Cultura e creatività. Così l’Italia batte la crisi

Una riflessione sul nesso fra cultura, creatività e manifattura offerta dai numeri del rapporto 2017 “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”, elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere.
ERMETE REALACCI
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Per un “giornale” glocal come ytali che da Venezia parla al mondo, potrebbe sembrare superfluo scrivere di quanto sia rilevante il sistema culturale del nostro Paese. E tuttavia ritengo che anche per lettori e naviganti “addetti ai lavori” sia interessante una riflessione sul nesso fra cultura, creatività e manifattura; quest’ultima quasi sempre innovativa e digitale. Lo spunto ci viene dai numeri del rapporto 2017 “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”, elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere, presentato a Roma con il Ministro Franceschini.

Un’analisi del Sistema Produttivo Culturale e Creativo composto da imprese, PA e non profit. Un insieme che genera 89,9 miliardi di euro e “attiva” altri settori dell’economia, arrivando a muovere nell’insieme 250 miliardi. Un dato comprensivo del valore prodotto dalle filiere del settore, ma anche di quella parte dell’economia che beneficia di cultura e creatività e che da queste viene stimolata, a cominciare dal turismo. Una ricchezza che si riflette in positivo anche sull’occupazione: il solo Sistema Produttivo Culturale e Creativo dà lavoro a 1,5 milioni di persone (quasi 22mila unità in più del 2015), che rappresentano il sei per cento del totale degli occupati in Italia.


Dall’analisi emerge con chiarezza quanto il “sistema Italia” debba a cultura e creatività: il sei per cento della ricchezza prodotta in Italia, nel 2016. Ma non finisce qui: perché il Sistema Produttivo Culturale e Creativo ha un effetto moltiplicatore sul resto dell’economia pari a 1,8. In altre parole, per ogni euro prodotto se ne attivano 1,8 in altri settori. Gli 89,9 miliardi, quindi, ne ‘stimolano’ altri 160, per arrivare a quei 250 miliardi prodotti dall’intera filiera culturale, il 16,7 per cento del valore aggiunto nazionale; col turismo come principale beneficiario di questo effetto volano. Più di un terzo della spesa turistica nazionale, esattamente il 37,9 per cento, è attivata proprio dalla cultura.

Cultura e creatività sono la chiave di volta in tutti i settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia. Consolidano la missione del nostro Paese orientata alla qualità e all’innovazione: un soft power che attraversa prodotti e territori, un prezioso biglietto da visita. Una forma di diplomazia economica, nel quadro di quella che si sta configurando come la nuova Via della seta tra Oriente e Occidente. Un’infrastruttura necessaria anche per affrontare le sfide che abbiamo davanti: uno sviluppo a misura d’uomo, le migrazioni, la lotta al terrorismo, i mutamenti climatici.


In questo quadro è di particolare rilevanza la decisione sulla destinazione della quota dell’8 per mille dello Stato per i beni culturali. Accogliendo una mia proposta, questi fondi saranno destinati, per i prossimi dieci anni, agli interventi di ricostruzione e restauro del patrimonio culturale nelle aree colpite dai terremoti del Centro Italia. Un contributo per la coesione delle comunità, per l’identità del Paese e per il rilancio dell’economia. L’Italia che fa l’Italia mangia con la cultura, alimenta il suo softpower e punta su Made in Italy, innovazione e bellezza.

Cultura e creatività. Così l’Italia batte la crisi ultima modifica: 2017-06-28T17:44:14+02:00 da ERMETE REALACCI
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