Arredamento, perché il made in Italy non ha rivali

ERMETE REALACCI
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Si sono svolte in questo mese di aprile due fiere formidabili, vetrine del made in Italy e dello stile di vita italiano: Vinitaly a Verona giunta alla 50° edizione (9-12 aprile) e il Salone del Mobile di Milano (12-17 aprile) che ha raggiunto i 55 anni di vita, le rassegne più importanti al mondo per questi settori.

Non è però solo la rilevanza mondiale e l’aver superato il mezzo secolo che le accomuna, ma il grande cambiamento che questi due comparti hanno saputo affrontare per conquistare e rinnovare la nostra leadership nel mondo. Un cambiamento che è ancora in corso ma che è segnato dal passaggio dalla quantità alla qualità.

grafo 10 da Focus LEGNOARR

Nel caso del vino questo cambiamento è stato paradossalmente favorito da una terribile crisi di trenta anni fa: lo scandalo del metanolo, che produsse 23 morti e un crollo drammatico del settore.

Nella filiera del legno, invece, dalla necessità di confrontarsi con l’ingresso sul mercato di nuovi attori e dall’emergere di nuove domande. In entrambi i casi la sfida ambientale, il rapporto con i territori e con le comunità, hanno accompagnato questi percorsi e rappresentano oggi una grande opportunità per un’Italia che fa l’Italia.

Nel settore del legno in particolare la costante spinta per la qualità si sposa con la diffusione di stili di vita e di consumo più sobri e sostenibili, più attenti alle ragioni dell’ambiente e della salute, che hanno nella ‪green economy ‬e nell’ economia circolare‬ la loro frontiera e ci aiutano ad andare nella direzione indicata anche dalla Cop21 di Parigi sul clima. Una prospettiva, quella della “circular economy”, che il settore del LegnoArredo ha già iniziato a cogliere.

grafo 08 da Focus LEGNOARR

Sta crescendo, infatti, la consapevolezza che l’economia lineare (produci, consuma, butta) non sia più sostenibile e va quindi sostituita con l’economia circolare (produci, consuma, recupera); un cambiamento radicale che richiede nuovi prodotti e nuovi servizi. Il nostro Paese ha nel suo dna i cromosomi per un’economia più a misura d’uomo, che ha radici antiche: nasce dai territori, da una ricchissima sapienza artigiana, dalle nostre tradizioni, e le mette in connessione con l’innovazione tecnologica, con i nuovi talenti creativi, la rete. Da questa miscela si sviluppano le nostre eccellenze.

grafo 07 da Focus LEGNOARR

Il settore del LegnoArredo, la filiera del mobile per intenderci, rappresenta una delle punte avanzate di questo modello di sviluppo. Grazie alla sua tradizione e alla capacità di innovare senza perdere la propria anima, l’industria italiana del mobile ha iniziato a percorrere il cammino dell’innovazione in chiave ambientale e dell’economia circolare, assorbendo cultura e bellezza del nostro Paese.

Parliamo di un settore che vanta performance ambientali da primato in Europa. Sono eloquenti i dati della ricerca “Il made in Italy abita il futuro. Il Legno Arredo verso l’economia circolare” realizzata da Fondazione Symbola e FederLegnoArredo, presentata pochi giorni fa a Roma.

grafo C da MadeAbita Futuro

Sul fronte dei consumi di energia elettrica: la filiera del mobile usa trenta tonnellate equivalenti di petrolio (tep) ogni milione di euro prodotto, contro le 68 della media dei Paesi Ue, le 39 del Regno Unito, le 56 della Francia, le 63 della Germania, le 101 della Spagna. Idem dicasi per le emissioni climalteranti: con 39 tonnellate di CO2 equivalente per milione di euro prodotto, le nostre imprese del legno arredo fanno meglio di quelle tedesche (50), francesi (52), britanniche (93) e spagnole (124).

Del resto Investire green è una scelta che paga: il 23,4 per cento delle imprese del Legno Arredo che hanno fatto investimenti verdi (anni 2012- 2014) ha registrato un aumento del fatturato, contro il 17,6 per cento del imprese non eco-investitrici. Con uno spread di +5,8 punti percentuali a favore delle prime. Il 37,2 per cento delle imprese del Legno Arredo che ha fatto investimenti in sostenibilità ha esportato i suoi prodotti, a fronte del 22,4 per cento delle altre (14,8 punti percentuali di spread). Il 23,1 per cento delle imprese del settore eco investitrici ha fatto assunzioni, contro il 10,1 delle altre.

grafo A da MadeAbita Futuro

Gli investimenti green spingono anche l’innovazione: hanno sviluppato nuovi prodotti o servizi, infatti, il 30,4 per cento delle imprese che hanno effettuato eco-investimenti, solo il 18 per cento delle altre (+12,4 punti percentuali). Completa il quadro anche l’incidenza delle professioni green nel settore, che passano dal 12,7 per cento della forza lavoro complessivamente impiegata nel 2011 al 18,9 del 2014 (+6,2 punti percentuali in tre anni). Un dato superiore rispetto all’intero sistema economico, dove nel 2014 l’incidenza delle professioni green sul totale degli occupati è del 13,2 per cento.

Queste prestazioni ambientali, insieme a design, bellezza e qualità, contribuiscono a fare del legno arredo uno dei pilastri del made in Italy. Il 31 per cento le imprese del comparto tra il 2008 e il 2015 hanno investito in prodotti e tecnologie in grado di assicurare risparmio energetico e minor impatto ambientale, un dato superiore a quello complessivo della nostra economia dove il 24,5 per cento delle imprese hanno investito nel “verde”. Non solo, ma le aziende italiane dell’industria del mobile sono leader in Europa negli investimenti in ricerca e sviluppo, che spesso sono anche investimenti green, con 56,4 milioni di euro precedono quelle inglesi (44,6), tedesche (39,9) e francesi (17,5).

MadeAbita graf B da MadeAbita Futuro

Anche per questo l’industria italiana del Legno Arredo è seconda al mondo solo alla Cina per surplus commerciale, e, nonostante il deficit strutturale di materie prime, grazie alle proprie competenze manifatturiere genera un valore aggiunto di 4,9 miliardi di euro, di gran lunga superiore a quello di molti paesi naturalmente ricchi di materie prime legnose (come Francia, 2,3, Spagna, 1,8, Svezia, 900 milioni di euro). La filiera del mobile italiano è conosciuta e apprezzata nei mercati internazionali grazie all’operato di oltre 40 distretti industriali – due delle tre principali regioni produttrici di mobili dell’Unione Europea sono italiane (Veneto e Lombardia) e, tra le prime 15, ben 5 sono tricolori (anche Marche, Friuli Venezia Giulia, Toscana).

grafo 06 da Focus LEGNOARREDO

Ricordiamoci, inoltre, che una delle caratteristiche del LegnoArredo è quella di incorporare, come fattore produttivo cultura e bellezza, anche grazie alla grande tradizione del design italiano, che si è affermato in tutto il mondo a partire da quella stagione di eccezionale creatività, tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, quando il nostro design diventa non solo un momento progettuale finalizzato alla realizzazione di oggetti, ma anche uno strumento per rispondere a nuove domande sociali, trasformando il prodotto in uno strumento culturale e facendo della qualità la cifra distintiva del made in Italy.

grafo 09 DA Focus LEGNOARR

Uno che di sfide se ne intendeva, Thomas Alva Edison, diceva: “Se fossimo ciò che siamo capaci di fare, rimarremmo letteralmente sbalorditi”. La green economy e l’economia circolare tracciano il campo di una nuova sfida e di nuove opportunità che attendono tutto il made in Italy, le chiavi per garantire un rinnovamento all’altezza dei tempi. L’Italia deve portare in questo cammino la sua cultura e il legame con il territorio, la sua capacità di sintesi tra valori d’uso, bellezza, innovazione e sostenibilità. Insomma, deve fare l’Italia.

Realaccie

@erealacci   

Arredamento, perché il made in Italy non ha rivali ultima modifica: 2016-04-17T15:28:02+02:00 da ERMETE REALACCI
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