti erano personaggi come Garibaldi.
Ingrao diceva che “bisognava costruire nel gorgo, ce l’ha insegnato il vecchio Marx che di comunismo un po’ se ne intendeva”. Cosa è per te il “gorgo”?
È la vicenda della storia che travolge e porta tutti. Questo è il mio parere…
Anche l’anti dogmatismo era un concetto molto caro a Ingrao, giusto?
Sì, è vero. E non si può prescindere da Ingrao come poeta, scrittore e narratore. La sua vita è una narrazione.
E questa narrazione come si incrocia con la tua vita?
Si incrocia così e così. Si incrocia con l’esempio della generosità che non è solo materiale ma intellettuale. Era aperto a capire le cose nuove. Io non avevo un rapporto forte con Ingrao come ce l’aveva Lucio Magri.
Pensi che ci sia un politico attuale che si possa dire “erede” dell’insegnamento di Ingrao?
No, personalmente non vedo nessuno. Ma potrei sbagliarmi.
Non credi che il fatto che un politico non abbia “eredi” sia un fallimento o comunque il sintomo di un’incapacità di trasmissione del pensiero?
In parte il tuo ragionamento è giusto. Però ti voglio spiegare quello che penso con una metafora agricola. Se c’è una buona semina ma non piove allora il grano non matura, non cresce. Se la stagione è cattiva anche l’eredità, in questo caso quella di Ingrao, non c’è. Non viene fuori perché la stagione è cattiva.

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