C’è spazio alla sinistra del Pd di Renzi?

ALDO GARZIA
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Domenica c’è stata l’assemblea nazionale del Pd. L’autocritica di Renzi sul referendum è stata netta, non accompagnata tuttavia da nessuna rivoluzione interna o di linea politica.

Non ci sarà il congresso in tempi brevi, come aveva chiesto la minoranza piddina che ha già indicato in Speranza il proprio candidato alternativo. Partirà invece una campagna “di ascolto” dei problemi del Paese per rilanciare il Pd come soggetto attrattivo in vista di elezioni ravvicinate. La scelta è di non rinchiudersi in una resa dei conti interna (ha fatto eccezione un irato e poco libertario Giachetti che ha sferrato pugni alla minoranza). Congresso quindi alla scadenza naturale.

Renzi – bisogna annotarlo – per blandire il dissenso più morbido e ammaccato dalla sconfitta ha usato parole inedite per il proprio lessico (collettivo, squadra, capacità di sintesi, allargamento delle responsabilità, ascolto reciproco). Niente però dimissioni da segretario o mettersi da parte come speravano i suoi avversari. Sarà ancora lui a dettare il gioco: tempi e modalità del congresso, strategia politica e alleanze, data di elezioni anticipate e di stacco della spina al governo Gentiloni che ha il compito intanto di ridare ossigeno e contenuti alla politica del Pd.

Per quanto riguarda la legge elettorale, l’opzione renziana è per un ritorno al vecchio Mattarellum (un mix di proporzionale e collegi maggioritari uninominali) che potrebbe trovare un ampio consenso, pur con qualche correzione. Che Renzi sia duro a morire (politicamente) lo dimostra il voto sulla sua relazione: 481 sì, due no e dieci astenuti. Che farà adesso la minoranza piddina, che in gran parte ha disertato la votazione finale? Prendere o lasciare, scissione o non scissione, è la solita alternativa.

Acque in movimento anche nei dintorni della sinistra radicale. Sabato scorso, Sinistra ecologia e libertà ha confermato di sciogliersi per favorire la nascita di un nuova forza politica. Nei primi mesi del 2017 si terrà il congresso che darà vita a un nuovo partito collocato a sinistra del Pd chiamando a raccolta gruppi diversi e singole personalità.

La vittoria dei No nel referendum costituzionale ha ridato linfa a questa area che ritiene il Pd diretto da Renzi il principale ostacolo per una rinnovata alleanza di centrosinistra e per qualsiasi politica unitaria (è stato confermato il diniego al confronto con Pisapia, ex sindaco di Milano, che propone la riapertura del dialogo tra sinistra e centrosinistra).

Uccidere politicamente Renzi e la sua politica è ritenuta la precondizione di qualsiasi politica di sinistra o centrosinistra. L’obiettivo primario diventa perciò una legge elettorale quanto più proporzionale possibile con mani libere per combattere la destra ma anche “quella sinistra che addolcisce solo le politiche liberiste”. L’analisi sulla nuova situazione italiana e internazionale dell’era Trump è però solo abbozzata ed è augurabile che la fase congressuale dia respiro al progetto precisandone ispirazione culturale, alleanze, collocazione non testimoniale.

Il modello sembra ricalcare le esperienze di Podemos in Spagna, della Linke in Germania e di altre nuove sinistre in Europa che nascono in aperta rottura con i partiti socialisti tradizionali come sbocco di un quindicennio di forti dissensi sulle politiche economiche e sociali seguite a livello europeo. In Italia, almeno finora, quello spazio politico ed elettorale è però occupato dai 5 Stelle, movimento trasversale nato nell’humus della crisi della politica e dei partiti. La crisi dei grillini (vedi la contorta vicenda di Roma) e quella del Pd riaprirà spazi a sinistra?

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C’è spazio alla sinistra del Pd di Renzi? ultima modifica: 2016-12-19T14:38:48+01:00 da ALDO GARZIA
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