“Album di Venezia”, ovvero come promuovere archiviazione, pubblicazione e distribuzione via web d’immagini e documenti multimediali, siano essi testi, grafica, fotografie, filmati o suoni. Questo, in breve, il progetto che il Comune di Venezia, attraverso il suo Archivio della Comunicazione, ha promosso fin dal 2006, puntando, in particolare, a un’azione di sensibilizzazione e promozione tesa all’acquisizione di nuovi archivi, soprattutto fotografici, che riguardano la vita della città.
In considerazione poi del fatto che risale all’ormai lontano 1999 il riconoscimento da parte del ministero della Cultura della fotografia come bene culturale. E partendo proprio da questo riconoscimento, l’Archivio della Comunicazione si è posto l’obiettivo di standardizzare i criteri di archiviazione tra i diversi soggetti interessati, in modo da consentire così un facile ed efficace accesso pubblico ai documenti via web.
Per far ciò, ha utilizzato il Sistema di Catalogazione Partecipata via Web (SicapWeb) che consente di decentrare su più postazioni remote le attività di archiviazione, controllo e gestione dei documenti, senza dover installare, di volta in volta, alcun software dedicato.
È nata così a una rete di operatori che realizzano insieme un progetto coordinato di standardizzazione archivistica e di collegamento tra i documenti, che sfrutta al massimo la rete, sia per la catalogazione sia per la consultazione attraverso il mondo web.
La massima priorità è stata data fin dall’inizio alla raccolta di materiali fotografici, partendo dalle fotografie di ambito tecnico/edilizio che corredano i progetti architettonici, per poi allargare il campo alla raccolta e archiviazione d’immagini provenienti da altre fonti, rappresentanti temi e soggetti di ben altra e diversa natura.
Ciò ha in breve consentito di seguire quattro filoni principali di raccolta, riconducibili rispettivamente agli archivi fotografici di proprietà dell’Amministrazione; alle raccolte pubbliche condotte tra i cittadini e le associazioni e istituzioni territoriali; alle donazioni di privati, di fotografi e di associazioni; alle campagne fotografiche promosse dall’Amministrazione stessa.
Appartiene al primo filone il fondo fotografico acquistato dal Comune di Venezia nel 1995 dagli eredi dello studio Giacomelli. Un archivio costituito di circa 180 mila negativi (in buona parte lastre in vetro alla gelatina di bromuro d’argento) che copre il periodo fra il 1920 e il 1980. Un periodo di particolare importanza, e assai fecondo per la storia urbanistica, politica e sociale veneziana. Il Fondo ora è stato in parte inventariato e sono state catalogate circa 13.000 fra lastre e pellicole, prevalentemente riferite ad alcuni temi significativi tra gli anni ’20 e ’40 del secolo scorso. Come la costruzione del Ponte del Littorio, ora Ponte della Libertà, che collega la terraferma alla città d’acqua.
Per proseguire con la grande viabilità di accesso alla città storica, le origini di Porto Marghera e la storia di alcune importanti aziende industriali. Non escluso il Lido di Venezia, e molto altro ancora.
Per quanto attiene invece la raccolta di fotografie, documenti e testimonianze su specifici temi e ricorrenze d’interesse collettivo, l’Archivio della Comunicazione ha promosso iniziative presso la cittadinanza e le agenzie fotografiche, con la partecipazione delle associazioni locali, Enti e Istituzioni, con lo scopo di coinvolgere tutti nella costruzione di un grande archivio partecipato, per condividerlo e renderlo pubblico.
Raggiungendo l’obiettivo di un archivio virtuale il cui utilizzo, attraverso la lettura e l’analisi dei contenuti, permette una migliore e più ampia comprensione delle trasformazioni dei costumi, della società, della città e del suo territorio.
Di particolare interesse storico è l’“Album privato dell’alluvione”, una raccolta pubblica di fotografie e video della grande alluvione del ’66. L’acqua granda che ha segnato uno spartiacque nella storia della salvaguardia della città. E che sta alla base di scelte che si ripercuoteranno negli anni seguenti, come quella del Mose, il sistema di difesa con paratie mobili, attorno il quale è cresciuto il “sistema Venezia”, la rete di corruzione politica spazzata via dalla “grande retata” del 4 giugno 2014.
L’archivio è stato realizzato grazie alla raccolta pubblica di fotografie e video tra la cittadinanza, invitata a “rovistare” tra i cassetti e negli album di famiglia, alla ricerca di testimonianze su quei tragici giorni. Un progetto riuscito di costruzione di un album della memoria personale resa come memoria collettiva, che risale proprio al cinquantenario dell’alluvione.
Seguito l’anno successivo, centenario della Società Calcio Venezia 1907, dalla creazione di un altro archivio, sempre grazie alla raccolta di foto di cittadini, ma questa volta riguardante le “Immagini e storia del calcio a Venezia”.
Di particolare importanza le testimonianze raccolte in “Immagini della politica veneziana”, del 2008, un archivio che è potuto nascere grazie alla collaborazione tra Amministrazione e Fondazione Gianni Pellicani, per la ricchezza d’immagini che l’archivio contiene, relative a personalità e organizzazioni politiche attive sul territorio veneziano in quell’arco temporale genericamente detto della “Prima Repubblica” (1946-1992).
Ecco allora sfilare personaggi ed episodi della vicenda politica di Venezia, come la lotta operaia del 1954 contro la chiusura del Mulino Stucki alla Giudecca, che vede mobilitarsi a favore degli occupanti un’intera città, che ancora sa reagire e lotta contro un destino che lentamente l’avrebbe consegnata alla monocultura turistica e alla espulsione dal centro storico di ogni residuo di produzione industriale.
O come le splendide foto, per lo più pubbliche, di un ancor giovane Giobatta Gianquinto, primo sindaco comunista del dopoguerra e senatore del PCI. Particolarmente toccante quella in cui si fa immortalare davanti ai cancelli del Mulino occupato dalle maestranze, intento a portare la sua solidarietà.
Più che foto politiche, sembrano ritratti dal sapore quasi familiare quelli scattati da Carlo Mantovani, appassionato di fotografia e contabile allo Stucky. Testimone diretto di quella lunga occupazione, che dal suo obiettivo fa trasparire tutto l’affetto che Venezia intera tributava al suo primo sindaco libero, la grande popolarità di cui Gianquinto, e nessuno mai più dopo di lui, ha goduto in città. O le innumerevoli foto dei vari politici che hanno retto Venezia, come quelle di Mario Rigo, non dimenticato sindaco socialista dal ’75 all’85.
L’inventore pentito dei carnevali moderni, e il primo a parlare, spaventato dal mostro che aveva creato, della necessità di mettere un freno all’onda turistica. Col numero chiuso. O di Gianni Pellicani, suo vice e forse la vera mente politica della Venezia di allora, spesso ritratto con grandi personaggi della politica nazionale in visita in città, come Pietro Ingrao, Enrico Berlinguer, Giancarlo Pajetta, Aldo Moro e tanti altri.
Dei quali sarebbe, forse, troppo lungo parlare, e le cui immagini possono essere viste in questa sezione di “Album di Venezia”. Da questo grande lavoro di archiviazione e catalogazione, condotto da Tiziano Bolpin assieme a un gruppo di nove collaboratori che costituiscono l’Archivio della Comunicazione, sono nati fino a ora trentasei archivi, in parte già pubblicati in parte in via di pubblicazione.
Tutto materiale visibile, a cui, sempre più, gli organi di stampa si rivolgono per avere foto a corredo dei loro servizi. E tra le tante foto che gli sono passate sotto gli occhi in questi anni, Bolpin ricorda volentieri quella in cui è ritratto Enrico Berlinguer, allora segretario del PCI, preso di spalle. In una Piazza Ferretto a Mestre colma di gente all’inverosimile.
“Anche attraverso quell’immagine, che sarebbe impensabile poter cogliere oggigiorno – dice Bolpin – possiamo misurare la distanza che ci separa da come si faceva politica allora e da come si fa adesso. Tutta la grandezza e il carisma di uomini per i quali lo scorrere del tempo non ha potuto che aumentare la statura”.

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