Il Marocco torna nella UA. E cambia la geopolitica africana

Il Vertice dell'Unione Africana a Addis Abeba segna il ritorno di Rabat nell'organizzazione dopo 33 anni di assenza. Resta aperta la questione del Sahara Occidentale
ANGELO FERRARI
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La posta in gioco è alta. Le decisioni che saranno prese al 28esimo summit dell’Unione Africana, potrebbero cambiare il volto del continente”.

Così scriveva Le Monde a pochi giorni dal vertice dell’UA. E a fine gennaio ad Addis Abeba i capi di stato e governo del’Unione non hanno deluso, ma solo in parte, le aspettative.

Il tema cruciale, all’ordine del giorno, era l’eventuale reintegrazione del Marocco nell’organizzazione dopo trentatre anni di assenza. Nel 1984 Rabat decise di ritirarsi dall’UA per protesta contro l’ammissione della Repubblica democratica araba dei sahrawi, lo stato autoproclamato – con il sostegno dell’Algeria – che rivendica la sovranità sul Sahara Occidentale. E alla fine, dopo una lunga attività politico-diplomatica del sovrano del Marocco, Mohammed VI, Rabat è tornata a far parte dell’Unione Africana.

L’assenza dall’UA aveva, di fatto, marginalizzato il ruolo del Marocco sulla scena politica africana. Un paese, del resto, che negli anni ha sviluppato un’intensa attività politico-diplomatica che ha prodotto accordi commerciali importanti e scambi bilaterali con molti paesi del Continente. “L’ingresso nell’Unione Africana”, sostiene Luciano Ardesi, esperto del Nord Africa, in un’intervista a Radio Vaticana, “ha l’obiettivo – secondo Rabat – di contrastare l’appoggio politico e istituzionale che l’Africa sta dando alla Repubblica del Sahara Occidentale”.

L’obiettivo del Marocco è quello di fare in modo che della questione si occupi esclusivamente l’Onu. All’interno delle Nazioni Unite “la maggioranza degli Stati”, spiega Ardesi, “non è favorevole al Sahara Occidentale e nel Consiglio di Sicurezza la monarchia ha da sempre l’assicurazione da parte della Francia che userà il diritto di veto nel caso in cui ci fossero provvedimenti che il Marocco stesso e la Francia non approvassero”.

Un evento epocale, questo, che, tuttavia, fa prevedere anni di “guerra” diplomatica e politica. Il Marocco, infatti, oggi avrà molta più voce in capitolo nel contrastare politiche continentali a favore del Sahara Occidentale. Ma non solo. Il peso del Marocco sarà decisamente più forte su tutto il continente. Le politiche diplomatiche e commerciali, bilaterali, non sono mai venute meno, grazie alla decisione politica del sovrano del Marocco. Ma oggi, queste politiche, potrebbero allargarsi. Un’offensiva diplomatica così congeniata, tuttavia, dovrà affrontare non poca contrarietà da parte di stati importanti ed economicamente forti del continente, cioè quei paesi che, pur essendo non contrari al ritorno del Marocco nell’UA, cioè Sudafrica, Algeria e Nigeria, chiedevano a Rabat di rinunciare, in maniera esplicita, a ogni rivendicazione sul Sahara Occidentale.

Ma il rientro nell’Unione Africana consente al Marocco di avere voce in capitolo nella discussione, che si è aperta nell’ultimo vertice, di aprire un’area di libero scambio su tutto il continente e della riforma necessaria all’UA, organizzazione che soffre di mancanza di efficienza e di autonomia finanziaria.

Si apre, dunque, una fase nuova per tutto il continente, anche se rimangono irrisolti problemi di carattere democratico “evidente” su molta parte del territorio africano. L’UA non è stata in grado di risolvere crisi cruciali per l’Africa, come quella recente del Gambia, e forse non lo sarà nemmeno in futuro, almeno finché ci saranno presidenti-dittatori-dinosauri che dettano legge su gran parte del continente.

Moussa Faki Mahamat

Anche l’elezione di Moussa Faki Mahamat a capo della Commissione dell’Unione Africana e lì a dimostralo. Attuale ministro degli esteri del Ciad, ha vinto a sorpresa superando (28 a 25 voti) la favorita Amina Mohamed, diplomatica kenyota e attualmente segretaria di gabinetto del ministero degli esteri a Nairobi. Poche ore prima è stato eletto anche il nuovo presidente dell’Unione Africana, un ruolo puramente istituzionale. La nomina è andata ad Alpha Condé, presidente della Guinea Conakry, che ha sostituito il presidente del Ciad Idriss Déby. Difficile credere che questi siano i leader di cui, oggi, ha bisogno l’Unione Africana. I dinosauri africani hanno avuto, ancora una volta, la meglio.

Il Marocco torna nella UA. E cambia la geopolitica africana ultima modifica: 2017-02-07T19:00:18+01:00 da ANGELO FERRARI
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