“Prima i veneti” non è più solo uno slogan populista. Le destre (in testa naturalmente la Lega e Lista Tosi) hanno imposto in Consiglio regionale del Veneto, appena il 14 febbraio scorso, l’approvazione una legge fortemente ideologica e razzista che dà la priorità negli asili nido comunali ai bambini i cui genitori siano residenti in Veneto da almeno quindici anni “ininterrottamente” o che dallo stesso tempo, e sempre “ininterrottamente”, in Veneto lavorano.
Riteniamo che si debbano privilegiare – ha spiegato compunta la relatrice, Giovanna Negro, co-firmatrice dell’indecente provvedimento – quei cittadini che dimostrino di avere un serio legame con il territorio della nostra Regione.
Quasi che la “serietà” del legame fosse computabile in anni, anzi in un tassativo e spropositato numero di anni.
Le nuove regole – che osano chiamare “servizi innovativi”! – valgono solo per le strutture educative gestite dai comuni: nella regione sono 263 (mentre quelle statali sono dodici, e non “vittime” della legge regionale) sparse in 172 comuni. I posti per bambini nelle strutture pubbliche sono 11.550, mentre sono altri 8.600 i piccoli tra zero e due anni inseriti nelle paritarie private, anch’esse non colpite dalla legge.
In pratica si intende negare l’integrazione, e anzi si cerca di ostacolarla, il perfetta linea con la politica di quel governatore Luca Zaia che il segretario-padrone della Lega, Matteo Salvini, vorrebbe addirittura candidato del centrodestra alla presidenza del Consiglio! Di più: la legge (che riforma una normativa che risale al 1990, e che non prevedeva nulla del genere) limita in modo inammissibile la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, costruendo una discriminazione inammissibile. E gli altri, non veneti e non “venetizzati” da almeno quindici anni? Si mettano in coda e aspettino che rimanga qualche posto libero.
Da qui la mobilitazione di tutte le deputate venete dei Democratici che hanno formulato e sottoscritto una interrogazione urgente al presidente del Consiglio per sapere intanto se il governo è a conoscenza di questo provvedimento e qual è il suo giudizio; e per conoscere i suoi intendimenti, che hanno da essere immediati: insomma il governo intende impugnare davanti alla Corte costituzionale il provvedimento entro i regolamentari novanta giorni, come è prescritto per istruire un eventuale conflitto Stato-Regione.
D’altra parte non è il primo caso di decisioni populistiche della giunta leghista del Veneto, né è la prima volta che una sua legge viene impugnata. È già accaduto, di recente con quell’altra legge regionale che definiva il popolo veneto nientemeno che una “minoranza nazionale”, addirittura prevedendo che ad esso spettassero i diritti per le “minoranze” stabiliti dalla convenzione-quadro del Consiglio d’Europa. Questa legge era stata impugnata e la Corte costituzionale l’ha annullata. (Peraltro la Consulta ha identico potere di impugnativa dello Stato e, non solo in teoria, potrebbe scavalcare il governo se questo esitasse.)
È del resto di tutta evidenza che questo nuovo provvedimento, come ha sottolineato il consigliere Pd Claudio Sinigaglia,
incide sull’autonomia dei comuni, e impedirà di fare graduatorie rispettose dei bisoghni reali di chi deve iscrivere i figli negli asili nido. È un provvedimento sbagliato, che desta molte preoccupazioni per gli effetti negativi che produrrà: dalla minore attrattività dei Veneto per le giovani coppie all’esclusione di tante famiglie vulnerabili.
E tra queste anche i figli di tanti immigrati, non solo da altre regioni italiane ma soprattutto di tanti extracomunitari. Ed è chiaro che uno degli obiettivi è proprio quello di colpire i ”negri” e le altre vittime di qualsiasi discriminazione, razziale e non.
Nel sollecitare quindi un’immediata impugnativa di queste norme, le deputate venete del Pd richiamano infine un principio fondamentale: l’autonomia delle regole che hanno gli enti locali, ed in particolare le Regioni su questionidi carattere amministrativo e di graduatorie per l’accesso ai servizi formativi e scolastici, non può assolutamente ledere i diritti fondamentali di chi vive in Italia.

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