Siamo in guerra? Ma che non domanda è?

YTALI
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Ho un milione di domande sul terrorismo, l’Europa, l’Africa, la violenza, l’Islam, l’Is, la Libia, la Turchia, la Siria, la polizia belga… Domande alle quali vorrei trovare una risposta, domande dalla cui risposta dipende un pezzo della mia – e credo della nostra, di tutti – vita.

Ma fra queste domande (non ripeterò che le parole sono quasi tutto quasi sempre e che le domande sono quasi più importanti delle risposte), ecco, fra queste domande una proprio non c’è, non mi è mai passata per la testa, eppure va per la maggiore, sembra cruciale intelligente polemicamente forte, e io stranisco perché a me non me ne frega nulla, non mi evoca niente, rispondere so che non cambierebbe di un millimetro la mia vita. E la domanda è: siamo in guerra? Chi se ne frega. Cosa vuol dire? Che significa realmente?

La guerra di Troia la chiamiamo guerra come la prima guerra mondiale ma difficile pensare avessero qualcosa in comune, come difficile accostare la seconda guerra mondiale – tutto sommato ancora vicina storicamente a noi – alla guerra con i droni (per quanto un drone possa essere metaforicamente paragonabile al cavallo di Troia).

Siamo in guerra?

È una domanda vuota, una non-domanda. Rispondere “sì” o rispondere “no” non cambia nulla nella vita quotidiana e nemmeno nella vita e nelle scelte degli stati. O davvero credete che se Renzi risponde “sì” manda militari di terra in Libia e se risponde “no” li tiene a casa? Ma dai. E rispondere sì o no cambia la nostra scelta di prendere o non prendere la metropolitana? di smettere o continuare a viaggiare in aereo? di togliere l’audio oppure no quando appare Salvini in tv? No, è chiaro che no. E allora che domanda è.

È una domanda che non  serve a trovare risposte, a guidare scelte personali o collettive, a cercare soluzioni. Ma serve – scusate la banalità – ad aumentare la paura, far crescere l’odio, a incrementare l’ignoranza, quell’ignoranza che da sempre fa così comodo a troppi e per questo, nei secoli, vanta un numero ineguagliato di fan.

Chi non si riconosce nell’odio, nel razzismo, nelle guerre di religione, per favore smetta di chiedersi se questa è o non è una guerra, smetta di dare spazio a questa domanda roboante e fasulla. Smetta subito. Sarebbe un piccolo passo avanti, un barlume di raziocinio nella follia generale, un minimo di igiene mentale e un millimetro di cervello lasciato sgombro dalle stupidaggini acciocché le mille domande difficili drammatiche sensate possano trovare un po’ più di spazio.

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Siamo in guerra? Ma che non domanda è? ultima modifica: 2016-03-23T17:40:14+01:00 da YTALI
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