Ci avviciniamo alla ricorrenza del 4 novembre 1966 il “giorno più lungo” per Venezia, così denominato perché la stessa sopravvivenza della città è messa a dura prova. A cinquant’anni da quelle ore drammatiche è in corso una serie di iniziative tra cui mostre, esposizioni, rappresentazioni e convegni per ricordare quei momenti e per riflettere su cosa si è fatto e cosa si dovrebbe fare per la salvaguardia e la rivitalizzazione della Città e della Laguna.
Il primo convegno, organizzato dal Comune di Venezia, che si è svolto lo scorso 21 ottobre era dedicato alla Legge Speciale per Venezia. Scelta difficilmente contestabile. Le finanze locali infatti non potranno mai arrivare a garantire la salvaguardia fisica della città e senza l’intervento dello Stato il futuro delle pietre di Venezia e di tutta la laguna si prospetta assai plumbeo.
Il convegno, tenutosi a Palazzo Ducale nella Sala dello Scrutinio sotto lo sguardo di 42 Dogi, ha regalato qualche sorpresa. Il sindaco Brugnaro, l’assessore regionale Marcato, il sottosegretario Baretta e il presidente de La Biennale Baratta hanno espresso infatti un giudizio positivo sulla legislazione speciale (sono quattro i provvedimenti che ne costituiscono l’ossatura: 171/73, 798/1984, 360/1991, 139/1992) anche se tutte le forze politiche veneziane negli ultimi anni avevano più volte ribadito la necessità di rivederla, e così facendo i relatori hanno di fatto cancellato gli ultimi anni di dibattito sul tema svoltosi a Venezia.
È stato Paolo Baratta, unico partecipante che non rappresenta né Enti locali né il Governo, testimoniando plasticamente come La Biennale sotto la sua presidenza si stia ritagliando un ruolo sempre più influente anche al di fuori del suo stretto campo d’intervento, a definire la legge “buona” e tale affermazione è stata sottoscritta da tutti. Se la legge è buona perché non viene rifinanziata? Sempre Baratta ha suggerito una risposta poi fatta sua dal sindaco: si è rotto un patto politico tra enti locali e governo su Venezia.
Nel convegno l’analisi non è proseguita e purtroppo non ci si è chiesti perché tale patto si sia rotto. Uno spunto di riflessione si può trovare nell’ultimo rapporto di Urban@it, centro studi emanazione di molte università italiane che produce annualmente questa analisi centrata sulle politiche urbane. Nell’ultimo numero un capitolo è dedicato a Venezia (ad oggi è disponibile solo l’abstract) città letta come luogo del conflitto, in primis politico, tanto che, secondo gli autori, essa è “terreno di osservazione del fallimento dell’azione pubblica in Italia e della questione morale nazionale”.
È fuor di dubbio che il clima politico esistente tra le forze politiche negli anni Sessanta è radicalmente differente rispetto a quello odierno. Venezia possiede dal 1939 una legislazione speciale e già nel gennaio del 1966, quindi 10 mesi prima dell’Aqua granda, i parlamentari veneziani cercano di rifinanziare questo strumento. La proposta di legge 1609 è presentata da Vincenzo Gagliardi (DC) e vede tra i firmatari altri parlamentari dello scudo crociato (Nerino Cavallari, Costante Degan e Ruggero Lombardi), ma soprattutto rappresentanti del PLI (Massimo Alesi), del PSI (Mario Luzzato), del PSDI (Gian Matteo Matteotti), del PSIUP (Ugo Perinelli) e del PCI (Ugo Marchesi, Giuseppe Golinelli e Gian Mario Vianello).
I fatti del novembre ’66 danno alle loro istanze maggior forza, tanto che si arriva alla legge 171 del 1973 comunemente considerata la prima legge speciale su Venezia e che rappresenta a tutti gli effetti un salto di qualità enorme nell’impegno dello Stato per la salvaguardia e la rigenerazione socio-economica della città. Una battaglia molto difficile, a volte estenuante, durante la quale molti parlamentari non veneziani sono intervenuti più volte per sottolineare come la legislazione speciale si configurasse come un unicum in grado di “incrinare profondamente (…) tutta la struttura amministrativa dello Stato” (parole dell’onorevole laziale Agostino Greggi del 12 novembre 1969), o ancora uno ius singulare, secondo il senatore toscano Giuseppe Togni (1 dicembre 1971).
La dialettica tra le forze politiche e gli stessi rappresentanti veneziani è molto aspra, le visioni su come configurare il provvedimento legislativo differenti, in alcuni casi agli antipodi, su moltissime questioni (peso degli Enti locali, interventi su Porto Marghera, ecc.), e spesso la maggioranza a sostegno del provvedimento cambia seguendo le dinamiche della politica nazionale, ma tutte le forze politiche spingono per arrivare all’approvazione di quella che è la legge 171/73. Questo clima di collaborazione si ritrova anche in consiglio comunale quando nel dicembre del 1974 si devono approvare i piani particolareggiati senza i quali lo Stato non avrebbe erogato i fondi stanziati.
Torniamo quindi alla categoria del conflitto. Tra il 1966 e il 1973 il confronto è aspro, ma la politica veneziana riesce ad arrivare ad una legge che si apre affermando: “La salvaguardia di Venezia e della sua laguna è dichiarata problema di preminente interesse nazionale”. Una politica consapevole che un corretto equilibrio nel governo del territorio è figlio di “un superiore equilibrio politico”. Quest’ultima affermazione è di Giulio Obici e si trova nel suo celebre libro, Venezia fino a quando?, scritto alcuni mesi dopo l’alluvione.
La speranza è che lo “spirito del ’66”, magari aiutato dagli incontri organizzati per il cinquantenario, possa ritrovarsi, ma purtroppo non sembrano esserci le condizioni perché ciò avvenga. Basti pensare che in parlamento, tra camera e senato, giacciono diverse proposte per una nuova legge speciale tutte ferme in diversi commissioni e con pochissima possibilità di essere discusse in aula.
Altro indizio è che al convegno dello scorso 21 ottobre il presidente della Regione non ha ritenuto di partecipare, scelta simile a quella del governo rappresentato da un sottosegretario veneziano. L’atteggiamento filogovernativo del sindaco, tanto nei confronti della Regione che del governo, rivendicato dal primo cittadino anche nel corso di questo convegno, sembra proprio non pagare e forse a Ca’ Farsetti dovrebbero incominciare a interrogarsi sul perché di questa scarsa attenzione tanto di Palazzo Chigi quanto di Palazzo Balbi. Insomma non sembrano esserci molte speranze per l’inserimento di nuove risorse per Venezia nella legge di Stabilità, al riguardo è stato molto onesto l’onorevole Baretta, e tantomeno per il rifinanziamento dell’attuale legislazione speciale.
In occasione del quarantennale dell’alluvione del 4 novembre 1966, il Comune di Venezia promuove la raccolta e la pubblicazione on line di fotografie e filmati realizzati in quei drammatici giorni.
La raccolta costituisce un comune grande Album privato dell’alluvione, un luogo di incontro della memoria individuale, un’occasione per renderla patrimonio condiviso della città.
LE FOTO CHE PUBBLICHIAMO SONO TRATTE DALLA SUDDETTA RACCOLTA
Chi in futuro desideri contribuire alla crescita della raccolta potrà inviare le proprie immagini o filmati concordando le modalità di consegna con l’Archivio della Comunicazione del Comune di Venezia (numero telefonico 041.274.8421 oppure 041.2748329).

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