Cari amici di ytali, vi leggo sempre con interesse, ricevendo stimoli. Sperando di fare altrettanto vorrei dire che a volte lo sforzo di ragionare sulla Chiesa cattolica e magari su papa Francesco pur essendo meritevole può essere rischioso se fatto precipitosamente.
Contare fino a tre dopo i tragici fatti tedeschi avrebbe consentito di valutarli in termini culturali ed ecclesiali anche alla luce di quelli, anch’essi tragici, turchi, iracheni e somali.
Bepi Covre nell’interessante articolo che avete pubblicato non l’ha fatto, non certo per scelta, ma per comprensibile necessità. È accaduto così però che abbia perso la possibilità di connettere le sue lucide e importanti valutazioni con la valutazione di altre azioni dei terroristi. Si tratta di centinaia e centinaia di altri morti, molti dei quali musulmani, assassinati dal terrorismo di matrice islamista. Al di là delle loro convinzioni, che non conosco, è nel loro destino la risposta al jihadismo che Bepi Covre non vede da parte dell’islam che lui chiama moderato e che io chiamo spirituale. L’islam spirituale viene assassinato in ogni attentato “islamista”: sta ai musulmani, ma non solo, prenderne atto.
È un destino che ritengo addolori me quanto lui e che bisognerebbe guardare e vedere insieme al destino delle centinaia di migliaia di aleppini, bombardati o seviziati o violentati da altri terroristi, di nome o di fatto.
Di loro però, a cominciare dai bambini o dai neonati di Aleppo che sarebbero “già terroristi”, che io sappia ha parlato solo papa Francesco. Lo ha fatto nell’omelia più importante, quella della notte di Natale, e durante la benedizione Urbi et Orbi. Facendolo, Jorge Mario Bergoglio ha salvato anche l’anima mia, che non l’ho fatto. Ecco perché ha tutti i titoli per chiedere conto: lui.

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