Spagna al voto nella frammentazione. Un “Monti” a Madrid?

CLAUDIO MADRICARDO
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La Spagna torna dunque alle urne. Il risultato dello scorso 20 dicembre ha seppellito definitivamente il sistema bipartitico su cui il paese aveva poggiato il proprio sviluppo dopo l’uscita dal franchismo, tratteggiando una situazione di instabilità politica “all’italiana” senza possedere, la politica iberica, le peculiari attitudini alla mediazione e al compromesso proprie della cultura politica del nostro paese.

Le previsioni danno il PP in testa ma privo della maggioranza necessaria per formare un governo. Il PSOE avrà più seggi ma si assisterà a un sorpasso, in termini di voti, da parte di Unidos Podemos. Difficile dunque immaginare un governo di sinistra a trazione socialista. Non fosse altro per il fatto che Podemos chiede una riforma elettorale. Soluzioni possibili: un governo PP senza Rajoy con appoggio esterno del PSOE. Il che significa suicidio socialista. O un governo di un eurocrate alla maniera del Mario Monti del 2011. Visto anche il risultato del referendum inglese.

Scenario plausibile?

Sì, credo che il tema sia più o meno questo, dice a ytali. Consuelo Calabuig Montesinos, giornalista di TV 2 e di Canal Nou che fino alla sua chiusura è stato il primo canale della televisione pubblica della Comunidad Valenciana.

Personalmente spero che si possa arrivare a un governo con Ciudadanos, PSOE e Partido Popular. Non vedo alternative, per quanto questo – me ne rendo conto – significhi il suicidio del PSOE. Purtroppo Podemos incarna un populismo molto pericoloso, e credo sia meglio che il PSOE stia in panchina un’altra volta. Da lì può rifondare un progetto che torni a entusiasmare il Paese.

Il voto si svolge all’indomani del referendum britannico, che inevitabilmente proietta la sua ombra lunga fino alla penisola iberica.

Non c’è dubbio – osserva Consuelo, che è anche militante del PSOE valenziano e ha partecipato alla campagna elettorale – il risultato del voto nel Regno Unito può avvantaggiare il il Partido Popular e non favorisce le nuove formazioni. In ogni caso, per quanto riguarda il risultato elettorale del PSOE, sono sicura che manterrà i suoi novanta seggi.

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Consuelo Calabuig Montesino

Così, dopo sei mesi di infruttuose trattative tese a varare un nuovo governo, rischia di essere una consultazione, quella di domani, che difficilmente potrà consegnare una fotografia differente del paese che sia capace di dare una chiara maggioranza a urne chiuse. Facile che si dovrà assistere a una nuova fase di trattative. La differenza è che questa volta eserciterà il suo peso il recente risultato della Brexit, che se da una parte potrebbe favorire il centrista PP – come puntualizza Consuelo, e con lei diversi osservatori – nell’esito del voto (in Spagna si parla di voto al miedo), e potrebbe rafforzare dentro il PSOE le voci disponibili a un compromesso teso a formare un nuovo governo con i popolari, con una convergenza di Ciudadanos che viene data per scontata.

È uno scenario che indebolirebbe – anche tenuto conto delle ragioni della crisi europea – le voci di coloro che all’interno del PSOE spererebbero in un governo di coalizione con Unidos Podemos, in una compagine a chiara egemonia socialista. Una via sempre più stretta, se è vero come è vero che Unidos Podemos ha basato la sua campagna sul sorpasso dei socialisti. In termini di voti, non in quello dei seggi. Vista la legge elettorale spagnola che penalizza le formazioni alla Podemos privilegiando i partiti storici come il PSOE. E alla luce di quanto detto, parrebbe ben difficile che Podemos, che sempre si è battuto per una riforma elettorale, accetti di far parte di un governo di coalizione con i socialisti in un ruolo subalterno, tanto più se, come pare, è destinato a superarli in termini di voti reali.

Non resterebbe quindi al PSOE che la via dell’accordo con il PP, ottenuto magari l’allontanamento di Mariano Rajoy come precondizione necessaria. Per molti ciò corrisponderebbe al suicidio politico dei socialisti, come bene puntualizza Consuelo. Infatti, darebbe fiato e spazio alle manovre di Unidos Podemos a sinistra. Ma forse un suicidio necessario, in attesa che la situazione decanti, e che il PSOE, pur appoggiando dall’esterno il nuovo governo, sia capace di intraprendere una strada per individuare un’alternativa che sappia infondere entusiasmo al suo elettorato, sfiduciato per la proposta politica del partito, ma incapace di fare il salto votando Unidos Podemos.

A meno che la soluzione non sia ancora una volta all’italiana, e che i maggiori partiti spagnoli non optino per un governo di un Mario Monti spagnolo, un eurocrate che possa formare un governo, tranquillizzare i mercati, fare le riforme necessarie, in primo luogo anche quella elettorale, e consentire ai maggiori partiti di avviare le necessarie riflessioni e i posizionamenti che la nuova fase seguita alla fine del bipartitismo impone.

Claudio Madricardo

@claudiomadricar

Oggi il voto. Enigma spagnolo di Ettore Siniscalchi

Spagna al voto nella frammentazione. Un “Monti” a Madrid? ultima modifica: 2016-06-25T13:06:07+02:00 da CLAUDIO MADRICARDO
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