Calcio. World Cup 2018. L’avVentura della “giovane Italia”

Il 2016 azzurro si chiude con un bilancio positivo, ma il cammino per Russia 2018 è irto ancora di tante spine
UMBERTO ZANE
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Con la vittoria sul Liechtenstein e il pareggio in amichevole con la Germania, il 2016 si chiude per la Nazionale italiana con tante speranze e note positive, ma anche con uno spettro da esorcizzare, vecchio di 58 anni, materializzatosi, in un freddo pomeriggio di gennaio, a Belfast.

Quel giorno all’Italia bastava un semplice pareggio, contro una nazionale sicuramente non irresistibile, che mai era riuscita sino a quel momento a partecipare ad una fase finale di una rassegna internazionale.
Un pareggio che tra l’altro gli azzurri avevano già ottenuto, poche settimane prima: un 2 a 2 buono però solo per aggiornare le statistiche degli annuari, ma non ritenuto valido dalla Fifa perchè l’arbitro designato, l’ungherese Zsolt, quel 4 dicembre del 1957, non era potuto arrivare in Nord Irlanda, per colpa della nebbia, e quindi la partita, diretta da un direttore di gara locale, aveva assunto il valore di una semplice amichevole, divenuta peraltro una battaglia, sia in campo che sugli spalti.

In quella ufficiale, il 15 gennaio del 1958, un’Italia infarcita di oriundi (ben 4, alcuni dei quali, come Schiaffino e Ghiggia, si erano già laureati 8 anni prima campioni del mondo con l’Uruguay), usciva però sconfitta dal “Windsor Park” per 2 a 1, venendo così clamorosamente eliminata dalla fase finale dei Mondiali, in programma pochi mesi dopo in Svezia.
Un insuccesso, per fortuna rimasto unico nella storia della Nazionale: negli ultimi sessant’anni, pur tra alti e bassi, mai la squadra italiana ha rischiato di non partecipare alla quadriennale rassegna iridata, qualificandosi quasi sempre senza grossi patemi.

L’unico vero rischio solo per i Mondiali 1998, con un’Italia imbattuta nel suo girone, ma dietro ugualmente di un punto dall’Inghilterra (che pure era stata sconfitta a Wembley) e costretta così agli spareggi delle seconde.
Gli azzurri, non troppo fortunati nel sorteggio, si erano trovati di fronte la temibile Russia: all’andata sotto la tormenta, c’era stato tra l’altro l’esordio di Buffon, subentrato all’infortunato Pagliuca, che aveva contribuito con un intervento prodigioso a inchiodare i sovietici sull’1 a 1; al ritorno era stato poi un gol di Casiraghi a regalarci i Mondiali in Francia.
A sessant’anni dall’unica clamorosa eliminazione e a venti da quella sofferta qualificazione, la nuova Nazionale targata Ventura, rischia purtroppo seriamente di doversi giocare fino all’ultimo la partecipazione ai Mondiali del 2018 in Russia.

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Questa seconda parte del 2016, quella del dopo-Conte, si chiude infatti con un’Italia che è sì al primo posto del suo girone, a pari punti con la Spagna, ma con un cammino ora decisamente più favorevole agli iberici, che non solo sono nettamente in vantaggio nella differenza reti (prima discriminante in caso di arrivo a pari punteggio) e hanno già superato le due trasferte più difficili (quella contro di noi, finita in parità, e quella in Albania, chiusa con un sofferto successo) ma, soprattutto, avranno a disposizione il match-ball decisivo contro i nostri in casa, con due risultati a disposizione su tre.

Lo spettro dello spareggio delle seconde è insomma più che concreto, e l’Italia potrebbe dover fare i conti con altre Nazionali europee da prendere decisamente con le molle, alcune delle quali forse al momento anche superiori a noi.
La situazione degli altri gironi eliminatori non può in questo senso non destare qualche preoccupazione.

Nel gruppo A la Francia dovrà sudare per conquistare il primo posto contro la sempre temibile (e in ricostruzione) Olanda e la coriacea Svezia; nel B i campioni d’Europa del Portogallo sono all’inseguimento della sorprendente Svizzera (ancora a punteggio pieno): chi non si qualificherà direttamente sarà comunque un cliente difficilissimo per lo spareggio.
Nel gruppo C tutto semplice per la Germania, mentre al barrage potrebbero finire la Repubblica Ceca o, più probabilmente…l’Irlanda del Nord; nel D, invece, il Galles di Bale, semifinalista agli ultimi europei, è dietro a Irlanda e Serbia, e rischia davvero di non riuscire ad agguantare il primo posto.

Il gruppo E è saldamente comandato dalla forte Polonia: si giocheranno il secondo posto Macedonia, Romania e Danimarca; nel girone F Inghilterra già quasi inattaccabile e dietro a lei Slovenia e Slovacchia; nell’H Belgio superstar, inseguito da Grecia e Bosnia; nell’I Croazia già davanti a Ucraina e Islanda.

Al momento, insomma, l’Italia rischia di affrontare (sarà il sorteggio comunque a deciderlo) compagini come l’Olanda (o la Svezia), il Portogallo (o la Svizzera), il Galles (o la Serbia), la Repubblica Ceca, la Romania: formazioni, e campi, che non possono certo lasciarci del tutto tranquilli.

Le note positive, che possono darci forza e guardare con ottimismo al futuro, però, come anticipavamo, non mancano di certo.
Giampiero Ventura, il cui arrivo era stato accolto con più di qualche scetticismo, non ha infatti solo ottenuto risultati incoraggianti (dopo l’unica sconfitta, all’esordio, in amichevole con la Francia, sono arrivati tra successi e due pareggi), ma sta procedendo in maniera oculata al rinnovamento della compagine azzurra, che all’ultimo Europeo, si era comunque ben comportata, ma presentava l’età media più alta.

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Il nuovo tecnico azzurro, complici anche alcuni infortuni dei senatori, sta già dando spazio alla nuova generazione dei “ragazzi degli anni novanta”, peraltro molto promettente, senza aver sbagliato ancora un colpo.
Un rinnovamento che riguarda tutti i ruoli.
In porta, dietro a Buffon, è già stato fatto esordire il diciassettenne Donnarumma, e l’altra alternativa scelta è il ventiquattrenne e affidabilissimo Perin.
In difesa Ventura non solo ha lanciato titolari in pianta stabile il ventunenne Romagnoli e il ventiquattrenne Zappacosta, e rilanciato il suo coetaneo De Sciglio, ma ha ad esempio dato spazio al promettentissimo Rugani (22 anni), che di fatto non gioca quasi mai nel suo club di appartenenza.
Tanti giovani anche per l’attacco: da Belotti a Immobile, da Insigne a Sansone, da Lapadula a Politano, da Gabbiadini a Zaza.

Anche a centrocampo qualcosa si muove: il recupero di Verratti, la conferma di Bernardeschi e di Florenzi, ma anche gli arrivi del ventunenne Cataldi e del ventiduenne Gagliardini. E in rampa di lancio ci sono sempre il ventiquattrenne El Shaarawi e i ventiduenni Benassi e Berardi.

Accanto a loro Ventura si affiderà ad alcuni “veterani” comunque anagraficamente ancora abbastanza giovani, come Bonucci (classe 1987), Marchisio (1986), Parolo (1985), Ogbonna (1988), Darmian (1989), Bonaventura (1989) e ad altri di grandissima esperienza, come De Rossi (1983), Chiellini (1984), Barzagli (1981).

Il tecnico azzurro non ha poi chiuso le porte nemmeno al ventiseienne Balotelli, che si sta rilanciando nel campionato francese, e che ha significativamente voluto essere presente sugli spalti a Milano per assistere all’ultima amichevole dell’Italia contro la Germania.

Un nucleo sicuramente su cui lavorare con fiducia, anche se mancano purtroppo forse tra i giovani quel paio di fuoriclasse che ci consentirebbero un vero e proprio salto di qualità a livello internazionale.
Ventura sta lavorando bene comunque non solo sulle scelte, ma anche sul modulo di gioco. Anzi, per essere precisi, sui moduli: è un’Italia che sta assimilando rapidamente sia il 4-2-4, che il 4-3-3, che il 3-5-2. Un’Italia in grado di cambiar faccia, e quindi di diventare imprevedibile, contro qualsiasi avversario. Una Nazionale anche un po’ “sfrontata”, come ha confermato l’ultima amichevole con i campioni del mondo della Germania, affrontati con uno spregiudicato 4-3-3.

Anche per Ventura, come successo con i suoi predecessori, ci sarà però un altro avversario da affrontare: gli interessi dei club, che spesso cozzano con quelli della Nazionale. Il tecnico ligure ha ad esempio chiesto che il prossimo campionato inizi con una settimana di anticipo, il 13 agosto, per consentire ai suoi giocatori di mettere nelle gambe qualche minuto in più in vista della sfida decisiva contro la Spagna, in programma il 2 settembre. La sua proposta cadrà con ogni probabilità nel vuoto.
La speranza è che questa Nazionale continui comunque, con le sue gambe, il cammino di crescita, e che sia pronta tra un anno esatto ad affrontare anche le difficoltà, tecniche e mentali, legate ad un possibile spareggio di qualificazione.

Se l’ostacolo non dovesse essere superato, il nome di Ventura rischia di venire accostato a quello di suoi illustri predecessori, ricordati come gli artefici di clamorose sconfitte azzurre: da Foni, principale “colpevole” dell’eliminazione del 1958 a Belfast, a Fabbri, “lapidato” da critica e tifosi dopo il ko con la Corea ai Mondiali del 1966. “Macchie” che poi sia Foni che Fabbri si sono portati dietro per il resto della loro carriera di allenatori.

Ventura, in ogni caso, tutto questo non se lo meriterebbe, per tutto quello che ha fatto in tanti anni di carriera e per quello che sta facendo: il voto che ci sentiamo di assegnargli, per questi primi mesi in azzurro, è un “8” convinto.
L’augurio è perciò che possa continuare il suo lavoro in Nazionale e che, nel contempo, non gli manchi nemmeno quel pizzico di fortuna che, nel calcio come nella vita, non solo non guasta, ma può fare la differenza… anche in queste qualificazioni.

Calcio. World Cup 2018. L’avVentura della “giovane Italia” ultima modifica: 2016-11-21T13:30:46+01:00 da UMBERTO ZANE
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