Las Vegas, l’alba del giorno dopo

Il giorno dopo la sparatoria più sanguinosa nella storia degli Stati Uniti, ci si rende conto che la città è molto di più di una strada con hotel e casinò a tema. È una comunità di residenti che sta facendo il possibile per aiutare chi ha bisogno.
MARTA SOLIGO
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[LAS VEGAS]
What happens in Vegas stays here” (“Quello che succede a Las Vegas resta qui”), diceva qualche anno fa uno slogan dell’ufficio turistico della capitale del gioco d’azzardo.

E invece quello che è successo domenica sera non è rimasto a Las Vegas. Ha fatto il giro del mondo e ha raccolto messaggi di solidarietà a livello internazionale.

Las Vegas si è svegliata (per chi è riuscito a dormire) in un clima strano questa mattina. Rassicurati dall’annuncio della polizia che si è trattato di un caso isolato, i residenti si fanno ancora tante domande.

Las Vegas dopo la strage

Come è possibile tanto odio?

I numeri, quei (al momento) cinquantotto morti e più di centoquindici feriti pesano moltissimo, soprattutto per chi abita vicino alla Las Vegas Strip. Quella Las Vegas Strip che nell’immaginario collettivo è sinonimo di divertimento e trasgressione e che ieri sera ha mostrato un nuovo volto. Quella città che è spesso considerata un “non-luogo”, una località finta e inautentica, in queste ore sta dimostrando che la realtà non è proprio così.

La University of Nevada, Las Vegas – sì, perché Las Vegas ha un’università, e anche valida – ha immediatamente aperto le porte del Thomas and Mac Center, l’arena sportiva, per accogliere le persone che scappavano dalla Strip.

Le notizie che arrivano dagli ospedali sono tragiche e cittadini e turisti stanno cercando di aiutare in termini di donazioni di sangue. Inoltre, non si contano i residenti che hanno pubblicato offerte di aiuto in termini di accoglienza nelle case, donazione di vestiti puliti e via dicendo.

La parola chiave, in questo senso, è comunità. In queste ore ci si rende conto che Las Vegas è molto di più di una strada con hotel e casinò a tema. Las Vegas è una città con università, ospedali e, soprattutto, una comunità di residenti che sta facendo il possibile per aiutare chi ha bisogno.

La gente in fuga dagli spari dell’attentatore

La situazione al momento è complicata, ma tranquilla.

L’autostrada principale, la 15, è stata chiusa, provocando parecchi disagi in termini di traffico. Anche i voli da e per l’aeroporto hanno subito cambi significativi.

Per il resto, sembra che i residenti stiano pian piano riprendendo con la vita di tutti i giorni. Il campus di University of Nevada, Las Vegas è aperto oggi, e le attività didattiche si stanno svolgendo regolarmente.

Le immagini e il suono degli spari che stiamo vedendo nei telegiornali sono difficili da accettare. Le persone che vivono a Las Vegas sono ancora molto confuse ed incredule. Sono vicine a coloro che volevano semplicemente partecipare a un festival musicale e si sono ritrovati in un incubo. Dimostrano solidarietà nei confronti di quei turisti che si sono stati bloccati all’interno degli hotel sulla Strip, ricevendo notizie non troppo chiare su una sparatoria nell’area circostante.

Si spera, comunque, che nei prossimi giorni il quadro di quanto accaduto diventi più nitido. Anche se risulta difficile comprendere come un singolo uomo abbia potuto compiere la sparatoria più sanguinosa nella storia degli Stati Uniti.

Las Vegas, l’alba del giorno dopo ultima modifica: 2017-10-02T20:01:19+02:00 da MARTA SOLIGO
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