Ed ecco ytali., in una nuova veste grafica, che la rende più gradevole e più funzionale. È un layout che valorizza le novità che già ora sono evidenti, in particolare nella home page, e quelle che via via s’aggiungeranno. Contemporaneamente, in tempi brevi, avvieremo una nuova newsletter e un più organico flusso di comunicazione sui social network, per rilanciare contenuti e iniziative della rivista.
È questo un punto di arrivo di un anno e mezzo di attività, ed è soprattutto un punto di partenza per raggiungere una meta molto ambiziosa, che all’inizio poteva sembrare velleitaria e che adesso può essere considerata realistica, quella di poter arrivare a essere tra le migliori riviste online nel panorama italiano. Di qui poi la meta più ambita, quella di arrivare a diventare un magazine bilingue, e giocare così anche una partita internazionale.
Sono propositi impegnativi. Ma non irraggiungibili. Certo, portano con sé l’insidia di mettere più a nudo le difficoltà di un’impresa come la nostra.
C’è da dire che il contesto attuale entro il quale ci muoviamo ci aiuta. L’informazione è alle prese con un mondo in sorprendente continua trasformazione, che mette alla prova duramente i consueti modi di osservare le cose, di analizzarle e di raccontarle. Per nessuno, proprio per nessuno, ci sono posizioni acquisite una volta per sempre, tanto meno quelle costruite secondo i criteri in voga nel secolo scorso e in queste ultime sue propaggini del nuovo millennio.
Nel mare sconfinato della rete, procedono bene le pubblicazioni “aperte” e “plurali”, che si pongono l’obiettivo primario di individuare e mettere in luce le connessioni giuste dentro gli eventi, tra gli eventi, nei fenomeni, tra i fenomeni, all’interno di un ciclo dell’informazione velocissimo. Molto, molto veloce, sempre più, eppure, paradossalmente, anche meno effimero di quanto non si pensi, in raffronto con quanto accadeva nel mondo dei media del Novecento.
Diversamente dall’epoca dell’informazione di carta, dove il giornale del giorno dopo era buono per incartare il pesce e i Rolling Stones cantavano “Who wants yesterdays papers / Nobody in the world”, la rete tiene dentro tutto, è un archivio che si rinnova e s’arricchisce perennemente, dove niente va perduto. Un articolo scritto, anche bellissimo, te lo dovevi ritagliare per conservartelo, o cercarlo poi in emeroteca. Un articolo bruttissimo poteva essere dimenticato il giorno dopo. Non così in internet.
Una rivista come la nostra naviga su questo mondo in agitazione e in movimento, e può procedere ponderatamente, senza l’ansia delle pubblicazioni che seguono al secondo le notizie ma offrendo con calma il massimo possibile di strumenti per capire quel che succede, con uno sguardo che può essere controcorrente ma non programmaticamente schierato da una parte o dall’altra, e con uno stile non convenzionale, che non significa eccentrico a ogni costo.
Tutto questo sarà possibile solo grazie dell’aiuto che ci darete, leggendoci e facendo girare voce su di noi.

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