Renzi ha perso. Ma chi ha vinto?

ALDO GARZIA
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Ora servono ragionamenti, non propaganda. È finita com’era prevedibile, con in più una alta partecipazione al voto: 68 per cento. Questa volta i sondaggi non hanno fatto cilecca. Il No ha vinto con un grande scarto: 60 a 40. Anche se i partiti contano ormai pochissimo e ognuno di noi si orienta nelle scelte politiche per vie insondabili, il pronostico di partenza era facile: tutti uniti – destra, 5 Stelle, Cgil, Anpi, gran parte della sinistra (compresi molti piddini come D’Alema e Bersani) – contro il governo di Matteo Renzi.

A favore c’erano solo la maggioranza Pd, frange di centro (Casini, Verdini, Alfano) e intellettualità sparsa. Renzi lascia il governo, forse è il tramonto del renzismo. Si vocifera che il Quirinale potrebbe richiamare in servizio addirittura Romano Prodi per affrontare l’emergenza economica e politica, una nuova legge elettorale e andare al voto. Grillini favoriti nel nuovo scenario, in alternativa “grande coalizione” Pd-Forza Italia-centristi.

I governi sono impopolari per definizione. Il voto referendario sulla riforma costituzionale è diventato inevitabilmente pro o contro Renzi e su di esso si è scaricato la motivata opposizione insieme a insoddisfazioni di tutti i tipi. L’Italia è poi paese conservatore per definizione, eccetto alcune felici stagioni. Ancora di più lo è in questi anni di crisi economica prolungata nei quali i tradizionali corporativismi si autodifendono più dei solito: insegnanti, magistrati, pubblico impiego, lavoratori autonomi e via discorrendo. Qualsiasi proposta di cambiamento è letta come un attentato, figuriamoci poi proporre una riforma costituzionale – per altro non convincente – e in abbinata con una riforma elettorale non del tutto definita. Nella vittoria del No c’è quindi una componente, sicuramente maggioritaria, fortemente motivata e ragionata, politicamente forte, ma sarebbe un errore non vedere altre componenti del voto. In quanti, a destra e a sinistra, hanno detto un semplice no al governo?

Domanda inquietante a questo punto: si poteva evitare di spaccare l’Italia in due? Chi segue le cronache politiche sa che era quasi impossibile. O si blindava il cosiddetto Patto del Nazareno con Berlusconi scontentando la sinistra più intransigente (ci provò con insuccesso anche D’Alema con la sua Bicamerale) o bisognava correre il rischio cercando la forzatura e salvando Mattarella come inquilino del Quirinale (il casus belli della rottura del Patto). Ora è probabile che ci sarà un “governo di scopo” con la collaborazione di ciò che resta del Pd e Forza Italia.

Renzi ha intanto ancora delle carte in mano. Cercherà una rivincita ravvicinata in eventuali elezioni politiche? E come gestirà il Pd uscito a pezzettini dalla prova referendaria? Lascerà Pd e politica? L’ex premier, dovrebbero convenire anche i suoi nemici più acerrimi, merita però in ogni caso l’onore delle armi. Ha combattuto come un leone ferito, pressoché da solo, contro tutto e tutti. Del resto, dove non hanno potuto Bozzi, De Mita, Iotti, D’Alema occorreva un miracolo per riuscire.

Renzi, infine, si è portato con sé pure nello scontro referendario l’ingiusta accusa di essere all’origine di tutti i mali del centrosinistra e della sinistra, mentre è piuttosto un suo prodotto. In molti fanno finta di non sapere che nel 1989, quando morì il Pci e il terremoto iniziò ad attraversare l’intera sinistra, Renzi aveva i pantaloni cortissimi. Quelli che hanno lavorato al suo azzoppamento politico sono convinti che saltato il tappo tutto riprenderà ad andare meglio per il centrosinistra e la sinistra. I fatti ci diranno se hanno ragione o torto.

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Renzi ha perso. Ma chi ha vinto? ultima modifica: 2016-12-05T11:50:33+01:00 da ALDO GARZIA
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