Autonomia del Veneto. Inutile referendum utile solo a Zaia

ADRIANA VIGNERI
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Quando nel 2001 il centrosinistra modificò il titolo V della Costituzione, ampliando di molto le funzioni legislative regionali, inserì anche la previsione che singole regioni avrebbero potuto chiedere “forme e condizioni particolari di autonomia concernenti le materie” in cui alle regioni era riconosciuta potestà legislativa (di tipo concorrente) e alcune altre, di potestà esclusiva statale, come la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.

L’iniziativa avrebbe dovuto essere assunta dalla singola regione interessata, sentiti gli enti locali. Successivamente avrebbe dovuto essere raggiunta un’intesa con il governo, cui sarebbe seguita la legge delle camere, a maggioranza assoluta.

Questa previsione costituzionale non ha avuto fortuna: nessuna regione l’ha utilizzata.

Ma no, il Veneto l’ha utilizzata!

Non è vero, il Veneto non l’ha utilizzata. Utilizzare quella norma significa fare una proposta al governo concernente la materia (o le materie) in cui si vuole espandere le proprie funzioni. Questa proposta non è mai stata fatta.

Si è fatto qualche cosa di diverso. Si è approvata una legge in cui il presidente della giunta regionale è stato autorizzato

ad instaurare con il governo un negoziato volto a definire il contenuto di un referendum consultivo finalizzato a conoscere la volontà degli elettori del Veneto circa il conseguimento di ulteriori forme di autonomia della Regione Veneto.

A parte che si sarebbero potute utilizzare meno parole, perché mai per indire un referendum consultivo interno alla regione si dovrebbe fare un “negoziato” con il governo?

Ciononostante il ministro Costa ha risposto alla Regione Veneto che era a disposizione per discutere delle materie in cui la regione volesse chiedere più autonomia.

Ma quelle materie e relative proposte non sono mai comparse.
Al posto di quelle materie e relative proposte, il presidente della giunta si era fatto autorizzare, sempre con legge, ad indire uno o più referendum, e precisamente cinque. Quattro di quei cinque quesiti referendari sono stati dichiarati incostituzionali, uno è sopravvissuto, quello che dice:

Vuoi che alla Regione Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?

E di questo si tratta ora. Il SI in aula alla consultazione (un ulteriore sì non necessario essendovi già la legge regionale in vigore, il mancato negoziato potendo essere attestato dal presidente della giunta) deriva dal fatto che il presidente Zaia gradisce un’ulteriore copertura legislativa anche per la spesa che si accinge a fare.
Insomma, e in poche parole, la domanda che Zaia si accinge a fare ai veneti è del tutto generica (non dice su che cosa si vuole più autonomia). Come tale appare largamente superflua. Come si può pensare che gli elettori rispondano NO?

E questo è il primo aspetto della situazione: si sottopone all’elettorato una domanda di cui si conosce largamente la risposta, tutti o quasi voteranno SI, o non voteranno. Tanto che, come si legge sulla stampa (Corriere del Veneto, 22 febbraio), il pensiero delle imprese è così sintetizzato “Avanti con il voto, ma basta slogan, ora i contenuti”.

Il secondo aspetto riguarda più precisamente il contenuto della domanda. Se si legge soltanto questo testo si può pensare che “condizioni particolari di autonomia” siano anche quelle finanziarie (come Trento e Bolzano). Infatti il testo costituzionale parla di “autonomia concernente le materie”, non di autonomia punto. E la Corte ha chiarito che il quesito su cui gli elettori sono chiamati ad esprimersi può riguardare soltanto le materie indicate dalla Costituzione e sopra ricordate. Lo ha approvato perché può essere interpretato in questo senso e soltanto in questo senso. Se dunque nel quesito c’è un pizzico di malizia, si rivela inutile. Intendiamoci, è evidente a tutti che, se qui si tratta di uno slogan, l’obiettivo ultimo è di essere come Trento e Bolzano, cioè non tanto l’autonomia quanto i soldi. Tema vero, ma che dovrebbe portare ad altro esito, essendo sempre più difficile sostenere le condizioni di favore delle regioni “ad entrate speciali”.

Il terzo aspetto riguarda la data. Preso atto che non si è voluto applicare il percorso costituzionalmente previsto (ma non è troppo tardi, confidiamo nel futuro); che questo referendum è bastevolmente inutile, salvo a sventolare le bandiere di Zaia. Preso inoltre atto che i veneti, di tutti gli orientamenti, voteranno SI, essendo assurdo votare NO (solo per fare un dispetto al presidente?), chiediamo al governo: perché non unificare le date? Per non fare un favore a Zaia, che si fa pubblicità? Lo capisco, ma credo che si debba anche in questa circostanza essere superiori.
Caro governo, capisco che non abbiate finora risposto su questo punto, ma credetemi non ne vale la pena. Date questo consenso!

Autonomia del Veneto. Inutile referendum utile solo a Zaia ultima modifica: 2017-02-23T17:48:24+01:00 da ADRIANA VIGNERI
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1 commento

Autonomia del Veneto. Ma il referendum è un fuoco d’artificio | Ytali 10 Giugno 2017 a 12:23

[…] è una cattiva idea tornare sul referendum per l’autonomia del Veneto, il cui voto è fissato per il 22 ottobre. A fronte di una esigua minoranza informata, la […]

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