Se il Pd Venezia si divide tra nemici irriducibili e “collaboratori” di Brugnaro

ZOGGIA DAVIDE
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Le ultime elezioni amministrative a Venezia hanno fatto registrare un autentico terremoto. Un terremoto locale e nazionale. Locale perché la città era stata governata ininterrottamente, dal 1993 a oggi, dal centro-sinistra ed era considerata una sorta di fortezza del centro-sinistra italiano (soprattutto dopo la capitolazione di Bologna nel 1999 ad opera di Guazzaloca).

Nazionale perché è indubbio che una città come Venezia abbia un peso anche a livello nazionale e non è un caso che la cifra globale delle vittorie o delle sconfitte in una tornata amministrativa, si misuri dal segno politico di alcune grandi città. Venezia è indubbiamente una di queste.

Ora sono passati alcuni mesi dalla tragica sconfitta del centro-sinistra. Si sono scritti fiumi di parole sulle ragioni di tale risultato. Si sono analizzate le caratteristiche dei candidati, il pathos di questi con la città, si è valutato l’impegno delle forze politiche nel sostenere il proprio candidato. Si sono valutate le possibili ragioni esogene alla pura sfida tra candidati: scandalo Mose, fine delle risorse a sostegno della salvaguardia della città, turismo troppo invadente, spopolamento, invecchiamento, ecc.ecc.

Tutte analisi che conducono a una vera, grande ragione, forse l’unica: la città voleva voltare pagina dopo decenni di governo del centrosinistra. Una ragione quasi fisiologica si potrebbe dire. E la stanchezza del popolo del centrosinistra, degli elettori del centrosinistra la si è vista anche dal livello di partecipazione alla competizione elettorale.

Affluenza scarsa e poco motivata. Soprattutto da parte di quel mondo, legato al centrosinistra, che di solito alle scadenze amministrative e politiche si mobilita. Lo fa soprattutto quando annusa il pericolo che qualcuno porti la città all’isolamento o al dileggio internazionale.

Questa volta non è stato così. La città ha ceduto alla stanchezza, alla routine che mai l’aveva colpita. E ha voluto sperimentare qualcosa di nuovo, probabilmente sconosciuto, ma che rompeva con gli schemi tradizionali.

Ora si pone un nuovo e grande problema per il Pd veneziano e nazionale: che atteggiamento tenere nei confronti del sindaco Brugnaro. Tradotto: che tipo di opposizione mettere in campo. Su questo tema, in città, si è già aperto un dibattito che rischia di tener inchiodato il Pd per i prossimi due anni.

Il confronto è animato da chi pensa a un’opposizione durissima, senza nessuna possibilità di dialogo, che parte dal presupposto che ci sia un usurpatore (non considerando che si sono svolte elezioni libere e democratiche) e chi invece pensa che bisogna collaborare con Brugnaro (magari anche oltre a quelle che sono le normali regole istituzionali).

La giusta distanza, come sempre sta nel buon senso e nel prendere atto della reale situazione di difficoltà in cui versa la città. Mai come ora, bisogna partire dai reali bisogni della popolazione, a prescindere da quello che hanno votato, ma guardando davvero a chi ha maggiori difficoltà.

Difficoltà di lavoro, di reddito, di spostamento, di cure sanitarie e molte altre difficoltà che una realtà come quella veneziana soffre. C’è bellezza a Venezia e va esaltata, ma non tutto è ricchi premi e cotillons. Nel frattempo, invece di scervellarsi su chi è più o meno amico di Brugnaro, si costruiscano le condizioni per ricreare il Pd, farlo rifiorire e dargli dei contenuti condivisi.

Renderlo di nuovo appetibile agli elettori perché ha un pensiero sulla città, perché ha un’idea di governo, nuova e forte. Perché mette in campo una nuova classe dirigente e perché smette di essere un Pd solo antagonista, nervoso, settario e poco incline al confronto.

Io penso che questo lavoro vada fatto in fretta. In questo senso il congresso è un’occasione straordinaria. Non un regolamento dei conti, non un messaggio che isoli ancor di più una forza come la nostra che deve tornare al governo della città. Quindi lavorare con pazienza, umiltà, senza spocchia salottiera, consapevoli che c’è uno spazio grande, ma non conquistabile solo in nome di vecchie parole d’ordine.

Se il Pd Venezia si divide tra nemici irriducibili e “collaboratori” di Brugnaro ultima modifica: 2015-10-16T09:35:01+02:00 da ZOGGIA DAVIDE
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