Mille e trecento chilometri di ferrovie, oramai da tempo inutilizzati per il servizio di trasporto ordinario. Molti a scartamento ridotto, non elettrificati e quasi tutti a binario unico, su cui i treni, quasi sempre trainati da vecchie locomotive a vapore che viaggiato a basse velocità (trenta, cinquanta chilometri all’ora) e che attraversano luoghi splendidi, ricchi di storia e di cultura. Beh, che ne facciamo?

Un ponte sulla vecchia linea Sacile-Gemona
La risposta sta in una legge, approvata l’altra sera all’unanimità dalla Camera e, si spera, presto anche dal Senato, così da diventare esecutiva; una legge che definisce una cornice normativa certa, organica e razionale per quelle che sono definite “ferrovie turistiche”, come qualcuna, soprattutto al Nord, già in esercizio e con successo di passeggeri attratti da questa forma di turismo che non è più novità in altri paesi, a cominciare dalle vicine Svizzera e Francia.
Queste tratte – ha fatto notare in aula la relatrice sul provvedimento, la deputata democratica Romina Mura – rappresentano modalità, spesso uniche, di accesso ad aree interne e montane del Paese e, insieme, connessioni tra coste ed entroterra. E quindi motivazioni di viaggio per diverse, molte destinazioni turistiche “minori” che altrimenti resterebbero sconosciute ai più: vere e proprie attrazioni turistiche e culturali intorno alle quali i poteri locali hanno costruito o stanno costruendo, anche attraverso importanti investimenti progettuali e finanziari, veri e propri sistemi di sviluppo turistico integrato. Ascoltato in commissione Trasporti, il ministro per i Beni e delle attività culturali e turistiche, Dario Franceschini, ha molto apprezzato l’iniziativa: proviamoci, è un’occasione d’oro per promuovere destinazioni turistiche considerate minori, per moltiplicare l’offerta turistica italiana, per attrarre turismo sia interno che internazionale.

Una littorina alla stazione di Fiesole-Caldine
Tratte ferroviarie ad uso turistico già individuate e previste dalla legge
Sono classificate come tratte ferroviarie ad uso turistico queste diciotto linee:
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a) Sulmona-Castel di Sangro;
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b) Cosenza-San Giovanni in Fiore;
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c) Avellino-Lioni-Rocchetta Sant’Antonio;
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d) Sacile-Gemona;
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e) Palazzolo-Paratico;
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f) Castel di Sangro-Carpinone;
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g) Ceva-Ormea;
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h) Mandas-Arbatax;
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i) Isili-Sorgono;
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l) Sassari-Palau Marina;
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m) Macomer-Bosa;
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n) Alcantara-Randazzo;
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o) Castelvetrano-Porto Palo di Menfi;
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p) Agrigento Bassa-Porto Empedocle;
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q) Noto-Pachino;
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r) Asciano-Monte Antico;
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s) Civitavecchia-Capranica-Orte;
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t) Fano-Urbino.
Non sono queste le uniche tratte, ma quelle già scelte in considerazione di vari motivi: il sostegno soprattutto al Centro-sud del Paese, il valore intrinseco dei beni artistici delle località, le linee effettivamente già dismesse e suscettibili di essere utilizzate e valorizzate (non si possono classificare come tratte ad uso turistico quelle ancora aperte al traffico commerciale).

Una sbuffante locomotiva a vapore, carrozze degli anni ’30, in occasione del 140esimo anniversario della ferrovia Palazzolo s/O – Paratico Sarnico
Comunque le tratte già classificate ad uso turistico – alle quali molte altre potranno essere aggiunte via via che giungeranno segnalazioni e richieste dei poteri locali al ministero dei Beni – dovranno risultare finanziate nell’ambito di contratti di programma con il gestore dell’infrastruttura (Ferrovie dello Stato o ferrovie private) o con risorse destinate ad esse dalle Regioni competenti. Quando si procederà ad individuare le altre ferrovie turistiche,
particolare attenzione – dispone la legge – deve essere prestata a quei manufatti e immobili di valore culturale e artistico che siano stati, per esempio, luoghi di ripresa cinematografica.
Chi trainerà i vagoni destinati al turismo “secondario”? Anzitutto le locomotive a vapore ancora circolanti sulle ferrovie regionali, anche a scartamento ridotto; e poi mezzi non più utilizzati per il normale esercizio commerciale (le famose “littorine”, ad esempio) che abbiano compiuto mezzo secolo dall’entrata in esercizio del primo esemplare, o almeno venticinque anni ma che abbiano caratteristiche tecniche ed estetiche tali da esser “testimonianza di significative evoluzioni nel campo del trasporto ferroviario”. E quindi, tra i vagoni, anche carrozze panoramiche o scoperte: l’ideale per il turismo ferroviario. Di significativo interesse sono anche le norme sulla gestione del servizio e sulle convenzioni con associazioni e organizzazioni del volontariato.

Civitavecchia-Orte. Una vecchia cartolina di Ronciglione
La gestione. Per l’affidamento di questo servizio e delle attività commerciali connesse (allestimento di spazi museali, iniziative di promozione turistica, sia a bordo che nelle stazioni rinate a nuova vita), le amministrazioni regionali e locali devono un avviso via Internet per almeno trenta giorni. Trascorso il termine, le amministrazioni possono procedere liberamente all’affidamento e dalla definizione del contratto di gestione “purché nel rispetto dei principi di imparzialità e di parità di trattamento tra gli operatori che abbiano manifestato interesse per la gestione”.
Nella domanda, il potenziale gestore deve indicare la tratta/le tratte di ferrovia interessata (anche su tratti aperti alla circolazione commerciale, “previa disponibilità e compatibilità degli orari”), la tipologia dei rotabili che intende utilizzare, la frequenza delle corse, l’impresa ferroviaria che eserciterà il trasporto, nonché le tipologie di attività di promozione turistico-ricreativa che intende esercitare. I pareri di ministero e regione sono vincolanti. Intuibili da un lato i potenziali vantaggi dell’impresa, e dall’altro lato l’occupazione indotta nella neonata rete turistica.
Il volontariato. Per i servizi accessori e complementari, quanti hanno in gestione i servizi di trasporto turistico e le connesse attività commerciali possono avvalersi, tramite apposite convenzioni, della collaborazione di associazioni e organizzazioni di volontariato che abbiano specifica esperienza e competenza nei settori ferroviario, turistico, culturale e ambientale.

I ponti ferroviari sul fiume Tellaro – Luogo e Data: Noto (SR) 14/03/2010 Noto (SR) > Foto: Salvo Falcone http://www.ferroviesiciliane.it/2010/03/15/tra-noto-e-pachino-e-andata-in-scena-%E2%80%9C-la-ferrovia-del-vino%E2%80%9D/
Anche qui una novità (la possibilità dell’accesso per il volontariato) e un segnale importante: non è che, oggi, il volontariato abbia “specifiche” esperienze ferroviarie, ma nulla impedisce – e questa legge anzi favorisce questa nuova specializzazione – che se le costruiscano, che le sfruttino, che insomma amplino in campi sin qui inesplorati le loro potenzialità in crescita ovunque e in molti campi. E questo è del tutto inesplorato. Ecco un’altra caratteristica della multiformità degli usi di questa legge che può provocare un’espansione a raggera di nuove imprese, di nuove professioni e, appunto, di nuove curiosità turistiche e culturali.
A proposito di curiosità, immaginare l’occasione nuova che viene offerta di percorrere quella tratta Noto-Pachino che chiama direttamente in causa una delle più importanti testimonianze del barocco, anzi “la capitale del barocco” secondo quanti hanno sostenuto la decisione dell’Unesco di comprendere il centro storico della città siracusana tra i “patrimoni dell’umanità”. O l’occasione data per scoprire lo straordinario, vastissimo altopiano calabrese della Sila partendo da (o arrivando a) San Giovanni in Fiore, storico e antico centro di uno dei Parchi naturali più preziosi del Mezzogiorno.

Macomer-Bosa http://www.treninoverde.com/
E, infine – sempre a proposito ancora della multiformità degli usi – ecco il via alla circolazione, nelle tratte delle ferrovie turistiche, delle biciclette a pedalata naturale o assistita. Potrà essere consentita e sostenuta con modalità definite dal gestore dell’infrastruttura (evitando naturalmente ogni forma di “promiscuità” con la circolazione dei treni), incrementando così anche quel cicloturismo che comincia a sfondare anche in Italia…

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