Strada facendo, la Sicilia si sbriciola

GIORGIO FRASCA POLARA
Condividi
PDF

Tra i tanti guasti di una Sicilia in permanente (e non curato) dissesto idrogeologico, c’è quello della condizione delle scarse autostrade e delle strade statali. Il “caso” siciliano non è certo isolato, nel Paese, ma nell’isola il fenomeno ha assunto e assume una dimensione patologica che chiama in causa le responsabilità in primo luogo dell’Anas ma anche gli appalti e i subappalti e infine la sorte delle doverose inchieste giudiziarie.

Già, molti ricorderanno – le riprese e le foto del disastro hanno fatto il giro del mondo – il cedimento di due piloni del viadotto Himera lungo l’autostrada A19, Palermo-Catania, al chilometro 61, tra gli svincoli di Scillato e Tremonzelli, il 10 aprile 2015. (Ci son voluti un anno e una settimana per riaprire questo viadotto, con “inaugurazione” del presidente del Consiglio.) La frana era in movimento da dieci anni sulla provinciale a fianco, la Scillato-Caltavuturo. Bene, anzi male: la procura di Termini Imerese, competente per territorio, aveva aperto una inchiesta per “disastro colposo”. Non si sa che fine abbia fatto l’inchiesta, certo è che nessuno ha pagato. Caso isolato? “Incidente” fortuito? No, è tutta una litania di disastri analoghi che si susseguono da qualche anno:

crollo_viadotto_licata

Il crollo del viadotto Petrulla, tra Licata e Ravanusa

 

appena qualche mese dopo il caso-Himera, il 30 dicembre di quello stesso 2015 aveva ceduto il viadotto Scorciavacche (inaugurato da appena dieci giorni) sulla “scorrimento veloce” Palermo-Agrigento: carenze strutturali, si accertò;

ma già l’anno prima (7 luglio 2014) c’era stato un altro cedimento a pochi chilometri di distanza: lungo la statale 626, tra Licata e Canicattì, nell’agrigentino, era crollata una campata del viadotto Petrulla: rottura delle travi di così detto cemento armato all’altezza di Ravanusa;

e l’anno ancora prima (2 febbraio 2013) era crollato un altro viadotto, quello sul fiume Verdura, lungo la strada statale 115, tra Ribera e Sciacca;

stessa sorte, sulla stessa già menzionata statale 626, era toccata al viadotto Geremia II, in località Butera, sul tratto Gela-Caltanissetta. Qui la vicenda è ancora peggiore: un primo cedimento strutturale era avvenuto il 21 maggio 2009, seguito dal rovinoso crollo una settimana dopo. Il viadotto era stato inaugurato appena tre anni prima. Si parlò (fu accertato da un’inchiesta) di calcestruzzo depotenziato: insomma cemento condito con sabbia;

ponte

Viadotto Geremia

Possono bastare questi cinque casi per tirare una morale, assolutamente identica, perché assolutamente coerente con crolli assolutamente simili: tutti su viadotti.

La prima questione riguarda gli appalti affidati dall’Anas ad imprese che, probabilmente, hanno soltanto speso il necessario per il ripristino delle opere maldestramente o truffaldinamente realizzate. Chi controlla gli affidamenti in appalto o peggio in subappalto? E chi soprattutto controlla l’Anas e il suo operato al centro, ovunque in Italia, di pesanti giudizi che sono alla fine costate la testa al patron Pietro Ciucci, “dimissionario” con due miliardi di liquidazione (ma subito auto-sistematosi, nella stessa sede Anas, alla presidenza di una Associazione Amici delle strade).

La seconda questione riguarda le verifiche post-aggiustamenti. Sappiamo che in genere le riparazioni o il rifacimento ex novo sono stati effettuati dalle stesse imprese responsabili dei crolli, ma poi chi ha eseguito i controlli – le verifiche, appunto – sui rifacimenti? Forse proprio la stessa Anas responsabile di avere affidato le opere ad imprese e sub-imprese responsabili dei crolli? E quanto sono costate queste verifiche, e a chi ne è stato girato il costo?

La terza questione chiama in causa la magistratura, e in particolare le procure che di volta in volta sono intervenute per legge sui luoghi dei disastri per avviare le doverose inchieste. Che fine hanno fatto le indagini? Hanno portato a incriminazioni? E le incriminazioni hanno condotto a processi? E i processi che esito hanno avuto? Non si hanno notizie delle une e degli altri. Questo è male, anzi il male sono i disastri a catena, il peggio sono gli assai misteriosi seguiti, sempre a catena…

 

Strada facendo, la Sicilia si sbriciola ultima modifica: 2016-10-11T22:47:15+02:00 da GIORGIO FRASCA POLARA
Iscriviti alla newsletter di ytali.
Sostienici
DONA IL TUO 5 PER MILLE A YTALI
Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!

VAI AL PROSSIMO ARTICOLO:

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE:

Lascia un commento