Draghi, cicale e formiche

FRANCESCO MOROSINI
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Graffiti sul recinto del cantiere della nuova sede in costruzione della BCE a Francoforte

Il presidente della BCE Draghi è forse un nemico della virtù monetaria? Insomma, c’è qualcosa di diabolico nella sua guerra dichiarata alla deflazione, la cui ombra lambisce l’Eurozona? Se lo chiedono in Germania, soprattutto in Bundesbank (la Banca centrale tedesca), vedendo nella sua “medicina monetaria” un veleno.

L’accusa è che la BCE di Draghi, abbattendo il costo del denaro per le banche a 0, o, addirittura a sottozero, in realtà avveleni l’economia. Cui aggiungere, ed è il cardine politico/filosofico dell’obbiezione tedesca alla BCE di Draghi, che così i paesi “cicale”, vedendo diminuire il costo del loro debito pubblico, saranno indotti ad allentare o, peggio, rimandare i duri sacrifici che soli, secondo Berlino, portano alla “santità fiscale”. C’è del vero in questo? Sì; e Draghi, se lo si ascolta, ne è pienamente consapevole, essendo egli stesso a sottolineare come l’abbattimento dei tassi d’interesse sia da usare con cautela, onde evitare che esso penalizzi la reddittività, quindi la stabilità finanziaria, di chi, come le assicurazioni, opera nel mercato della gestione del risparmio. D’altra parte sa, a ragione, che, senza le sue “medicine monetarie” (questa e le precedenti), l’Euroarea salterebbe.

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“Il gioco pericoloso di Mario Draghi con i soldi dei risparmiatori tedeschi”

E il primo dovere del presidente della BCE è evitare ciò che nella sua analisi è un rischio possibile. Va detto, però, che le preoccupazioni di Weidmann, presidente della Bundesbank, come di molta opinione pubblica tedesca, toccano un tema assai delicato: quello tra moneta e fisco. La qualcosa, riguardando valori affermati sia dalla Costituzione della Bundesrepublik Deutschland (BRD) che dai Trattati europei, ha portato, e può ancora portare, a contenziosi giuridici (sia presso la Corte Costituzionale di Karlsruhe che la Corte di Giustizia europea) contro le decisioni di una BCE troppo, probabilmente pensano a Berlino, “italianizzata”. Il valore giuridico tutelato è quello di evitare l’uso del torchio monetario della Banca centrale per finanziare la spesa pubblica, nascondendone l’onere (che, comunque, nel tempo dovrà sostenere) al contribuente. In particolare, per i principi della Costituzione tedesca come richiamati da una sentenza di Karlsruhe già del 1993, la permanenza della BRD nell’Unione monetaria (UME) presupporrebbe una politica monetaria dell’Eurotower esclusivamente attenta alla stabilità dei prezzi (ma senza vedervi la minaccia deflattiva ad essi) e alla tutela di quel diritto economico “fondamentale” per i cittadini/elettori tedeschi che è la tutela del risparmio (invero minacciata dai tassi a zero).

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Un tweet della leader di AfD: “La politica di Draghi è la rovina di banche, risparmiatori e stati. Chi lo fermerà”

Diversamente, sempre per Karlsruhe, la BRD potrebbe recedere dall’UME. Questa, in sintesi, la ratio della resistenza germanica a Draghi. È fondata? Di sicuro, essa è almeno opinabile. Certo, in linea di principio i valori affermati sono tutti condivisibili; tuttavia, vanno calibrati in relazione ai difficili equilibri che sottendono la tenuta dell’Eurozona. Ed anche per la BRD uscirne potrebbe significare scottarsi le dita.

Resta poi che il primo dovere dell’Eurotower è garantire la continuità dell’euro, finanche con misure monetarie non-convenzionali. Inoltre, se lo Statuto le impone di garantire la stabilità dei prezzi, ciò vale altresì contro, sebbene Weidmann paia sottovalutarla, la deflazione. Cui aggiungere, in coerenza a ciò, che per il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) all’art. 127 affida all’Eurosistema (BCE e Banche centrali nazionali Euroarea) il compito di evitare il conflitto tra stabilità dei prezzi, crescita economica, la piena occupazione e la competitività. Come, infatti, cerca di fare Draghi. Insomma, Draghi difende i principi costitutivi di Maastricht; ma li applica con quella duttilità che i suoi oppositori tedeschi credono sia abbandono di essi. Sbagliano: il presidente della BCE crede nella virtù monetaria; ma conosce le fragilità di quell’Eurozona che è chiamato a far sopravvivere.

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Francesco Morosini

IL MATTINO di Padova

Draghi, cicale e formiche ultima modifica: 2016-03-14T23:39:40+01:00 da FRANCESCO MOROSINI
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