Ci siamo, tra pochi giorni quasi 600.000 diciottenni avranno la possibilità di attivare una app a loro dedicata, 18app, attraverso la quale accedere a diversi servizi culturali. Prima dovranno registrarsi allo Spid e poi saranno messi nella condizione di attivare la app. Nel frattempo migliaia di esercenti possono già registrarsi nel portale dedicato, in modo che, una volta attivata la app, i neomaggiorenni avranno migliaia di opportunità per spendere questo regalo culturale.
E fin qui, tutto bene… peccato che il nostro sia il paese della negatività. Da giorni si leggono sui giornali e sui social media critiche e lamentele sulla difficoltà degli esercenti a registrarsi o sulla difficoltà a reperire informazioni.
Viene dunque voglia di fare qualche riflessione: la registrazione alla app da parte dei ragazzi prevede la registrazione allo SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale che prevede una coppia di credenziali (nome utente e password) tramite le quali si può accedere online ai servizi della pubblica amministrazione e alcuni privati.
È la prima occasione di far accedere un gruppo di cittadini, in maniera trasversale e molto ampia, ai servizi digitali del paese. Trasversale perché riguarda i diciottenni italiani, di tutte le regioni, e i ragazzi stranieri con regolare permesso di soggiorno; molto ampia perché si suppone che un regalo di cinquecento euro invoglierà un numero davvero importante (se non tutti) di maggiorenni a iscriversi. Inoltre far passare il meccanismo attraverso una app, non garantirà l’assenza di furberie, nel paese della creatività della truffa, ma certo favorirà i controlli.
D’altra parte anche gli esercenti che vogliono essere visibili nella app devono registrarsi: anche qui il meccanismo è semplice, ma prevede che il singolo esercente abbia le proprie credenziali di Fisconline, per poter registrare il voucher creato dalla app. Molti esercenti, specie i piccoli librai, si affidano saggiamente ad intermediari professionisti nella gestioni delle incombenze burocratiche: questo tuttavia non dovrebbe impedire di avere accesso alle proprie pratiche fiscali e non solo. L’obbligo imposto dal sistema della 18app, favorirà dunque anche un aggiornamento pratico, ma soprattutto di mentalità, da parte di chi fa fatica a rendersi conto che la digitalizzazione è inevitabile ed irreversibile e che dobbiamo coglierne i virtuosismi.
C’è chi si domanda anche che cos’è la cultura: un libro di cucina è cultura? Forse sì, nella misura in cui ti porta ad esempio ad entrare in una libreria per la prima volta e a scoprire che lì non si acquista con un click, ma si sceglie parlando con un libraio, che ascolta e consiglia.
La prima domanda che passa nella mente della libraia (ormai over cinquanta) è « come avrei speso io, diciott’anni, un milione di lire?», potendo scegliere fra cinema, teatro, concerti, musei e libri? Libri, certo, qualche commedia teatrale, e, perché no, magari un concerto di Bob Dylan…che non si può dire non faccia parte della storia della musica pop degli ultimi quant’anni!
A tutto questo va aggiunto che, in un paese dove si legge molto poco e dove, nelle aree in cui non si legge, non si va al cinema, né a teatro e ancor meno nei Musei, un “buono” per avvicinare i ragazzi al valore della cultura, probabilmente non è la soluzione al problema, ma ci auguriamo possa avere un effetto boule de neige, offrendo ai ragazzi la possibilità di sperimentare e magari appassionarsi alla magia di un buon libro o di una bella commedia.
I neomaggiorenni, sono il futuro del nostro paese: la lettura e la cultura sono strumenti di crescita, ma anche di consapevolezza e capacità critica, per non accettare passivamente tutto ciò che ci viene proposto: mi auguro che i diciottenni sappiano cogliere questa occasione, per diventare protagonisti nel futuro dell’Italia.

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