“Alcuni quadri parlano da soli e non hanno bisogno di cornice… ad esempio alcune tele degli astrattisti o anche qualche Modigliani”, ci dice il corniciaio e gallerista Fabio Ortolani che, nella sua bottega nella popolare e popolosa via Alessandria in Roma, ha messo le radici fin dall’ormai lontano 1993.
“Ogni quadro ha la sua storia e una sua cornice che, come un vestito su misura, ne esalta il valore”, aggiunge Fabio che smise di fare il giramondo per dedicarsi con passione all’arte, fino a fare della sua bottega, Il Sole, una delle cento migliori gallerie d’arte contemporanea italiane censite dalla rivista specializzata FlashArt.

cornici
Il corniciaio
Il lavoro di corniciaio ha consentito a Fabio, dopo i primi anni, di venire in contatto con molti artisti, italiani e stranieri, le cui opere ha poi esposto nei suoi locali ridando luce (Il Sole, appunto) ad una bella strada ormai impoverita, dove ai supermercati di quartiere e ai negozietti di chincagliera cinese si alternano le residue botteghe di ferramenta o di piccola sartoria la cui speranza di vita (o di sopravvivenza) appare alquanto infausta.

Fabio Ortolani con Sabrina e Valentina
Laboratorio di ricerca
Incrocio di idee, di stili e tecniche pittoriche diverse, Il Sole è anche un laboratorio di ricerca di materiali poveri, grezzi, materiali di recupero o riciclati destinati al prezioso artigianato delle cornici così che possano “sposarsi” con le opere di pittori già affermati o che stanno avanzando sul proscenio dell’arte. Aiutato dalle fedelissime Sabrina e Valentina, Fabio Ortolani si mette personalmente in gioco in attività di sostegno per gli artisti, come il trasporto dei materiali e l’allestimento di mostre in altre città.
Tra le prime mostre organizzate presso Il Sole, quelle del pittore e designer Luigi Mulas, di Emanuela Lena (suoi i nodi di tessuto e di corda applicati sullo sfondo bianco della tela) e Sergio Lombardino (pittore ma anche regista televisivo). Dal 2000 ad oggi, le mostre si sono moltiplicate e Fabio Ortolani (pittore e disegnatore anche lui) ha recentemente ospitato, con successo, opere di Riccardo Pocci, Marco Verrelli e Serghiei Glinkov, pittore ucraino di Kiev trasferitosi a Venezia per gli studi e quindi a Trieste, dove ora vive.

Marco Verrelli
L’eternità di un istante
Pocci, pittore di Piombino (Livorno), ha una pittura quasi fotografica che si risolve nella trasfigurazione del reale in una dimensione di immobilità quasi metafisica e che può, ad alcuni, ricordare l’inglese David Hockney, ormai ottantenne, e i suoi “tuffatori” in piscina. Tuffatori che, a loro volta, sembrano rimandare al superbo Tuffatore di Paestum. L’eternità in un istante. Fermare il movimento, e quindi il tempo, lungo un percorso artistico che si direbbe opposto ai Futuristi italiani e ai Suprematisti russi di Malevich.

Marco Verrelli
Archeologia industriale
La passione per i materiali di recupero sembra fare il paio con i soggetti preferiti da alcuni pittori amici del gallerista di via Alessandria. L’archeologia industriale, i cantieri edili di Arianna Matta, giovane pittrice romana che vive ed opera ad Albano laziale o le stazioni di fine ottocento, immense strutture in vetro e metallo, scheletriche ed iperrealiste di Pocci. Per dipingere la vecchia stazione di Buones Aires, dove ha a lungo vissuto, il pittore ricorre ad una tecnica pittorica quantomeno originale. Sul reticolo proiettato su un foglio incollato ad una tela, interviene prima con la matita poi con i pigmenti sciolti nell’acqua e “diffusi” sulla carta con una siringa. Tecnica che gli consente una precisione “chirurgica” (è il caso di dire…) e al contempo un intrigante effetto acquerellistico illuminato dal bianco della cementite sullo sfondo. Sorprendenti i risultati.

Marco Verrelli
L’interesse del visitatore è attratto anche dalle opere di Luca Bellandi (altro pittore livornese) e di Marco Ferri, e dalle sue “variazioni di rilievo”. Ma, in particolare, dai quadri iperrealisti di Marco Verrelli (il pittore più quotato e “recensito”, nel catalogo, da Maurizio Calvesi). Viene subito in mente un paragone con Edward Hopper ma nelle tele di Verrelli, sarà ben arduo notare una presenza umana, a differenza delle tele del grande pittore statunitense. In Verrelli c’è una sorta di solitudine spaziale, di vertigine della perfezione che lascia sbigottiti.
E infine, nella bottega d’arte, dove è piacevole passare se non altro per quattro chiacchiere con l’ospitale gallerista, è ora possibile ammirare i toccanti quadri dell’ucraino Serghiei Glinkov, nato a Kiev e quindi trasferitosi a Venezia e poi a Trieste. Tre città bellissime venate da una crepuscolare malinconia che è facile”leggere” nei suoi olii.

Catalogo Riccardo Pocci

Catalogo Arianna Matta

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