Ebbene sì…confessiamolo! Chi di noi, almeno per una volta, ad un certo punto della sua vita, non ha desiderato una formula magica che gli consentisse di lasciare il tranquillo ma monotono ventennale lavoro in banca o i turni in fabbrica per poter fare quello che più gli piace, girando il mondo e guadagnando magari in aggiunta anche un bel gruzzoletto?
Gianni Vio, a cinquant’anni, quella formula l’ha trovata: si chiama “Più 30 per cento”.
Questo il titolo del libro/CD rom che Vio, all’epoca cinquantunenne di Mestre, impiegato di banca di giorno e allenatore dilettante la sera, ha pubblicato nel 2004.
Un volume in cui, partendo dal dato statistico che oramai nel calcio moderno, il trenta per cento dei gol nascono da palla inattiva (ovvero da un’azione susseguente alla battuta di una punizione o di un calcio d’angolo a favore) proponeva una serie di “schemi” da applicare per rendere ancora più letale una squadra in queste situazioni.
Un libro sicuramente innovativo, anche perché, per comprovare la bontà di ogni schema proposto, c’era il commento di uno psicologo che lavora nel calcio, Alessandro Tettamanzi, che spiegava il comportamento e le reazioni che avrebbero potuto avere i giocatori avversari nel momento in cui avrebbero dovuto far fronte alle situazioni inusuali appositamente create dalla squadra attaccante.
“Più 30 per cento” finisce così per suscitare dapprima la curiosità, e poi il vero e proprio interesse, di Walter Zenga, l’indimenticato portiere azzurro di “Italia ’90’, che in quegli anni stava cercando di costruirsi all’estero una altrettanta fortunata carriera di trainer.
Quando ho ricevuto la chiamata di Walter – ci racconta Vio – all’inizio pensavo davvero fosse uno scherzo. Era un venerdì sera e come di consueto, finito l’allenamento, mi trovavo in pizzeria con i giocatori della squadra che stavo allenando. Arriva la chiamata al telefonino e qualcuno, dall’altro capo, mi dice di essere Zenga: la prima mia reazione è stata quella di guardare in faccia i ragazzi, per vedere se fossero stati loro ad architettare la burla. Invece dopo un po’ capii che era proprio lui a chiamarmi.

Con Walter Zenga
Inizia così un rapporto di collaborazione via internet che dura un anno.
Walter – ricorda Vio – in quel periodo era a Belgrado, ad allenare la Stella Rossa: ogni settimana mi chiamava e ci scambiavamo le nostre idee sulle situazioni di palla inattiva da provare poi in partita. Sul campo ho lavorato per la prima volta con lui solo nel 2006/07: mi chiamò negli Emirati Arabi, perché nel frattempo stava allenando l’Al-Ain. Rimasi 20 giorni, suo ospite e provammo subito alcuni schemi in allenamento, che già alla prima partita diedero effetto: vincemmo contro la terza in classifica, grazie ad un gol segnato su calcio d’angolo. L’anno successivo, da allenatore questa volta della Dinamo Bucarest, Zenga mi propose di entrare in pianta stabile nel suo staff. Avevo però il mio lavoro in banca che non mi sentivo ancora di lasciare: collaborai così fruendo di permessi vari.
Un dilemma, quello tra la banca e il calcio a tempio pieno, che in quegli anni aveva vissuto un altro allenatore dilettante, Maurizio Sarri (oggi giustamente celebrato mister del Napoli), che alla fine aveva deciso di lasciare il tranquillo impiego all’istituto di credito per tentare la grande avventura.
Vio invece sceglie una soluzione meno drastica.

“Più 30 per cento” nell’edizione giapponese
Il suo salto definitivo verso una carriera professionistica nel calcio, arriva nel 2007/08, con Zenga, finalmente in serie A, a Catania, ma solo….part-time: dal lunedì al giovedì lavora in banca e poi, nei fine settimana, vola in Sicilia, per lavorare in campo.
Devo dire – ci confida – che l’impatto col mondo professionistico della serie A non è stato per nulla difficile o traumatico, anche perché ero convinto di quello che proponevo. Ricordo che al primo allenamento, dopo che Zenga mi presentò ai giocatori, in spogliatoio, spiegai con naturalezza cosa volevo da loro. C’erano giocatori importanti, come Vargas, Baiocco, Mascara, Spinesi: ottenni subito da loro la massima collaborazione.
Gli schemi innovativi sulle palle inattive regalano così alla squadra siciliana tanti gol…e di conseguenza l’attenzione di tutto il panorama calcistico nazionale nei confronti di Vio.
È ormai entrato nella “leggenda pallonara” nostrana un gol segnato su punizione al Torino: alla barriera formata dai giocatori granata si aggiunge quella dei catanesi. Proprio mentre Mascara sta per battere, il suo compagno di squadra Plasmati si abbassa i pantaloncini: un gesto che fa distogliere al portiere Sereni per un attimo, però fatale, lo sguardo dalla palla. Una rete che coniuga, tecnica, tattica…e psicologia.
Dopo due felici anni a Catania, Vio segue Zenga anche nella sua avventura, meno fortunata, a Palermo, che si conclude prima della fine dell’anno.
Gianni ha così la possibilità di volare per la prima volta in Inghilterra: per alcuni mesi, allo Swansea, collabora con l’allora emergente tecnico portoghese Paulo Sousa (oggi della Fiorentina).
L’anno dopo Zenga, che lo considera imprescindibile (“averlo nel mio staff – ripete spesso – è come avere in squadra un bomber da venti gol a stagione”) lo vuole però ancora una volta con lui, in Arabia Saudita, con la squadra Al-Nassr di Riyadh.
Due mesi di lavoro in Asia e poi Vio preferisce tornare in Italia, vicino alla famiglia, iniziando varie collaborazioni: dapprima con la Triestina, poi col Taranto e col Lugano.
In Svizzera – ricorda – fui chiamato da Pastorello. È stata un’esperienza breve, ma davvero felice: in otto partite la squadra segnò infatti ben 12 gol da palla inattiva. Poi tornai però a lavorare con Walter, negli EmiratiArabi, ma questa volta con l’Al Nasr di Dubai.
Nel frattempo Gianni ha conseguito anche il patentino di allenatore professionista: è proprio al corso di Coverciano che conosce Vincenzo Montella, che lo vuole con lui, nel 2012/13, alla Fiorentina.
Due anni magnifici – sottolinea – in cui ho potuto davvero dare il meglio. Nella prima stagione la Fiorentina fu la squadra ad aver segnato di più, in Europa, da calcio piazzato: per me è stata davvero una grande soddisfazione.
Gianni è ormai considerato da tutti “il mago delle palle inattive”: quasi naturale, quindi, l’interessamento di grandi club nei suoi confronti. Al corso di allenatore “Uefa Pro”, ha intanto conosciuto Pippo Inzaghi, che gli chiede di collaborare con lui al Milan: un’esperienza che si rivela però meno felice rispetto alle precedenti.
Vio decide così di fare un ulteriore “salto”.
Già a Firenze – ci racconta – avevo conosciuto uno scrittore danese, Rasnus Ankesen, stretto consulente del presidente del Brentford, squadra inglese di Seconda divisione, che mi aveva proposto di andare a Londra. Una proposta che accettai due anni dopo, finita l’esperienza col Milan: per la prima volta non sono stato più ‘al seguito’ di un ‘head coach’, ma allenatore ‘autonomo’, facente parte dello staff tecnico della società.
Una stagione 2015/16 in Championship positiva, col Brentford che migliora la sua media gol da palla inattiva passando dal 18 al 27 per cento sulle reti totali, ma che Vio non bissa.
Oggi preferisco – ci confida – restare di più a casa, con la mia famiglia, anche se continuo a studiare calcio e ad elaborare schemi, partecipando a convegni e incontri tecnici in giro per il mondo. Proprio in questi giorni esce in Giappone un mio libro: anche in Asia c’è molto interesse per le mie teorie.

Vio nel periodo di al Nassr
Per gli allenatori che hanno lavorato con lui ha parole di grande stima.
Li ringrazio davvero tutti: ognuno mi ha dato la possibilità di vivere nuove esperienze e mi ha insegnato tantissime cose. Con Zenga sono molto legato: anche se lui abita a Dubai ci sentiamo spesso. Con Montella ho lavorato in simbiosi ed ho potuto esprimermi al meglio. Con Inzaghi ho un ottimo rapporto e un debito di riconoscenza: mi è sempre molto piaciuto l’entusiasmo che mette nel suo lavoro e il suo convincimento sull’importanza di migliorare la squadra nelle palle inattive. Ora lui è qui vicino, al Venezia: ci sentiamo qualche volta, e ci siamo pure ripromessi di mangiarci al più presto assieme una pizza…
Potrebbe essere l’inizio di una nuova collaborazione all’interno della società lagunare magari tornata, come negli auspici, in serie B?
A dire il vero – tergiversa Vio – il mio sogno sarebbe quello di poter lavorare per una Nazionale, soprattutto alla vigilia di una grande competizione. In un mese si potrebbero mettere a punto schemi su palla inattiva che potrebbero fare davvero la differenza, anche più che in un campionato normale, considerando l’alta qualità dei giocatori a disposizione e il fatto che non giocano abitualmente assieme, con movimenti, quindi, e schemi, totalmente nuovi. Quindi le difese avversarie, già meno organizzate perché composte da giocatori di squadre diverse di club, avrebbero molti meno mezzi per fermarli.
Una convinzione, questa di Vio, tecnicamente ineccepibile, e che, a quanto pare, già qualche Nazionale sembra aver fatto propria, facendosi viva con lui.
Qualcosa – ammette Gianni – si sta muovendo, sia in Europa, che in America che in Asia: però sino a che non ci sarà nulla di concreto è meglio, anche per scaramanzia, non dire nulla.

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