Le sfide impossibili della quotidianità. Vogliamo parlarne?

Una vita diventata un'estenuante corsa a ostacoli, resi ancor più surreali da una modernità che complica le cose invece di facilitarle. I cittadini, di questo discutono, più che del pur importantissimo debito pubblico
MARIA LUISA SEMI
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Ci sono certamente problemi più che importanti, più difficili – forse – da risolvere, ma che meno interessano. Onestamente il debito pubblico affanna la mente dei comuni cittadini, fra un caffè e l’altro, fra le chiacchiere della giornata? Non mi pare.

Personalmente, e credo anche a molti altri, interessa la quotidianità, il vivere di ogni giorno, fra seccature, problemi burocratici, piccoli disguidi che fanno passare il tempo di ciascuno.

Come ogni veneziano ho l’I-Mob, che mi permette di – passati i tornelli – entrare nell’imbarcadero e poi nel vaporetto. Bene; un gentile controllore mi chiede la ricevuta del pagamento che naturalmente non ho, avendo pagato regolarmente l’abbonamento. Sosterrebbe che – macchinetta alla mano – non ha la prova dell’avvenuto esborso. Lascia perdere, perché capisce, ma… perché dovrei riempire portamonete di carte inutili?

Rapporti con banche e assicurazioni. Qua viene il bello. Non c’è una banca che per liquidare il contante di chi eventualmente è morto, esiga i medesimi documenti: atto o estratto di morte? Copia, autentica o no del testamento (se esiste)? Atto notorio o dichiarazione sostitutiva, redatto, il primo da un notaio, il secondo da un ufficio comunale? Altro…, dipende, non so se dagli Istituti o dall’impiegato che al momento si trova.

Si compone la denuncia di successione, se ne produce a banca o assicurazione copia (autentica o fotocopia ?) e si attende. Naturalmente magari inviando altra documentazione, identica alla prima. Tempi? Non si possono prevedere perché tutti ormai dipendono dagli uffici centrali (Milano, Modena… chissà). E intanto il cittadino che al limite avrebbe necessità di quel denaro per pagare l’imposta di successione… attende e stramaledice impiegati, banche e assicurazioni.

Carta di identità: attenzione che sia ritagliata bene – lo deve verificare il cittadino, non l’addetto del Comune. Se per caso un margine inferiore o superiore non risulta perfettamente allineato, c’è il rischio – è successo a me – di essere reinviati in Italia dall’Inghilterra.

Vogliamo andare sul codice fiscale? Facile: la tessera sanitaria porta il codice che quindi non è più necessario. Ma no. E invece opportuno mantenere anche il mitico cartellino bianco e verde, non solo perché un tempo Burano e Mestre portavano altri numeri, ma perché – non sempre, ma talvolta – il computer dà i dati esatti, ma l’Agenzia delle Entrate non sempre. Se vogliamo sorridere, una cittadina tedesca vide scritto, al posto del cognome la parola “geboren”, cioè “nato”.

Vogliamo assumere una colf o, per usare un brutto termine, una badante? Se italiana, pazienza: affidarsi a un consulente del lavoro o recarsi all’INPS dove, gentili a dire il vero, ti danno una mano. Se straniera… difficile. Permesso di lavoro, temporaneo o meno, verifica della nazionalità, e carte, carte, carte. Il tutto naturalmente se si vogliono assumere regolarmente; si spiega talvolta il “nero”. E soltanto, non sempre, perdita di tempo e burocrazia.

La posta. Qui si va al surreale. Spesso le buste vengono non inserite nelle apposite cassette, ma messe sotto le parte di casa, se non, qualche volta fortunata, sui primi gradini delle scale. Quindi, verificare a chi è diretta la busta e inserirla nel cassetto con tanto di cognome.

Le raccomandate: può succedere che il destinatario non sia in casa quando arrivano, per cui si trova un foglietto con l’intimazione di andare a ritirare la raccomandata entro tot giorni. Sì, ma dove ? Non sempre all’ufficio postale delegato, ma – combinazione! – da un tabaccaio (sic) al quale talvolta viene affidato il compito di ufficio postale. Un tabaccaio: è successo.

I negozi: profumerie o altro. Evidentemente vengono assunte alle vendite persone totalmente inesperte, che non conoscono i prodotti e che tranquillamente dicono di “guardare là o qua” per scegliere. Nessun consiglio, nessuna opinione. Negli ultimissimi tempi, forse un po’ meglio; sarà per paura di perdere il posto di lavoro, ma qualche persona di buona volontà si trova.

Vogliamo non concludere,ma interessarci del sistema informatico che dovrebbe semplificare la vita?
Ebbene, a parte alcuni acquisti per corrispondenza che sostituiscono la ricerca di libri soprattutto, – anche perché spesso il libro richiesto non c’è, o è esaurito – l’impresa non è facile. Carta di credito, password… attesa.Tutti ministeri: digiti 1, digiti 2, digiti 5, attenda l’operatore, anzi “attendi”, perché ormai tutti si danno del TU. E dopo l’attesa, combinazione, cade la linea. E il tempo passa. Andiamo al Catasto, ora pomposamente facente parte delle Agenzie delle Entrate. Non sempre si trova la persona titolare di un immobile; casi nei quali risultano ancora vive persone decedute da venti o trent’anni fa.

L’impiegato di solito sostiene che la responsabilità è del notaio che non ha fatto correttamente la “voltura”, ma – è successo – che una persona morta è stata depennata per poi ricomparire, resuscitata, dopo qualche mese o anno. E allora, via dal notaio che, dovendo eseguire una prestazione, ha il pieno diritto di esigere un compenso. Minuscolo esempio in Venezia: buona parte del Sestiere di San Marco risulta situato in “via Battaglione San Marco”, compreso il mitico caffè Florian posto in Piazza!! Ricordi di qualche impiegato acculturato, il cui nonno aveva fatto la prima Guerra Mondiale?
La nostra vita – e anche in quella dei giovani – è stata quotidianamente semplificata? Onestamente non so.

Certamente con tutti questi lacciuoli molti posti di lavoro veri vengono eliminati. Sostituirli con che cosa? Si vedrà. E nel frattempo le nostre giornate, il nostro vivere quotidiano le nostre spese, le comunicazioni con i cellulari che si interrompono spesso e… altro passano e passano male, senza rapporti umani che in fondo sono il sale della vita.

Le sfide impossibili della quotidianità. Vogliamo parlarne? ultima modifica: 2017-03-29T16:27:17+02:00 da MARIA LUISA SEMI
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