La pazzia di tenere attivi i manicomi giudiziari

Gli ospedali psichiatrici giudiziari dovevano essere aboliti già dal 31 marzo 2013. Poi, con un decreto di proroga, la data è stata spostata al 1° aprile 2014. Infine, il presidente della Repubblica pro-tempore Giorgio Napolitano aveva promulgato – “con estremo rammarico” – un altro decreto legge che rinviava la chiusura al 30 aprile 2015.
GIORGIO FRASCA POLARA
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L’Opg di Castiglione delle Stiviere (http://www.confbasaglia.org/)

Gli ospedali psichiatrici sono ancora lì, una (sottaciuta) vergogna nazionale alla quale si sottrae per ora solo  l’Opg di Castiglione delle Stiviere (Mantova), peraltro trasformato in Rems (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza): un semplice cambio di denominazione reso obbligatorio dalla legge. E gli altri cinque ospedali? Sono attivi, attivissimi: ospitano ancora un paio di centinaia di “internati” in condizioni spesso spaventose: sporcizia, talora violenze, eterna precarietà: anche otto nella stessa cella.

Dove stanno, questi ospedali? A Reggio Emilia; al Filippo Saporito di Aversa (Caserta); a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina); nella cadente Villa medìcea dell’Ambrogiana a Montelupo Fiorentino; al Sant’Eframo di Napoli.
E perché sono sempre in funzione? Perché, se la legge 81 prescriveva che con la chiusura degli ospedali fossero create le Rems, queste residenze sono quasi sempre rimaste sulla carta per mancanza di soldi, e così quei pazienti con disturbi psichici e autori di reati, restano o prigionieri negli ospedali o in balìa di un disordinato e del tutto casuale spostamento da una Rems “provvisoria” all’altra. Merito, almeno questo, della regione Emilia-Romagna: a Bologna e a Parma si accolgono diecine di internati provenienti dalla Lombardia e soprattutto dal Veneto, la regione più ritardataria nella realizzazione delle nuove strutture.

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L’Opg Filippo Saporito di Aversa

D’altra parte, man mano che gli ospedali psichiatrici si svuotano ma le Rems tardano a nascere, un centinaio di persone pur ritenute “destinatarie di una misura di sicurezza preventiva” per sé e per gli altri sono in libertà; e altri 455 pazienti, a causa della mancanza di letti nella propria regione, sono ricoverati lontano, in regioni diverse, anche sovraccaricando le poche Rems già esistenti.

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Come si risolve questa indegna grana che è (e resta) una vergogna nazionale? Nei confronti di diverse regioni è in atto un procedimento di nomina di un commissario governativo con poteri sostitutivi delle amministrazioni locali per iniziare (nel maggiore dei casi) o portare a conclusione il processo di costituzione delle Rems. Ma l’assessore alla sanità del Veneto (proprio una delle regioni più inadempienti agli obblighi di legge) ha contestato la decisione presa in sede di Conferenza Stato-Regioni di sostenere i commissariamenti, ed in particolare quello nella sua regione. Il motivo: sono già “attivi” sedici letti nell’ex ospedale di Nogara (Verona) ed altrettanti dovrebbero essere attivati a breve. In realtà anche quella di Nogara è una soluzione del tutto provvisoria e insufficiente: consiste nell’adattamento del secondo piano di un’ala dell’ospedale Stellini che era già pronto per diventare tutt’altra cosa: una comunità alloggio. Come Rems “provvisoria” non è quindi attrezzata per affrontare eventuali situazioni di emergenza. E poi la Lega dàgli a vantare i prestigiosi risultati dalla gestione sanitaria della regione…

Non è un caso che si cita qui un caso estremo di ritardo spinto sino al boicottaggio del commissariamento. È la prova impressionante (e non isolata) delle difficoltà, delle contestazioni, degli intralci burocratici a risolvere un problema di civiltà e di democrazia sociale; e, per contro, dei conseguenti disagi, dei patimenti, delle sofferenze in cui tuttora vivono non dei delinquenti comuni ma dei malati che hanno bisogno di cure, di assistenza, di una gestione umana del loro stato.

La pazzia di tenere attivi i manicomi giudiziari ultima modifica: 2016-04-29T22:51:55+02:00 da GIORGIO FRASCA POLARA
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4 commenti

Valerio Rosso 2 Maggio 2016 a 6:51

Bel post! Grazie… Ti seguirò!

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ytali 2 Maggio 2016 a 11:11

la ringrazio del giudizio. per me è un dovere denunciare queste indegne vicende. cordialità, gfp

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Antonio Augusto Rizzoli 3 Maggio 2016 a 16:26

Le osservazioni di Giorgio Frasca Polara sono così astratte che non possono non avere la condivisione di tutti. La realtà è che i ricoverati negli OO.PP. sono psicotici delinquenti con un alto indice di recidive e che la loro gestione (non sistemazione !) è difficile e costosa. Il gestirli male però espone al pericolo di reiterazione dei loro comportamenti. Gli OO.PP. non sono però mai stati trasformati, ammodernati né controllati per le loro condizioni spesso indegne (non sempre… Castiglione delle Stiviere offriva un trattamento molto accettabile). Si fa presto a cancellare con un tratto di penna delle strutture ed i loro ospiti, ma i risultati ora si vedono. La creazione di strutture piccole non sarebbe stata impossibile, vista la spesa limitata di fronte agli enormi sprechi dell’amministrazione statale. Non si è voluto farlo, come non si è voluto effettuare rigorosi controlli all’interno dei vari OO.PP: – Antonio Rizzoli psichiatra e criminologo.

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ytali 3 Maggio 2016 a 18:45

Dottor Rizzoli, che uno psichiatra e criminologo come lei definisca “psicotici delinquenti” tutti coloro, senza distinzione, che hanno vissuto e vivono nei manicomi giudiziari è un segno di disumanità e di ingiustizia assolutamente impressionante. E qui avrei voluto fermarmi se non avessi notato, in chiusura del suo commento, che “non si è voluto [io, che non sono psichiatra e criminologo, avrei scritto: non si sono voluti] effettuare rigorosi controlli all’interno dei vari ospedali psichiatrici”. A chi lo dice? ytali ed io non facciamo gli ispettori. Lo dica, alto e forte, ad un paio di ministri che hanno la responsabilità della gestione vergognosa del dopo “abolizione” degli OO.PP. Una vergogna che offende tutte le persone civili e in primo luogo PERSONE vittime del sistema giudiziario e che meritano pietà per la orribile condizione in cui sono costrette. Giorgio Frasca Polara

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