Vladimir d’Arabia

Fondi di investimento comuni, accordi commerciali e intese industriali. Russia e Arabia Saudita cercano di riavvicinarsi nel caos mediorientale. Anche se permangono le differenze su Siria e Iran.
FRANCESCO MARIA CANNATÀ
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Aria fresca nei rapporti tra Russia ed Arabia Saudita? I due paesi sono le maggiori potenze petrolifere del pianeta, insieme estraggono circa un quarto della produzione globale di oro nero. In queste comunanza/concorrenza stanno però le ragioni per cui Mosca e Riyadh finora non erano riuscite a sviluppare una cooperazione economica degna di questo nome.

Ora tutto questo potrebbe essere solo un ricordo.

Il Presidente Vladimir Putin con il Re Salman bin Abdulaziz Al Saud (5 ottobre, 2017).

Il 6 ottobre scorso, sotto lo sguardo attento dei capi di Stato di Mosca e Riyadh, il presidente Vladimir Putin e il sovrano Salman ibn Abd al-Aziz, nella capitale russa è stata infatti firmata una serie di accordi. Visto che gli idrocarburi rappresentano il cuore delle strutture economiche di entrambi i paesi, il progetto non poteva non avere il proprio baricentro nei settori del petrolio e del gas. Va comunque detto che negli ultimi tempi la monarchia saudita ha iniziato con maggior convinzione del Cremlino, e con sforzi superiori, il tentativo di affrancarsi dalla dipendenza dalle esportazioni del greggio.

Un successo per Mosca

La pietra miliare della fiducia economica tra Russia e Arabia Saudita è stata posta nel settembre 2016 con l’accordo bilaterale per la stabilizzazione del prezzo del petrolio. È stata questa la base che due mesi dopo ha permesso ai ventiquattro membri Opec di potersi unire su un patto per limitare la produzione petrolifera. L’accordo, funzionale a calmierare il prezzo dell’oro nero, scadrà nel marzo 2018 ma Putin si è già detto pronto a rinnovarlo.

Giustificabile ad ogni modo l’euforia del ministero degli esteri federale, Sergej Lavrov, che ha definito epocale il summit russo-saudita. Indubbiamente per il Cremlino si tratta di una forte affermazione di prestigio soprattutto nei confronti di Washington. Finora infatti Arabia Saudita e Usa intrattenevano non solo strette relazioni politiche ma anche importanti contatti economici. Washington era la potenza protettrice del regno wahabita in Medio Oriente e determinante mercato di sbocco per gli idrocarburi di Riyadh. Al contrario il volume di affari con Mosca non ha mai raggiunto livelli significanti.

Lo status quo nei rapporti energetici tra Washington e Riyadh è stato messo in discussione dal boom americano dell’estrazione dello shale oil, il petrolio non convenzionale o di scisto, prodotto frammentando rocce di scisto bituminoso mediante processi di idrogenazione o dissoluzione termica. È soprattutto nel secondo decennio del Duemila che negli Usa lo sfruttamento di questa forma di energia raggiunge livelli tali da permettere alla Casa Bianca di affrancarsi dall’importazione del petrolio estero.

Boom pagato soprattutto dall’Arabia Saudita, privata del cliente principale nel mercato del proprio oro nero e di una fondamentale fonte di valuta pregiate. Inizia cosi la ricerca saudita di clienti oltre atlantico. Queste le cause del summit di ottobre a Mosca tra le due potenze energetiche.

Tanti accordi

La visita di Salman ibn Abd al-Aziz rappresenta il momento maggiore della volontà russo-saudita di rafforzare i rapporti economici bilaterali tra i due paesi. E, visti i risultati ottenuti, è stata un successo. Il sovrano saudita e il presidente federale hanno dato vita a un fondo di investimento comune della capacita di un miliardo di dollari destinato a sostenere progetti energetici.

In questo quadro una delle maggiori industrie chimiche di Mosca, la Sibur, ha potuto scandagliare positivamente la possibilità di ricevere commesse saudite. La stessa struttura ha ricevuto il via libera da Riyadh al progetto di una fabbrica con cui produrre in Arabia Saudita gomma sintetica. Costo dell’impresa un miliardo e cento milioni di dollari. La discussione tra le parti ha poi preso in considerazione la partecipazione saudita, duecentocinquanta milioni di dollari, all’azienda russa di trivellazione e di servizi energetici, Evrazija.

Niente da fare invece per la compagnia americana Schlumberger che come i sauditi aveva mire su Evrazija. Alla struttura, che per la seconda volta tentava di conquistare la maggioranza di Evrazija, l’alt è arrivato direttamente dalla commissione russa per la concorrenza. Un rifiuto motivato con considerazioni esclusivamente politiche.

Re Salman bin Abdulaziz Al Saud durante la sua visita in Russia (5 ottobre, 2017).

Riyadh punta su Mosca anche per diversificare le proprie fonti energetiche. Secondo quanto rivelato da un rappresentante dell’azienda petrolifera di stato saudita, Aramco, l’azienda ha bisogno del gas naturale russo liquefatto, Lng. Nella produzione di energia elettrica l’Lng ha un rendimento maggiore rispetto al processo basato sulla combustione di petrolio. E Riyadh che finora ha prodotto corrente elettrica bruciando oro nero, intende cambiare strategia.

In realtà il regno saudita potrebbe acquistare Lng dal Qatar direttamente alle proprie frontiere. Il paese confinante è infatti tra i maggiori produttori di gas naturale liquefatto al mondo. I complessi rapporti politici dei sauditi con il Qatar rendono però impercorribile questa strada. Per questo motivo Riyadh sta cercando di partecipare ai progetti di produzione di Lng nell’Artico portati avanti dalla russa Novatek. 

Anche nel settore dell’energia atomica per scopi civili la collaborazione tra il grande stato slavo e ortodosso e la monarchia protettrice dei luoghi santi dell’Islam fa passi avanti. Cosi Rosatom, l’azienda del Cremlino leader in questo campo, spera di ricevere da Riyadh l’incarico di costruire due centrali atomiche da realizzare nel 2030. Piano che ha già visto la firma degli accordi preliminari.

Movimento c’è pure nell’industria delle armi altro settore chiave dell’export federale. Qui il regno saudita si è detto interessato all’acquisto del sistema missilistico antiaereo russo, S-400. In questo caso però i due paesi sono lontani dall’accordo.

Iran e Siria scogli politici

Dal punto di vista politico, Siria e Iran rappresentano gli scogli contro i quali può incagliarsi la nave della cooperazione tra Mosca e Riyadh. A Damasco la Russia è la principale sostenitrice del potere di Assad. Il ruolo svolto dal Cremlino nella guerra civile del paese mediorientale è stato cruciale per mantenere al potere il clan Assad. In Siria, paese a maggioranza sunnita ma guidato dalla setta minoritaria alawita degli Assad, Mosca ha schierato il proprio peso militare contro i gruppi ribelli sostenuti dai sauditi. Questa è una contrapposizione impossibile da ignorare per Riyadh.

Nello stesso asse della Federazione Russa c’è infatti l’Iran. Nella battaglia interislamica tra sciiti e sunniti, Teheran è il nemico giurato per antonomasia dei wahabiti. Il punto di vista anti sciita è stato ribadito da Salman ibn Abd al-Aziz anche a Mosca approfittando del banchetto tenuto in suo onore dal Cremlino. Secondo il sovrano saudita gli iraniani sono responsabili “della destabilizzazione della regione mediorientale”.

L’avanzata russa in Medio Oriente non sarebbe stata però possibile senza i passi indietro compiuti dalle amministrazioni Usa, prima Obama e poi Trump, che hanno fatto venir meno il ruolo americano di potenza ordinatrice del Medio Oriente.  Giustificato dunque il sarcasmo, “nulla è duraturo al mondo”,  con cui Vladimir Putin ha commentato l’attuale alleanza politica tra Usa e Arabia Saudita.

Il Presidente Vladimir Putin durante la visite del Re Salman bin Abdulaziz Al Saud (5 ottobre, 2017)

Parole che potrebbero essere utilizzate anche per commentare il destino dei precedenti accordi tra Mosca e Riyadh. Già nel 2015 si era parlato di nuove e amichevoli relazioni tra i due paesi. E anche allora erano stati raggiunti accordi economici che prevedevano investimenti sauditi in Russia per dieci miliardi dollari. Alla fine il risultato è stato molto al di sotto di quella cifra. A tutt’oggi solo un miliardo di petrodollari è finito nelle casse della Federazione Russa.

Vladimir d’Arabia ultima modifica: 2017-10-12T19:29:09+02:00 da FRANCESCO MARIA CANNATÀ
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