Körfez, “Il golfo”, in concorso nella settimana internazionale della critica, è l’unico film turco alla Mostra del cinema di Venezia di quest’anno.
Racconta la storia di Selim, interpretato da Ulaş Tuna Astepe, che torna nella sua città natale, Smirne, dopo l’esperienza dolorosa di un divorzio e di una carriera a rotoli. Vaga nei quartieri della città, Alsancak, Karşıyaka, Göztepe, Çiğli, Bayraklı e Kadifekale. Senza meta e senza progetti. Ripercorre il proprio passato. La famiglia, i compagni di scuola, un’ex amante. S’imbatte, a un certo punto, in Cihan, un fantomatico compagno del servizio militare. La vicenda prende una piega inaspettata quando un’esalazione insopportabile si diffonde per la città e gli abitanti iniziano ad abbandonarla. Selim si ritroverà in un mondo nel quale riscopre nuove possibilità di vita.
Il regista di “Körfez”, Emre Yeksan, è un filmmaker trentaseienne, originario proprio di Smirne, studi di cinema all’Università di Mimar Sinan e alla Sorbona di Parigi. E la storia del suo film sembra riflettere una parte del suo percorso biografico. Di questo e altro abbiamo parlato nella conversazione che segue.

Ulaş Tuna Astepe
Qual è l’ispirazione dietro questa storia?
L’idea risale al 2009, fu quando tornai a stare dai miei genitori a Smirne. Un soggiorno senza una scadenza. Durante il quale cercavo di figurarmi come andare avanti con la mia vita. In quei giorni i ricordi del passato tornavano a galla impetuosamente, e oscuravano le domande sul futuro. Tra questi ricordi, uno in particolare mi colpiva, l’aria maleodorante. Il Golfo di Smirne, nella mia infanzia, puzzava. Una puzza sgradevole, quasi completamente scomparsa agli inizi del 2000 in seguito ai lavori di pulitura del bacino portati avanti dal Comune. La mia memoria fece riaffiorare questa puzza, era così forte che mi sembrava di sentirla di nuovo. È in uno di questi momenti che la storia di “Körfez” prende forma. Poi ci sono voluti diversi anni per scolpirla nella mente e cominciare a scriverla.
La prima bozza della storia fu scritta nel 2012. Poi ho bussato alla porta del mio amico Ahmet Büke, un eccellente giovane scrittore, anche lui di Smirne, che è riuscito a portare il racconto a un altro livello. La prima bozza del copione pronto è del 2013.

La troupe di “Körfez”, lo scorso dicembre. Emre Yeksan è il penultimo, a destra
Anche se la storia si svolge a Smirne, la sua risonanza va oltre la dimensione locale, è globale per via del disastro ambientale che è il tema del film. Fino a che punto è una storia specificamente turca, fino a che punto è una storia globale?
La storia di “Körfez” ha radici nella mia città di origine e nel mio paese di origine tanto quanto nella mia esperienza di vita quotidiana in Turchia. Ma penso che le particolarità emotive del film non possano essere limitate a quanto avviene in Turchia in questo momento. Oserei perfino dire che quello che succede in Turchia oggi non è specifico della Turchia. Il collasso ambientale è la paura di tanti nel mondo. Dà luogo a un conflitto tra le classi dominanti e la gente comune, che combattono per il loro spazio vitale. Inoltre, con il divario che cresce tra ricchi e poveri, le classi medie in tutto il mondo si ritrovano in un vuoto esistenziale e cercano solo di svoltare la giornata. Ecco perché s’affermano figure populiste di destra ed è un fenomeno non limitato a pochi paesi. Quello che succede in Turchia è in sintonia con quello che succede nel resto del mondo. Spero che “Körfez” possa trovare posto in questa risonanza.

Il set del film nell’ottobre 2016
Il film limita il luogo mentre accentua con forza il dato temporale. Qual è la ragione di questa scelta?
Penso che nel mondo di oggi la concezione dello spazio e del tempo diventi sempre più ripetitiva. La mobilità mondiale aumenta, ma i posti tendono a diventare sempre più simili tra loro. Sperimentare qualcosa di nuovo diventa sempre più difficile. Confinando lo spazio all’inizio del film ho voluto dare l’impressione che, anche se Selim si muove in giro, è inchiodato senza speranza a un paesaggio non dissimile da altri. D’altro lato, ricordando costantemente il passare del tempo ho voluto amplificare il senso di questa sensazione.
I giorni passano, ma sembrano sempre più gli stessi. Non importa in che giorno siamo, questa consapevolezza diventa irrilevante. C’è bisogno di una rottura, di un cambiamento radicale di prospettiva di modo che sia possibile sperimentare il tempo e lo spazio in modo diverso.
In tempi recenti c’è un numero crescente di storie distopiche nel cinema, ma anche in televisione. Anche Körfez racconta una storia distopica. Perché secondo lei c’è un crescente interesse nel genere della distopia?
Credo che stiamo vivendo uno Zeitgeist di grande pessimismo. Lo spirito di questo decennio è molto diverso da quello dei primi anni 2000. L’entusiasmo del millennio ha dato vita al movimento altermondialista E una certa speranza per un futuro migliore era molto più in vista di quanto non lo sia oggi. Adesso c’è una certa sensazione di congestione sul mondo di come lo conosciamo. Il che può facilmente dar luogo al pessimismo. E questo trova espressione nel mondo della fiction nella forma di messe in scena distopiche. Ma lo stesso sentimento di congestione può anche suscitare speranza. Credo anche che gran parte di queste distopie di oggi siano il risultato di questa ricerca di speranza.

Emre Yeksan
Nel bel mezzo degli scenari dei disastri senza speranza Körfez tende verso la speranza. Pensa che sia possibile ricercare collettivamente un futuro di speranza, come suggerisce il finale del film?
Il finale di “Körfez” ha subito diverse modifiche nel corso del processo di scrittura. Nella prima bozza era più cupo, con un cenno abbozzato di speranza. Ovviamente è stato scritto in un momento in cui la pressione stava crescendo drammaticamente in Turchia e questa pressione si faceva strada nella sceneggiatura. Ma alla fine ho deciso di aderire alla mia credenza di un futuro migliore e di esprimerlo quanto più entusiasticamente potessi. Per me la speranza è lì, chiara come il cielo d’estate. Talvolta la vediamo più chiaramente, talvolta è eclissata e non la vediamo chiaramente. Che la speranza esista non è questione che riguardi la realtà, è una questione di percezione.
“Körfez” è una co-produzione C. Asli Filiz – Birfilm, Dirk Engelhardt – Kundschafter Films, Maria Drandaki – Homemade Films
Interpreti / Ulaş Tuna Astepe, Ahmet Melih Yılmaz, Serpil Gül, Müfit Kayacan, Merve Dizdar, Damla Ardal, Cem Zeynel Kılıç
Produzione / Annamaria Aslanoglu – Istos Film

Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!