Il motore franco-tedesco alla prova del voto. Parla Katja Borck

Gli effetti del voto di domenica sull'asse Parigi-Berlino.
MARCO MICHIELI
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Chi saranno gli alleati di governo di Angela Merkel? Come questi influenzeranno la sua politica europea? Che relazioni vi saranno con la Francia di Emmanuel Macron? Ne abbiamo parlato con Katja Borck, esperta di relazioni franco-tedesche presso l’IFRI – l’Institut français des relations internationales, uno dei più importanti think-tank francesi e internazionali – e coordinatrice del programma “Dialogue d’avenir franco-allemand“.

Si guarda ad Angela Merkel come leader dell’Europa e, secondo alcuni, del mondo occidentale, soprattutto dopo l’elezione di Donald Trump. La cancelliera è pronta ad assumersi questo ruolo?
La Germania non aspira a questo ruolo e nemmeno Angela Merkel. La cancelliera preferisce un ruolo da facilitatore del compromesso. L’abbiamo visto in molte occasioni. Il ruolo della Germania è dirigere dal centro, per dare il proprio contributo attraverso i partenariati. Pertanto la Germania di Merkel punterà tutto sulla cooperazione e sul multilateralismo. In effetti la classe politica e l’opinione pubblica tedesca sono concordi sul punto.

Anche perché il ruolo presupporrebbe un maggiore impegno militare?
Si parla spesso della necessità di un maggiore coinvolgimento della Germania in quest’ambito. Tuttavia non vi sarà mai un maggiore impegno militare della Germania, stricto sensu. La politica tedesca si basa essenzialmente su politiche trasversali – economiche e sociali – e sempre in cooperazione con le organizzazioni internazionali, l’UE e la NATO.

Maggio 2017, visita ufficiale di Emmanuel Macron a Berlino

 

I tedeschi invece sono pronti ad assumere questo ruolo di guida?
I tedeschi, e non solo, vedono Angela Merkel come una garante della stabilità. Un simbolo di continuità in un mondo dove l’alternanza al potere è sempre più frequente. Questo tuttavia non fa della Germania un paese che desideri assumersi una leadership. I tedeschi preferiscono continuare a perseguire la loro idea di un ordine internazionale basato sul diritto e sulla cultura della reticenza militare – kultur der zurückhaltung -, evidentemente quest’ultima il retaggio della storia.
Per questa ragione la Germania ha bisogno di partner e in particolare della Francia.

Francia che punta però molto sulla cooperazione militare.
Si ma non ci saranno conflitti tra Emmanuel Macron e Angel Merkel sul tema. Macron ha compreso molto bene che la Germania ha un “esercito parlamentare”- Parlamentsarmee -, il cui utilizzo deve essere esplicitamente approvato dal parlamento. Un’idea molto distante da quella francese, fondata sul Präsidialarmee, un esercito sul cui dispiegamento decide il capo dello stato. Pertanto Macron ha oggi come obiettivo la cooperazione e il coinvolgimento della Germania nel settore della difesa, nel rispetto della “kultur der zurückhaltung”.

Molto dipenderà dalla coalizione che Angela Merkel costruirà?
I sondaggi non sono sempre così affidabili, lo abbiamo visto negli ultimi tempi. Non dovrebbero esservi tuttavia grossi cambiamenti. La differenza in termini percentuali tra Cdu-Csu, il partito di Angela Merkel, e Spd, il partito dello sfidante socialdemocratico Martin Schulz, rimane di circa il 15 percento, anche se hanno perso qualche voto a vantaggio dei piccoli partiti: i populisti ed euroscettici di Alternative für Deutschland (Afd) e i liberali di Fdp. Rimane pertanto l’incognita di chi sarà l’alleato di governo di Merkel.

Quale genere di coalizione è possibile?
Vi sono tre ipotesi. La prima è l’alleanza tra Cdu-Csu e i liberali di Fdp. Attualmente, stando ai sondaggi, siamo ancora lontani da questa possibilità. Si tratta tuttavia di un alleato tradizionale della Cdu-Csu.
La seconda prevede la Jamaika-Koalition (ndaCdu-Csu hanno come colore ufficiale il nero, i liberali il giallo, il verde ovviamente Die Grünen). I verdi potrebbero bilanciare l’orientamento neoliberale dell’Fdp ma i due partiti sono divisi quasi su tutto, sul piano sociale ed economico. Si tratta di una coalizione che, pur se ha governato a livello locale – governo del Saarland, dal 2009 al 2012, e recentemente lo Schleswig-Holstein – a livello nazionale non è mai esistita. Su questioni come l’immigrazione, ad esempio, cristiano democratici, liberali e verdi si trovano su posizioni divergenti. Anche le relazioni dei verdi con il partito “fratello” della Cdu, la bavarese Csu, non sarebbero facili: nel 2018 si vota in Baviera e, pertanto, considerate le posizioni più conservatrici della Csu sui rifugiati e sulle questioni sociali, come il matrimonio omosessuale, potrebbero sorgere delle difficoltà.

Maggio 2017, visita ufficiale di Emmanuel Macron a Berlino

 

Rimane quindi la terza ipotesi.
Esattamente. La terza ipotesi è la coalizione che Angela Merkel ha guidato già dal 2005 al 2009 e dal 2013 al 2017: la Große Koalition – la grande coalizione – tra Cdu-Csu e Spd. La soluzione più probabile ma non esente da problemi. Innanzitutto, in una grande coalizione, le estreme si rafforzano. E poi vi sono dei problemi per l’Spd.

Quali sono i problemi che l’Spd dovrebbe affrontare?
Vede l’Spd si trova a confrontarsi con due ordini di problemi. Il primo: le cose in Germania vanno bene. Per esempio sulla questione della sicurezza interna, i tedeschi hanno un’enorme fiducia in Angela Merkel, nonostante gli attentati. Certo Merkel ha anche raccolto i frutti delle riforme fatte da altri: oggi la Germania va bene grazie anche alle riforme fatte dai socialdemocratici guidati all’epoca da Gerhard Schröder. Pensiamo al Piano Hartz.
Il secondo problema: il talento di Angela Merkel di indebolire gli avversari prendendone i temi. Merkel ha saputo governare come centrodestra, centro ma anche da posizioni di centrosinistra: si pensi alle questione dei rifugiati o sul reddito minimo.
L’interesse dell’Spd oggi potrebbe essere quello di stare all’opposizione per preparare un’alternativa alla Merkel. Un’ipotesi al momento non possibile per mancanza di voti potrebbe essere l’alleanza dei diversi partiti della sinistra, Spd, Die Linke e Verdi.

Quali sono le conseguenze per l’Europa delle differenti coalizioni?
In un’alleanza tra Merkel, liberali e verdi ci sarebbero divergenze sui temi economici e della difesa. Con i verdi Angela Merkel avrebbe più margine di manovra sulla governance economica europea, molto meno con i liberali, contrari a forme di investimento pubblico e più legati alle politiche di austerità. Al contrario, la cancelliera avrebbe maggiori margini di manovra sul tema della difesa europea con i liberali, mentre i verdi sulla questione hanno una posizione critica.

E l’accordo con l’Spd?
Per il progetto europeo la scelta migliore è la grande coalizione. L’accordo tra Cdu-Csu e Spd è l’unico che assicura la ripartenza del motore franco-tedesco e la migliore soluzione anche per le relazioni franco-tedesche. L’Spd si vedrebbe riconfermare il ministero degli esteri e si potrebbe sperare in posizioni più morbide sulle regole di bilancio.

Maggio 2017, visita ufficiale di Emmanuel Macron a Berlino

 

Emmanuel Macron vuole rifare dell’asse franco-tedesca il motore dell’Unione Europea. Che cosa possiamo aspettarci?
C’è una simpatia politica tra Angela Merkel e Emmanuel Macron, che data alla caduta di François Fillon, il candidato della destra repubblicana, partito fratello della Cdu di Angela Merkel (nda, travolto da un’inchiesta giudiziaria per aver assunto da parlamentare moglie e figli). Caduto Fillon, l’attenzione tedesca si è spostata verso Emmanuel Macron. L’accoglienza riservatagli quando da candidato ha visitato la Germania lo dimostra. Certamente per la Germania il problema allora era sconfiggere Marine Le Pen. Macron è piaciuto tuttavia poiché ha condotto una campagna europeista. La Germania ha bisogno di un partner, perché le cose cambiano molto velocemente e i dossier da affrontare sono molti.
Da buon politico, Angela Merkel coglie ogni singola opportunità e l’elezione di Emmanuel Macron gliene fornisce una. Rimangono delle divergenze sui dettagli, ma come abbiamo già detto molto dipenderà dalla coalizione e dai margini di manovra di Angela Merkel.

Fino a che punto la visione e gli interessi della cancelliera coincidono con quelli del presidente francese?
Il progetto europeo rimane un progetto di pace tra gli europei, non dobbiamo mai dimenticarlo. Un progetto nato anche per la riconciliazione tra i Francia e Germania (e al contenimento, allora, della Germania Federale).
Dobbiamo introdurre un elemento ulteriore: l’ipotesi, non lontana dalla realtà, che alle elezioni l’Afd risulti il terzo partito. Un dato importante non per la formazione della coalizione, alla quale Afd non è interessata. In caso tuttavia di grande coalizione l’Afd sarebbe il primo partito dell’opposizione. Un problema “ideologico” non da poco per la democrazia tedesca. Inoltre, più è forte l’Afd e più il governo federale cercherà di far valere gli interessi tedeschi in seno all’Unione Europea (soprattutto se la coalizione di governo fosse tra Merkel e i liberali).
In un mondo in disordine, un’Unione Europea forte e protettiva è nell’interesse di entrambi i governi. Detto questo, con tutte le difficoltà interne di quest’unione, sono necessarie riforme e progetti per rilanciare il progetto europeo, per costruire un’Unione che possa fare fronte alle crisi future.

Il motore franco-tedesco alla prova del voto. Parla Katja Borck ultima modifica: 2017-09-23T07:38:21+02:00 da MARCO MICHIELI
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