Referendum Veneto. Cara Vigneri, non è questione di “far più schei”

In vista della consultazione del 22 ottobre, ytali pubblica una serie d’interventi. Ha aperto il dibattito il "leghista eretico" Bepi Covre, favorevole al sì, al quale ha replicato Adriana Vigneri. Covre riprende qui la parola in risposta a Vigneri.
BEPI COVRE
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L‘amica Adriana Vigneri pensa diversamente da me, rispetto al referendum del 22 ottobre; è il bello della libertà di pensiero, a cui entrambi temiamo.
Adriana mi chiede: più soldi rispetto a chi e per fare cosa?

Rispondo: rispetto a quei cittadini italiani che da anni ottengono (attraverso i trasferimenti dallo stato centrale), molti più euro procapite rispetto ai veneti (dati ragioneria generale dello Stato e Istat): Trentino, 8.092; Valle d’Aosta, 7.746; Sardegna 5.377; Friuli VG 5.034; Lazio 6.045; Sicilia 4.300… Veneto 2.816; Emilia R. 2.772; Lombardia 2.334.
Alla faccia della equità di trattamento previsto dalla Costituzione.

Per fare che cosa? Gestire nuove competenze che sono già previste nell’art. 116 della Costituzione modificata dal governo Amato nel 2001.

Ora (nonostante il ritardo della Lega che cercò di capovolgere quella modifica proponendo la devolution, bocciata con il referendum del 2006!), Veneto e Lombardia cercano di attuare quanto previsto nell’art. 116.

Gestire nuove competenze che si potranno assumere soltanto con risorse adeguate. Per il sacro principio federalista della sussidiarietà, i problemi si affrontano meglio alla base, piuttosto che al centro (vedi la sanità che in Veneto è il fiore all’occhiello).

Le materie previste  sono 22, ma saggiamente il requisito referendario del Veneto prevede solo alcune (lavoro, scuola, turismo, ricerca, formazione, infrastrutture, ambiente).
Convinto come sono che il Veneto ha nelle corde la capacità sia di gestire bene che di risparmiare di più rispetto al costo statale.

Azzerare il residuo fiscale positivo?! Certo che no. Rimodellarlo certamente, in ossequio al principio di giustizia ed equità, previsto nella prima parte della Costituzione (chi più contribuisce, più va riconosciuto).

Osservo che ancora una volta, in Veneto, la sinistra è confusa e divisa.

Confusa perchè teme che una grande vittoria dei Sì favorisca la rielezione di Zaia. Io penso che Zaia ha già stravinto una volta, non ha bisogno di pubblicità aggiuntiva visto che da anni è in testa alla hit parade dei governatori italiani.
Divisa perchè i suoi amministratori locali sono, come in Lombardia, per il Sì. Altri, più ideologizzati, temono la vittoria di Zaia e della Lega.

Farebbe bene a chiedersi piuttosto perché non sia mai riuscita a essere maggioranza per governare il Veneto. (Se un mio concorrente fa un prodotto migliore del mio, non disprezzo il suo prodotto, cerco subito di farne uno altrettanto performante. È il mercato….).

Ora anche il governatore Bonaccini dell’Emilia Romagna sta trattando con il governo (che gli fa da sponda, essendo dello stesso colore politico) per avere deleghe e risorse. È certamente una furbata politica giocata in tempo utile… Ben venga, se arriva prima del Veneto, ci farà da apripista.

Cara Adriana, l’autonomia se e quando arriverà, dovrà darci strumenti efficaci per competere, per vincere le enormi sfide che le tremende leggi (!?) della globalizzazione impongono. Non è questione di “far più schei” ma di garantire il benessere nostro e dei nostri figli. Benessere che non chiediamo per solidarietà, ma per responsabilità e senso del dovere. Da buoni Veneti.

LA REPLICA DI ADRIANA VIGNERI

Caro Bepi, appunto, si tratterebbe semplicemente di attuare l’art. 116 della Costituzione, che è lì dal 2001 per merito esclusivo del centrosinistra. Stabilire quali materie interessano, sentire l’opinione degli enti locali (richiesto dall’art. 116), quindi avviare la trattativa con il governo. Nulla di questo è stato fatto. Le materie nel quesito referendario non ci sono. Questo voto non serve per far avanzare il procedimento di attuazione dell’art. 116 Cost.
La Regione Veneto chiede al suo popolo un inno all’autonomia, autonomia che non è in discussione: il Veneto ha un parlamento, un governo, competenze legislative, amministrative e tributarie, che si possono – appunto – ampliare. Il presidente pensa invece e soltanto di sfruttare politicamente questo voto. Ha paura che il governo non lo ascolti perché è – attualmente – forza di minoranza? Ma figuriamoci!
Poiché di questo si tratta, perché dovrei votare a favore? Al più posso riconoscere che Zaia è furbo e abile, questo sì, volentieri.

Referendum Veneto. Cara Vigneri, non è questione di “far più schei” ultima modifica: 2017-10-03T19:55:20+02:00 da BEPI COVRE
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