Nel mondo le 62 persone più ricche possiedono oggi la stessa ricchezza posseduta da tre miliardi e seicento milioni di persone più povere del pianeta. In Italia l’uno per cento più ricco della popolazione detiene il 23,4 per cento dell’intera ricchezza nazionale netta. Una polarizzazione sociale inaccettabile e una fotografia impietosa di una situazione divenuta sempre più insostenibile. Se la globalizzazione è un dato di fatto non lo è necessariamente anche il suo carico di ineguaglianze ed ingiustizie.
In verità c’è addirittura chi pensa che le disuguaglianze facciano bene. Il giornalista Nicola Porro ad esempio ha dedicato il suo ultimo libro “La disuguaglianza fa bene. Manuale di sopravvivenza per un liberista” (uscito lo scorso settembre per le edizioni La nave di Teseo) proprio a sostegno di questa tesi. Non la pensa così Oxfam, una delle più grandi ed importanti organizzazioni non governative d’Europa, che per comprendere meglio quale sia l’impatto di questa situazione sull’opinione pubblica ha commissionato un’indagine demoscopica all’istituto Demopolis i cui dati sono stati resi noti nei giorni scorsi nel corso di un confronto pubblico presso la camera dei deputati.
Il 61 per cento dei cittadini italiani ritiene che negli ultimi cinque anni, nel nostro Paese, le disuguaglianze siano aumentate. Per il 76 per cento le più forti tra esse si manifestano sul reddito, per il 63 per cento sul patrimonio e per il sessanta per cento sulle opportunità di accesso al mondo del lavoro. Per l’ottanta per cento degli italiani sono prioritarie e urgenti politiche per ridurre le disuguaglianze tra i cittadini e il 65 per cento dei nostri connazionali considera l’evasione e l’elusione fiscale una condizione che le incrementa mentre l’82 per cento considera il sistema fiscale italiano non equo. In particolare il 69 per cento ritiene che le grandi imprese siano fiscalmente avvantaggiate rispetto alle piccole e alle medie ed il 66 per cento ritiene che le multinazionali operanti in Italia non contribuiscano in misura sufficiente al fisco del nostro Paese.
Una delle leve da utilizzare per contrastare questa situazione, a parere di Oxfam, sta nel porre fine ai paradisi fiscali e nell’introdurre misure efficaci di contrasto all’evasione e all’elusione. Sono cinque gli obiettivi e gli strumenti concreti indicati dalla ONG e contenuti in una petizione già sottoscritta da 342 mila cittadini italiani: ottenere registri centralizzati e pubblici degli effettivi beneficiari di società, fondazioni e trust per garantire una effettiva trasparenza finanziaria; ottenere una rendicontazione pubblica in ciascun Paese europeo; redigere una “lista nera” dei paradisi fiscali a livello europeo e un modello di tassazione unitaria delle multinazionali nella UE per evitare che quest’ultime scelgano, come fanno, i Paesi fiscalmente più vantaggiosi pur operando significativamente anche in altri. Infine ottenere l’istituzione di un comitato intergovernativo per la riforma della fiscalità internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite di modo che possano avere voce su questa questione anche i Paesi in via di sviluppo attualmente vittime di abusi fiscali si calcola per circa cento miliardi di dollari all’anno.
In parole povere l’eccesso di disuguaglianze non solo fa male, ma è possibile anche contrastarlo.

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