Quarant’anni di PX

Non solo due ruote, non solo uno scooter. Il modello di Vespa che ha scritto un'epoca e che ha fatto tendenza fu lanciato nel 1977. Un appassionato vespista ci racconta come nacque e perché ha avuto tanto successo
ENRICO SUNSERI
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Ma che cos’è un “PX”?

Il 19 ottobre del 1977 la Piaggio presentò alla stampa la Vespa “Nuova Linea”. Successivamente, alla 45ª edizione del Salone del ciclo e del motociclo di Milano, tenutosi presso l’omonima fiera dal 19 al 27 novembre 1977, la Piaggio espose il primo modello di questa “Nuova Linea”: il P 125 X.

Presentazione faraonica a parte (prototipo gigante alto tre metri corredato di modelle in tuta da meccanico…), il P 125 X, familiarmente “PX”, avrebbe rappresentato il capostipite della serie vespa più venduta di tutti i tempi. È probabile che la Piaggio non pensasse, all’epoca, ad un risultato simile ma un PX, nello stesso anno, venne esposto al MOMA di New York. E se il buon giorno si vede dal mattino…

La serie PX, oltre al 125 vi era il 200 a cui seguì a breve nei primi mesi del 1978 il 150, era in effetti molto innovativa rispetto ai modelli precedenti. Dal punto di vista estetico presentava linee più squadrate però parzialmente ammorbidite dal disegno delle fiancate laterali.

Ma le vere novità erano dal punto di vista tecnico.

La più importante di queste fu l’introduzione del sistema anti affondamento sul freno anteriore. Ebbene sì, chi guidava una vespa doveva scordarsi di avere un freno anteriore perché al minimo accenno d’uso veniva prontamente catapultato in avanti con ampie prospettive di volo radente e successivo spiaccicamento sull’asfalto. Questa, chiamiamola peculiarità, della vespa portò più di qualcuno a ironizzare per anni sul fatto che la vespa avesse innovato anche nelle tecniche di suicidio…

Altra innovazione del PX fu l’introduzione di serie della molla di ritorno dell’acceleratore al rilascio della relativa manopola. In effetti, nei modelli precedenti, l’acceleratore rimaneva bloccato nella posizione in cui lo si metteva (ricordate la scena in cui Nanni Moretti, a bordo della sua vespa, tirava fuori il metro e lo usava con tutte e due le mani?). Qualcuno adesso lo chiamerebbe pomposamente “cruise control” ma in realtà, dietro l’apparente comodità, si celava una trappola infernale che in caso di frenata improvvisa manteneva la vespa accelerata riducendo lo spazio di frenata che già risentiva dell’inutilizzabile freno anteriore (…”fesserie”, direbbe un vespista provetto).

Vi era poi la possibilità, rigorosamente come optional a pagamento, di avere gli indicatori di direzione altresì noti come “frecce”. Ebbene sì di nuovo, chi doveva svoltare a destra o a sinistra doveva sollevare il relativo braccio, però chi aveva la morosa poteva delegare a lei quest’onerosa incombenza (…il resto rimaneva optional…).

L’impianto elettrico della versione con frecce era potenziato e consentiva, probabilmente, l’utilizzo di lampade per la fanaleria di maggior potenza, comunque non di troppo superiore al lumino da morto per quanto riguarda la luce di posizione posteriore.

Il motore, derivato da un modello precedente, era molto robusto e anche se meno performante rispetto a quello della Primavera ET3, costituiva una base solida per generose elaborazioni che non dessero troppo nell’occhio . E, d’altronde, in quegli anni le forze dell’ordine, in tutte le loro articolazioni, erano impegnate a dare la caccia ai cinquantini elaborati. Vespe comprese.

L’introduzione delle fiancate amovibili fu un altro importante, e per certi aspetti epocale, elemento di novità. Oltre a consentire un accesso più comodo al motore e al carburatore, permetteva anche di sfruttare meglio la volumetria della fiancata sinistra montando una ruota di scorta senza generare fastidiosi ingombri o necessità di accessori specifici. Inoltre, in caso di urti, bastava portare solo la fiancata dal carrozziere senza lasciargli tutta la vespa.

L’unico lato negativo era l’estrema, come dire, “volatilità” delle fiancate stesse che, essendo ancorate alla carrozzeria solo da un gancio esterno, prendevano appunto il volo. La Piaggio ha poi posto rimedio a questo inconveniente.

Last but not least fu l’introduzione di serie di un comodo vano portaoggetti, possibilmente utili.

Qui dobbiamo aprire una piccola parentesi. Ormai da decenni gli uomini sanno che le normali leggi della fisica non valgono nel caso delle borse delle donne. Tali borse hanno infatti, al loro interno, la capacità di dilatare lo spazio e, chissà, forse anche il tempo, permettendo lo stivaggio di una quantità inusitata di oggetti di ogni tipo.

Ma nel caso del vano porta oggetti della vespa queste leggi valgono. Le diatribe scientifiche, dense di furore accademico, che sorgevano in base a queste due diverse scuole di pensiero a volte degeneravano nell’indisponibilità di taluni optional per un periodo più o meno lungo di tempo. Ma, signori uomini, siamo sinceri: quante volte ci ha salvato il contenuto della borsa di una donna?

Torniamo al PX.

Come è stato accolto il PX?

Complessivamente molto bene, la maggior parte delle persone, me compreso, ha visto nel PX un’evoluzione importante ma non snaturante della vespa. Una certa parte di vespisti, difficile dire se grande o piccola, era invece del parere che “quella roba lì non è una vespa”. Posizione un po’ radicale se pensiamo che, comunque, era un prodotto Piaggio.

Ma comprensibile. Chi era legato a una certa idea della vespa, pur con tutta la pericolosità del caso, riteneva che quegli ammodernamenti ne avessero snaturato lo spirito. Una delle frasi preferite da questi vespisti era “buoni tutti a [exploit a piacere] con la moto, provaci con una vespa…”. Complicarsi la vita diventava eroica soddisfazione. Il PX faceva assomigliare la vespa ad una moto “vera” e quindi non c’era più gusto.

Ovviamente, la Piaggio era di tutt’altro avviso e nel corso degli anni ha continuato a sviluppare e a perfezionare la vespa introducendo continue migliorie. Adesso, solo per citarne alcune, i motori sono meno inquinanti, c’è il freno a disco con l’ABS, il cruscotto ha tutte le funzioni del caso e il comfort è immensamente migliorato.

Però, quando vedo una di queste meraviglie per strada, be’, quella roba lì non è una vespa.

Chi si fosse incuriosito troverà ulteriori e interessanti approfondimenti a questo link

Quarant’anni di PX ultima modifica: 2017-10-23T13:28:03+02:00 da ENRICO SUNSERI
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1 commento

Paolo 24 Ottobre 2017 a 10:53

Semplicemente Eterna!!!!!

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