Ce n’est qu’un début, continuons le combat! È l’elogio dell’incompiuto, il monito del 1968 di cui ci restano la sua storia, le sue vittorie, le sue sconfitte e last but not least: l’arte. Come gli altri slogan “L’immaginazione al potere”, “Tutto e subito”, “Vietato vietare” erano concetti a cui gli artisti di quell’epoca si ispiravano per le loro opere.
“È solo un inizio. 1968”, è il titolo della mostra che il prossimo 2 ottobre si inaugurerà (apre al pubblico il 3 ottobre) presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma ma è anche lo slogan dell’insurrezione del Maggio francese.
Il 2018 sarà il cinquantesimo anniversario del 1968 che però comincia con questa mostra già da ottobre 2017 (fino al 14 gennaio 2018) e a cura di Ester Coen.
È la prima mostra in Italia dedicata al ’68 e ai suoi intrecci con i movimenti e i fermenti artistici che lo annunciano, gli corrono paralleli.
Niente sarà più uguale dopo di allora, eppure niente sarà mai una conquista sicura ed è questo il senso dell’elogio dell’incompiuto ce n’est qu’un début , continuons le combat!
In quegli anni rivoluzionari, l’arte esprime la sua rottura con gli schemi del passato attraverso il minimalismo, il concettuale, l’arte povera, la land art, le numerose correnti. E un rinnovamento radicale del pensiero e delle arti della vita viene espresso anche con il design e la moda.
Tra l’altro la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea si trova proprio a Valle Giulia dove, il 1 marzo 1968, avvenne uno scontro di piazza, rimasto famoso anche nei libri di storia, tra manifestanti universitari e polizia.

Mario Schifano e Franco Angeli
La mostra “È solo un inizio. 1968” racconta “ciò che comincia” con le opere di: Vito Acconci, Carl Andre, Franco Angeli, Giovanni Anselmo, Diane Arbus, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Carla Cerati, Merce Cunningham, Gino De Dominicis, Walter De Maria, Valie Export, Luciano Fabro, Rose Finn-Kelcey, Dan Flavin, Hans Haacke, Michael Heizer, Eva Hesse, Nancy Holt, Joan Jonas, Donald Judd, Allan Kaprow, Joseph Kosuth, Jannis Kounellis, Yayoi Kusama, Sol LeWitt, Richard Long, Toshio Matsumoto, Gordon Matta-Clark, Mario Merz, Marisa Merz, Maurizio Mochetti, Richard Moore, Bruce Nauman, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini, Mario Schifano, Carolee Schneemann, Gerry Schum, Robert Smithson, Bernar Venet, Lawrence Wiener, Gilberto Zorio.
Dalla collezione della Galleria Nazionale con le opere di: Gianfranco Baruchello, Daniel Buren, Mario Ceroli, Christo, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Eliseo Mattiacci, Andy Warhol.
L’arte, la politica, la musica, la creatività, si mescolano e portano avanti istanze di profondo rinnovamento sociale.
La cosiddetta “controcultura” parte da una rivoluzione del costume, della mentalità e del linguaggio anche artistico. Il ’68 fu un fenomeno di portata internazionale e i protagonisti di questa intensa stagione, tra cui anche gli artisti, non avevano più i confini nazionali come punto di riferimento, ma la dimensione mondiale della protesta.
È utile, per capire meglio quel periodo artistico, leggere il Giornale-Catalogo che accompagna la mostra “È solo un inizio. 1968” con il testo di Ester Coen e interventi, tra gli altri, di: Franco Berardi Bifo, Achille Bonito Oliva, Luciana Castellina, Germano Celant, Goffredo Fofi, Franco Piperno, Rossana Rossanda, Lea Vergine, a cura di Ilaria Bussoni e Nicolas Martino.
La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea ha avviato un nuovo corso con la direttrice Cristiana Collu. La filosofia della Collu è che il museo non può rivolgersi a uno spettatore ideale, ma deve essere un luogo che parla a diverse tipologie di pubblico. Al suo approccio “riformatore”, tanto criticato ma anche molto apprezzato, come d’altronde fu (ed è) il ’68, risponde il numero dei visitatori che è quasi raddoppiato. Sicuramente anche la mostra “È solo un inizio. 1968” porterà molti visitatori perché il coraggio di rompere gli schemi precostituiti, nonostante le critiche, premia quasi sempre.

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