Le Am-lire del Cavaliere. Una suggestione da incubo

FRANCESCO MOROSINI
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Am-lire (o new lira italica) in circolazione parallelamente all’euro? No, grazie. La proposta è in un’intervista, per il resto piena di un buon senso che, tuttavia, in materia svanisce, del presidente Berlusconi su la Repubblica. Perché Am-lire – pur se qui il Cavaliere più che alla storia sembra riferirsi ad una new lira emessa da Autorità italiane – no grazie? Per il motivo che quest’ultime, sebbene formalmente di pari valore dell’euro, di fatto si deprezzerebbero. Infatti, chi, minimamente razionale, preferirebbe detenere Am-lire invece che euro (che, nel caso, apparirebbero sempre più come un euro-marco)?

La conseguenza? La sua tesaurizzazione; ovvero il fatto che i prezzi di immobili, affitti, cure mediche speciali verrebbero valutati in euro mentre, all’opposto, gran parte dei salari e degli stipendi sarebbero nella new lira. Conseguentemente, svalutandosi quest’ultima, che nell’ipotesi della doppia circolazione monetaria esprimerebbe i redditi di gran parte della popolazione, si avrebbe un netto impoverimento di questa. Cose tutte già viste, sebbene con modalità diverse, in Sudamerica: lì si chiama dollarizzazione; in Europa, viceversa, sarebbe eurizzazione; Argentina e Venezuela ci sono dentro mentre a El Salvador ed in Equador la moneta è, alla faccia della sovranità monetaria, il dollaro. Ma perché il Cavaliere getta quest’idea, di cui certo conosce i limiti, nel teatro della politica italico?

Probabilmente, la sua ratio è politica; ed è che, dovendo provare a coalizzare a Destra forze antieuro, con la trovata della doppia circolazione euro/Am-lire prova a metter su una coalizione altrimenti troppo contraddittoria (infatti, il presidente si dichiara contrario all’euroexit). Magari anche sperando che, passata la campagna elettorale, le Am-lire finiscano perse nel cassetto di un mobile in una lontana soffitta. Oltretutto, il richiamarsi alle Am-lire è, per il periodo che richiamano, una scelta in sé infelice.

Ma di cosa si tratta in realtà? Ebbene, le Am-lire erano banconote emesse durante la Seconda guerra mondiale dopo la sbarco in Sicilia dalle Autorità Alleate di occupazione per pagare gli stipendi alle truppe e finanziare le operazioni belliche nel Belpaese. Per il vero una sorta di “marco per i territori occupati” l’avevano emesso pure i tedeschi che, ciononostante, riconoscendo alla RSI lo statuto di alleato, li ritirarono, però imponendo a Bankitalia di finanziare, monetizzandolo, lo sforzo bellico germanico in Italia: in sintesi, sempre per Bankitalia, il “circolante bellico” creato tra il ’43 ed il ’45 del ‘900 dagli Alleati era pari al 32 per cento del totale; quello dai tedeschi e dalla RSI il 65; il resto dal governo italiano del Sud.

Quindi, il richiamarsi da parte del presidente Berlusconi alle Am-lire (di cui vanno pure ricordate le forti spinte inflattive conseguenti allo smantellamento, forse troppo brusco ma necessario, delle bardature burocratiche che tenevano repressa l’inflazione medesima) pare, al di là di alcuni ricordi romantici del suo “far la spesa” da giovinetto, fuori contesto. Salvo, che per la necessità di far quadrare il cerchio di alleanze a Destra bypassando la frattura tra euro si/euro no che pare destinata a divaricare il sistema politico italiano.

Il punto, pertanto, ben più che il richiamare il passato delle Am-lire, è di ragionare sulla valuta europea. Ma, soprattutto, al di là del prepararsi ad un suo possibile crollo (più per azione politica che economica) o al rischio di trovarcisi fuori per spinta altrui (Berlino?), quello che conta è il decidere se l’exit sia utile alla Penisola. O se, viceversa, sia come volersi curare una polmonite iniettandosi plutonio radioattivo. Il rischio dell’euroexit è quello di fare un regalo alla Germania, ovvero di vendere sotto costo (grazie alla svalutazione) tutta quella componentistica industriale di livello che entra nei suoi prodotti; e, al contempo, di rasare fiscalmente i detentori italiani del debito pubblico: sarebbe il bail in del ceto politico sui risparmiatori (quelli all’estero sono giuridicamente protetti). Soprattutto, il vero problema dell’euroexit è che i suoi fautori paiono puntare a politiche fiscali e monetarie che, Sudamerica docet, sono micidiali. In questa prospettiva, pure il richiamo alle Am-lire, che furono “moneta facile” seppure per esigenze belliche, qualche apprensione la crea. Meglio consegnare le Am-lire alla storia della finanza di guerra.

articolo già pubblicato il 16 Feb, 2017 @ 20:13

Le Am-lire del Cavaliere. Una suggestione da incubo ultima modifica: 2017-08-21T16:28:59+02:00 da FRANCESCO MOROSINI
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