Sapete cosa vi dico? Che non sono così eccitato da questo Sinodo sulla famiglia. Anzi.
Se sono arcistufo di tutti gli insignificanti zero virgola che quotidianamente la politica – ma anche l’informazione – ci scaricano addosso spacciandoli per svolte epocali, figuratevi se posso emozionarmi perché la chiesa cattolica, sempre in ritardo su tutto di minimo cinquecento anni, cambierà una parolina o sposterà in avanti di un millimetro le proprie posizioni.
Mi dispiace, non ho tutto questo tempo. Non mi interessa se fra cinque secoli un Papa chiederà scusa ai divorziati o ai gay morti di inciviltà e persecuzione da una ventina di generazioni. Esiste il buon senso, la logica e la regola del “fuori tempo massimo” in tutte le cose. Perché non dovrebbe valere per la chiesa cattolica?
Se proprio devo occuparmi di cose piccole al punto da non essere visibili nemmeno con il più avveniristico esperimento del Cern, allora trovo più utile, più appassionante, sicuramente più rilevante occuparmi dei neutrini. Così magari ci scappa anche il Nobel (in vita) come per i professori Tataaki Kajita e Arthur Mc Donald. Del resto, il presunto fondatore – della chiesa cattolica non del premio Nobel – pare abbia detto un giorno “lasciate che i morti seppelliscano i morti”. Ecco, appunto.
E sarà un luogo comune ma – a parte Dacia Maraini* – non ho sentito nessuno ricordare che a discutere di famiglia, sesso, eccetera sono 270 maschi – rigorosamente e solo maschi – celibi (in teoria). Non fa un po’ ridere?
Voi leggereste un mio documento fondamentale sul calcio? Fa ghignare solo l’idea, no? Ecco, anche a me il Sinodo sulla famiglia.
Dunque, penso proprio che di quei documenti non scorrerò neanche una virgola. Anzi, uno zero virgola. Idem per i commenti (scusa, Sandro Magister). Sarò disinformato. Mi sfuggiranno cinquanta sfumature di grigio porpora. Pazienza. Ma davvero non ho tempo. Devo ancora finire tutto Proust.
*Dacia Maraini, “La difficile chiarezza sull’amore naturale”, Corriere della Sera 6.10.15
“È cominciato ieri il Sinodo sulla famiglia. Che difenderà il concetto di «famiglia naturale». Ma cosa si intende per famiglia naturale? Un uomo e una donna che si amano e fanno un figlio insieme? Ma oltre ad amarsi , i due dovranno pur firmare un contratto. Giureranno davanti a un prete o a un sindaco, impegnandosi a essere fedeli, a rispettarsi, ecc. La domanda è: cosa c’è di naturale in un contratto? Come si spiega per esempio che un popolo permetta ai suoi cittadini maschi di avere quattro mogli, mentre un altro gliene concede una sola? Eppure sono contratti riconosciuti dalla legge, addirittura sanciti dalla religione. Qual è più naturale fra i due contratti? E chi stabilisce cosa è naturale e cosa non lo è? Abbiamo sentito un giovane prete teologo dire con fermezza che nella Chiesa esiste una «paranoia omofoba», che la disciplina riguardanti la vita sessuale dei suoi preti è «disumana». Quindi l’amore fra uomo e donna è «naturale» e fra due uomini è innaturale e perversa. Però poi scopriamo che migliaia di preti sono stati condannati in America per pedofilia. Una cosa grave, perché si tratta di violenza, anche se le grandi cifre ci suggeriscono che perfino in quel deplorevole comportamento ci sia qualcosa di «naturale». Non sto giustificando la pedofilia, ma constato che una sessualità clandestina, vissuta nella paura, nei sensi di colpa, porta direttamente alla violenza contro il corpo dell’altro. Merito di Krzysztof Charamsa è di avere messo l’accento sulla completezza dell’amore: eros e affetto non possono essere separati. La Chiesa invece demonizza l’eros e glorifica l’affetto, ma con questo crea schizofrenia e malessere. Ho conosciuto dei giovani preti protestanti tedeschi e inglesi, con accanto moglie e i figli. Nessuno li considerava meno preti perché avevano una vita sentimentale e sessuale lecita, pulita. Mi chiedo, rileggendo il Vangelo, se Cristo sarebbe oggi così indignato contro chi proclama il diritto all’amore. Dopo tutto anche la sua famiglia aveva poco di «naturale»: non era nato da una vergine e da un uomo costretto alla castità? Eppure Marco e altri raccontano di fratelli e sorelle di Cristo. Ma i Padri della Chiesa li hanno volutamente cancellati. Cosa c’è di «naturale» in un Sinodo che affronta i grandi temi della trasformazione della famiglia, senza che si possa ascoltare una sola voce femminile? Ci saranno 270 padri sinodali, da tutto il mondo, che dovranno, alla fine, scrivere una «Pastorale familiare». Qualche donna sarà ammessa, ma solo fra gli Uditori. Vi sembra logico e giusto?”

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1 commento
Nelle chiese protestanti, che esistono anche in Italia, non si parla di preti, non c’è l’ordinazione. Nella Chiesa valdese, ad esempio, ci sono pastori e pastore, donne e uomini laureate/i in teologia, che vengono “consacrate/i” durante l’annuale Sinodo. Il Sinodo valdese è un assemblea nazionale, formata dai deputati e dalle deputate eletti/e dalle assemblee delle comunità locali, nonché dai e dalle pastori/e. Ogni carica è elettiva e conferma o meno annualmente.