L’infinitamente grande e il troppo poco per la ricerca

ALFONSO  MAURIZIO IACONO
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Notte stellata su Rodano

Vincent van Gogh, Notte stellata sul Rodano, 1888, (Musée d’Orsay, Parigi)

La rilevazione delle onde gravitazionali ci racconta di una fusione di proporzioni immani avvenuta un miliardo di anni fa tra due buchi neri grandi rispettivamente 36 e 29 volte più del sole. Un racconto che Virgo, l’osservatorio di Cascina, ci restituisce trasportandoci nell’infinitamente grande, in uno spazio e in un tempo inimmaginabili. Un’ottima cura per noi umani ammalati di delirio di onnipotenza, convinti di essere il centro dell’universo, perché i buchi neri di quelle proporzioni ci ricordano la nostra fragilità e la nostra marginalità nell’universo.

 

Scriveva Kant:

Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me…. La prima comincia dal posto che io occupo nel mondo sensibile esterno, ed estende la connessione in cui mi trovo a una grandezza interminabile, con mondi e mondi, e sistemi di sistemi; e poi ancora ai tempi illimitati del loro movimento periodico, del loro principio e della loro durata….. Il primo spettacolo di una quantità innumerevole di mondi annulla affatto la mia importanza di creatura animale che deve restituire al pianeta (un semplice punto nell’Universo) la materia della quale si formò, dopo essere stata provvista per breve tempo (e non si sa come) della forza vitale

Il cielo stellato sopra di noi ci ricorda la nostra piccolezza. È un pensiero che mi sovviene anche quando non guardo su nel cielo per immaginare quel che accade nel regno degli astri e dei pianeti, ma volgo i miei occhi sulla terra e vedo, per esempio, i nidi degli uccelli, costruiti con una tale accortezza da far dubitare delle nostre presuntuose classifiche evolutive sui gradi di intelligenza negli uomini e negli animali. E forse dovremmo anche riflettere sul fatto che la facoltà della specie umana è la cooperazione progettata con altri. Questo è connaturato nella nostra vita storica e sociale e, a differenza di un’immagine contraria e di un senso comune radicato, caratterizza la ricerca scientifica.

Come ha già notato Fabrizio Brancoli, la scoperta delle onde gravitazionali è il risultato di un lavoro cooperativo di scienziati e ricercatori, che insieme cercano risposte finite a domande infinite.

Eppure dietro una tale scoperta, vi è un’altra faccia che non si può non ricordare, quella degli scarsi finanziamenti che attualmente il governo italiano dà alla ricerca di base. Alcuni dei più importanti fisici e scienziati italiani, tra cui Duccio Fanelli, Vincenzo Fiorentini, Giovanni Ciccotti, Giorgio Parisi, hanno scritto e pubblicato una lettera sulla prestigiosa rivista Nature, dove, tra l’altro si legge a proposito dei finanziamenti degli stati europei e in particolare di quello italiano:

Non tutti gli Stati membri fanno la loro parte. Per esempio l’Italia trascura gravemente la ricerca di base. Oramai da decenni il CNR non riesce a finanziare la ricerca di base, operando in un regime di perenne carenza di risorse. I fondi per la ricerca sono stati ridotti al lumicino.

C’è qualcosa che non va. Vi è una contraddizione. Mentre ci si entusiasma per i risultati di una ricerca, i cui investimenti, frutto della cooperazione europea, ma in particolare tra italiani e francesi, risalgono ovviamente ad anni passati, mentre si applaudono i fisici italiani che sono stati in primo piano nella scoperta della famosa particella di Higgs, nello stesso tempo è molto diffusa la preoccupazione, se non lo sconforto, tra gli scienziati e i ricercatori italiani degli scarsi fondi disponibili e della assai debole propensione a investire nella conoscenza. È bene che il governo, oltre che applaudire e farsi vanto dei risultati dei ricercatori italiani, si dia da fare pensando veramente al futuro.

alfonso-iacono

Prof. Alfonso Maurizio Iacono Dipartimento di Civiltà e Forme del sapere, Università di Pisa

da IL TIRRENO

L’infinitamente grande e il troppo poco per la ricerca ultima modifica: 2016-02-16T17:52:02+01:00 da ALFONSO  MAURIZIO IACONO
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