I tempi cambiano la sinistra no

La chiesa di Francesco coglie la necessità di sintonizzarsi con i grandi cambiamenti epocali. A modo suo anche la destra. Perché non la sinistra d'oggi?
RICCARDO CRISTIANO
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C’è una frase di Papa Francesco che mi è rimasta in testa da quando l’ho sentito pronunciarla. Non la ricordo a memoria parola per parola, ma il senso era questo: i tempi cambiano, e i cristiani devono cambiare continuamente, saldi nella fede, fedeli al Vangelo, ma seguendo e interpretando i segni dei tempi. Credo che in questa frase ci sia il motivo per cui tanti nella Chiesa lo avversano: per loro i tempi non cambiano, e la Chiesa poi non può proprio cambiare, perché è un giudice supremo, fuori dal tempo, al di sopra della storia. È il loro un ordine mentale non difforme da chi si attardò e probabilmente si attarda ancora a parlare di marxismo-leninismo, col trattino ovviamente. Col trattino perché è un blocco unico, immodificabile, eterno, al di fuori del tempo, al di sopra della storia. Esso è, siccome immobile!

La frase di Papa Francesco ci aiuta invece a capire perché la sinistra, come la destra, non siano morte, non possano morire, solo che, per quel che qui interessa, la sinistra non ha saputo cambiare continuamente, fedele ai suo senso e alla necessità di interpretare i segni dei tempi.

La destra ha saputo farlo e mi spiego: Bossi interpretava una reazione localista alla globalizzazione, reazione che s’inseriva nel processo globale immaginando di superare la fase intermedia, ritenuta inutile, quella dello stato nazione: si va dal locale al globale. C’era qualcosa di “sinistra” nell’intuizione di Bossi”, pur dando al localismo un carattere decisamente identitarista e quindi di destra.

Quando la globalizzazione ha determinato alcune crisi e in Europa è emerso il rigetto, Salvini ha abbandonato reinterpretato il localismo, optando per il sovranismo. Ormai la battaglia localista e identitarista si era fatta nazionalista, La battaglia rimaneva quella, ma più accentuatamente di destra. Eccoci al non assurdo di una Lega nazionalista.

E la sinistra? La sinistra è l’Europa, il suo destino è il destino europeo. Ma, qui intervengono due ma: se il destino della sinistra è l’Europa questo deriva dal fatto che l’Europa è convergenza, crescita, diritti, fratellanza, cosmopolitismo, diffusione delle tutele. Ma (il primo) l’Europa dalla sua nascita si è legata a una politica economica liberista, o neo-liberista, a una finanziarizzazione dell’economia, che legano il destino della sinistra al destino di una visione economica di destra.

Legata al successo di una politica economica europea che la nega, la sinistra ha poi politicamente negato se stessa decidendo di non darsi una dimensione europea, comune, ma nazionalista, direi sovranista, come quella alla Salvini, scegliendo il modello del partito leaderistico e di plastica. Partiti senza storia, senza territorio, senza gruppi dirigenti. Partiti privati, proprietà privata dei leader. Eccoci all’assurdo di Martin Schulz che, per non dimettersi e tentare di privatizzare l’Spd, la porta sui banchi dell’opposizione relegando la Germania alla destra ultraliberista in un momento cruciale della ridefinizione della stessa casa europea. Questo a Schultz non interessa, a lui interessa che l’Spd sia guidata da Martin, anche se questo significherà scendere al quindici per cento al prossimo giro. Perché? Perché la sinistra, il destino della sinistra, è l’Europa, non la protesta contro l’Europa. Se l’Europa sbanderà ulteriormente a destra i voti non andranno a Schulz, ma alle forze anti europee.

Analogo discorso può farsi in Italia. Se il destino della sinistra si chiama Europa come non capire che la carta d’identità della sinistra è lo ius soli. Non è più il Quarto Stato che conosciamo il simbolo della sinistra, è la fotografia di Martin Luther King che pronuncia il celebre discorso del sogno al Lincoln Memorial il nuovo simbolo. Da Martin a Martin il passo è spaventoso, ma anche al Martin tedesco dovrebbe essere chiaro che oggi non è strizzando l’occhio alla protesta contro i migranti che si rifà la sinistra, è lo ius soli il simbolo “politico” dell’economia solidale, umana, welfare-orientata, che la sinistra non può imporre con queste regole economiche ma far intendere che vorrebbe portare, se tornasse a vincere. E lo dovrebbe fare unendo i suoi leader europei nel nome del vivere insieme, della solidarietà, dell’amicizia tra i popoli e le culture e gli esseri umani.

È l’amicizia europea, amicizia nel segno della legalità, l’alternativa al sovranismo.
Invece per conquistare qualche applauso dagli italici fratelli la nostra sinistra non elogia la legalità, ma la sicurezza, anche al costo di azzoppare chi venga a nuotare davanti alla nostra sdraio di bagnanti infastiditi dagli schizzi dei natanti. Questa sinistra che non sa rispondere alla richiesta di sicurezza offrendo “la legalità”, questa sinistra che non sa rispondere al dramma dei profughi dicendo che il problema non sono loro ma i tiranni para-nazisti che li hanno causati, dal Ciad alla Libia dall’Egitto alla Siria, questa sinistra che scimmiotta la destra per tenersi a galla, è finita perché si è convertita, non perché non c’è più spazio per una sinistra. Lo spazio c’è, basterebbe avere la capacità e la volontà di cambiare, come cambiano i tempi.

I tempi cambiano la sinistra no ultima modifica: 2017-09-28T20:00:29+02:00 da RICCARDO CRISTIANO
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