Siamo noi che abbiamo bisogno di Charlie

PIERGIORGIO PATERLINI
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Non ha bisogno di nessuno. Purtroppo. Perché nessuno può fare niente per lui. Tutta la solidarietà del mondo non gli arriva, non lo aiuta di un grammo, non conforta Charlie. Charlie morirà. Purtroppo. Se pure non è già morto. Ciò che prova è solo infinito misterioso non lenibile dolore, comunque lo si voglia chiamare e qualunque cosa “senta” o “non senta” realmente.

Non sono un elefante in una cristalleria.

Rispondo in anticipo, mi metto avanti con il lavoro. Non è vero che ho solo discutibili certezze. Sui temi “di confine” so che tutto è difficilissimo. Non sono sicuro, ad esempio, su chi possa e debba decidere, genitori medici tribunali (anche se una mia opinione, qui del tutto irrilevante, ce l’ho). Non sono sicuro sulle risposte a molti altri “temi” enormi e terribili che Charlie ci pone.

Una certezza, però, ce l’ho, sì. Questa, sì, incrollabile.

Che Charlie – purtroppo – non ha bisogno di noi.

Mentre noi abbiamo bisogno di lui.

Abbiamo bisogno di lui per scannarci, che non vediamo l’ora, e insultarci, che sembra l’unica passione rimasta al mondo.

Abbiamo bisogno di lui per appassionarci a qualcosa, nell’epoca delle “passioni tristi” o delle non-passioni tout-court.

Abbiamo bisogno di lui per rafforzare la nostra fede (ma io la chiamo fiducia o speranza) nella scienza, nel progresso, nella medicina, o per negarla (questa seconda soprattutto, che va di gran moda).

Abbiamo bisogno di Charlie per dare un po’ di senso a una fede religiosa sempre più pallida insapore incolore.

Abbiamo bisogno di lui per ritrovare ideologie (non mi spingerei a usare la parola “valori”), nel vuoto lasciato dalla fine delle ideologie (almeno così dicono).

Abbiamo bisogno di lui per non pensare ai nostri guai, per tirare un sospiro di sollievo che fra tutti i casini uno così grande ci sia stato risparmiato.

Abbiamo bisogno di Charlie per dire a noi stessi che siamo buoni compassionevoli accoglienti.

Abbiamo bisogno di lui per affrontare o allontanare le nostre peggiori paure. Le domande senza risposta. Il mistero, quello vero.

Sono così tante le cose per cui abbiamo bisogno di Charlie che mi chiedo come faremmo ad arrivare a domani se lui non ci fosse. Infatti, non vogliamo lasciarlo andare. (E non sarà questa, in fondo in fondo, la vera ragione?).

Lui, invece, non ha alcun bisogno di noi. Non ha bisogno dei suoi genitori impotenti, dei medici impotenti, del Papa che dice cose sconclusionate. Certo non ha bisogno e non troverà giovamento né in Trump né nel Bambin Gesù (nel senso di ospedale, almeno).

Charlie – purtroppo – non ha bisogno di noi.

Siamo noi ad aver bisogno di lui.

Abbiamo bisogno di Charlie per rassicurare noi stessi che questa volta, no, per fortuna no, non siamo tutti Charlie.

Della sua qualità della vita non ci importa nulla, ma ci importa moltissimo di come la sua esistenza possa alzare la nostra, renderla, per qualche giorno, più nobile, più profonda, più umana. In realtà solo più eccitante, in questo mare di noia.

Abbiamo bisogno di Charlie. Ma non abbiamo bisogno dei migranti, dei senzatetto, dei senzalavoro, dei senzaquesto e dei senzaquello. Lì, i discorsi sul diritto alla vita, sull’accoglienza, sull’amore che non ha confini non scatenano generosi furori (furori di altro tipo sì), generose disponibilità, generose nottate in bianco su facebook.

Perché per Charlie possiamo solo blaterare tra noi senza che lui nemmeno lo sappia. Per questi altri potremmo invece sì fare qualcosa. E anche se ci limitiamo a insultarli, loro ci sentono e lo sanno.

E allora meglio, mille volte meglio, Charlie.

Che – per sua sfortuna e per nostra fortuna – non ha proprio bisogno di niente e di nessuno.

LE NUVOLE

Siamo noi che abbiamo bisogno di Charlie ultima modifica: 2017-07-06T12:48:32+02:00 da PIERGIORGIO PATERLINI
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